Miscela Strategica – La Russia percepisce gli Stati Uniti e la NATO come principali minacce alla sua sicurezza. Il sistema antimissile russo non è però progettato per una copertura territoriale totale. Tuttavia, recentemente, il Cremlino ha avviato un programma di ammodernamento di radar e intercettori. In questo articolo ne  analizziamo le caratteristiche strategiche e tecniche.
LA DOTTRINA – Dopo la firma e la ratifica del trattato sui missili antibalistici del 1972, le due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, furono obbligate a poter schierare solo un numero di ABM (Anti-Ballistic Missile – missili antibalistici) sufficiente a proteggere un’area limitata. I sovietici decisero di mantenere operativo solamente il sistema a protezione della capitale Mosca, denominato A-35. Quest’ultimo era un progetto risalente al 1959 e prevedeva 8 siti di lancio per ABM che furono poi ridotti a 4. La piena operativitĂ fu raggiunta nel 1971. A parte le limitazioni del trattato ABM, i sovietici non erano disposti a sostenere i costi di progettazione, sviluppo e realizzazione di un sistema a copertura territoriale totale. Il punto critico è sostanzialmente uno: l’enorme estensione del territorio sovietico, il quale ha anche una distribuzione irregolare della popolazione, con aree ad alta densitĂ e altre praticamente deserte. Mosca utilizzava ABM dotati testata nucleare, con potenza calcolata in decine di kiloton e la capacitĂ di colpire al di fuori dell’atmosfera terrestre. Questa scelta fu operata poichĂ© le tecnologie cosiddette hit to kill non erano abbastanza sviluppate, inoltre un’esplosione nucleare garantiva la distruzione delle molteplici testate in arrivo senza usufruire di missili dall’elevata precisione.
La situazione non è mutata con il crollo dell’Unione Sovietica e la nascita della Russia. Mosca, come Washington, ha adottato un approccio difensivo atto a contrastare un attacco missilistico di portata limitata. Il governo russo sta ammodernando le sue forze antimissile (che esamineremo in seguito) e, nei prossimi anni, ha intenzione di estendere la propria capacitĂ difensiva in aree diverse dalla capitale.
LE MINACCE – Mosca negli ultimi anni sta investendo una notevole quantitĂ di risorse nello sviluppo e nell’ammodernamento dei sistemi ABM. Le autoritĂ militari hanno piĂą volte dichiarato che l’evoluzione del combattimento sta portando sempre piĂą in primo piano i teatri aerospaziale e dell’ICT (Information and Communication Tehcnology – Tecnologia dell’Informazione e della Comunicazione) e che le forze russe hanno l’obbligo di “tenersi al passo”. Il sistema di difesa antimissile sovietico (poi russo) è stato pensato in funzione anti-USA e anti-NATO, e tale rimane la minaccia percepita maggiormente. Gli Stati Uniti possiedono la capacitĂ di lanciare un massiccio attacco missilistico contro Mosca e lo spiegamento di sistemi antimissile in Europa sotto la guida NATO aumenta i timori del Cremlino. Le continue proteste e le richieste russe di avere “garanzie legali” sugli obiettivi del sistema NATO (ufficialmente pensato in funzione anti-Iran) e di poter “supervisionarne l’eventuale attivazione” ne sono la prova. L’attuale crisi in Ucraina ha ulteriormente aumentato i timori russi.
Il posizionamento dei radar russi per il pre-allarme  (Early Warning radars) indica però che Mosca percepisce come minacce (almeno potenziali) alla sicurezza nazionale anche diversi Paesi limitrofi. Seppur non indicati come “nemici”, Iran e Corea del Nord, con i loro programmi nucleari e missilistici, sono considerati pericolosi. Nel 2012 le autoritĂ di Mosca sostenevano che la proliferazione missilistica diffusa percepita come minaccia stava avvenendo nei pressi dei confini russi, non statunitensi, e perciò era necessario prenderla in considerazione. Il Cremlino considera come minacce anche i vari gruppi fondamentalisti islamici che stanno prendendo parte ai sanguinosi scontri che ormai da anni infiammano il Medio Oriente (Siria e Iraq su tutti) e l’Asia, soprattutto la possibilitĂ che si dotino di armi di distruzione di massa e di lanciatori. Anche i separatisti ceceni sono inclusi nell’elenco. Ultima, ma non meno importante, è la Cina. Nonostante le recenti collaborazioni (come esercitazioni militari congiunte sempre piĂą frequenti e l’accordo sulla fornitura di gas a Pechino), la Russia continua a “non fidarsi” dell’arsenale nucleare cinese, peraltro situato a una non eccessiva distanza dai confini (per le capacitĂ missilistiche) e, perciò, con tempo d’allerta molto breve.
UNA QUESTIONE DI STATUS – Tra le ragioni strategiche alla base dello sviluppo del sistema antimissile russo ve n’è una non prettamente “pratica”: l’identificazione della Russia come grande potenza. Questa identità è strettamente connessa alle capacitĂ militare e dell’industria di settore. I sistemi d’arma russi sono spesso presentati dalle autoritĂ come altamente tecnologici ed efficaci (in alcuni casi con evidente esagerazione retorica). Il confronto con l’avanzamento tecnologico degli altri Paesi, e degli Stati Uniti in particolare, è molto sentito dal Cremlino, perciò possedere un arsenale nucleare d’attacco allo stato dell’arte e un sistema di difesa antimissile funzionante (con sensori sofisticati e missili sempre piĂą precisi) costituisce uno dei principali obiettivi di politica industriale della Russia nel settore militare.
IL SISTEMA ANTIMISSILE: I SENSORI – La Russia utilizza sia sensori basati a terra sia nello spazio per la funzione di allarme lontano. Del sistema spaziale sono rimasti operativi solamente due satelliti, i Cosmos-2422 e 2446, entrambi posti in HEO (High Elliptical Orbit – Orbita fortemente ellittica). Le due piattaforme sono adibite alla sorveglianza di eventuali lanci dagli Stati Uniti e non sono in grado di individuare lanci dal mare o da altre parti del globo. Il sistema a terra è composto da 8 radar operativi che, combinati, hanno una capacitĂ di copertura a 360 gradi. A questi se ne aggiungeranno 2 in fase pre-operativa, 4 in fase di costruzione e uno pianificato per il 2017. Tra i radar operativi, 3 sono del tipo Voronezh, di ultima generazione e capaci di intercettare e seguire fino a 500 bersagli ognuno. Mosca utilizza anche sistemi di tracciamento per oggetti spaziali, quali telescopi ottici e radar in banda X, per inseguire i bersagli nella loro fase di volo extra-atmosferico. Una curiositĂ : il sistema per l’allarme lontano ha permesso alle autoritĂ russe di identificare immediatamente come asteroide l’oggetto esploso, con la potenza di 500 kiloton, sopra la cittĂ di ÄŚeljabinsk nel Febbraio 2013 causando danni e feriti. La sua velocitĂ d’entrata nell’atmosfera era infatti troppo elevata per poter essere quella di un missile.
IL SISTEMA ANTIMISSILE: GLI INTERCETTORI – Come descritto nel primo paragrafo, il sistema antimissile russo è concepito per la protezione della capitale Mosca, infatti è comunemente conosciuto come “The Moscow System“ (Il sistema di Mosca). Attualmente il sistema A-135, operativo dal 1989, è dotato di missili 53T6 equipaggiati con testate nucleari o HE (High Explosive – Esplosivo ad alto potenziale), con la sola capacitĂ di intercettare gli SRBM (Short Range Ballistic Missile – Missile Balistico a Corto Raggio) nella fase di volo terminale. I siti di lancio sono 4, tutti alla periferia di Mosca. L’A-135 utilizza il radar Don-2N per il tracciamento e l’inseguimento dei missili in arrivo. Il sistema è in corso di sostituzione con il piĂą moderno A-235, dalle caratteristiche classificate, ma che pare utilizzi missili ad elevate prestazioni e dotati di testate HE o di EKV (Exo-Atmospheric Kill Vehicle – Veicolo d’intercettazione extra-atmosferico). Entro la fine del 2014 è previsto il passaggio alla fase pienamente operativa dell’A-235. Il Cremlino sta studiando la possibilitĂ di estendere la sua capacitĂ antimissile aggiungendo altri siti di lancio in altre zone del Paese. Inoltre, al sistema “fisso”, saranno aggiunti missili della serie S-500, pensati per la difesa aerea, ma con capacitĂ ABM. Le autoritĂ russe dichiarano che la capacitĂ di questi intercettori è paragonabile allo statunitense Patriot PAC-3. Secondo alcune fonti sarebbe allo studio una versione navale dell’S-500 per rivaleggiare con l’AEGIS degli USA.
Emiliano Battisti
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