venerdì, 9 Giugno 2023

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L’Ecuador al voto premia ancora il Correismo

In breve

  • Il candidato protetto di Rafael Correa Andrés Arauz è stato il più votato alle elezioni in Ecuador il 7 febbraio.
  • Il nuovo Presidente dovrà fare i conti con un’economia in crisi e un Paese afflitto dalla pandemia.
  • Il ballottaggio dell’11 aprile 2021 vedrà scontrarsi tra loro la sinistra populista e quella ambientalista.

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In 3 sorsiIn una tornata elettorale caratterizzata dalle misure restrittive contro il coronavirus, il candidato protetto dell’ex Presidente Rafael Correa si assicura il primo posto, avvicinando l’Ecuador a un ritorno del correismo.

1. UNA FRAMMENTATA TORNATA ELETTORALE

Il 7 febbraio 2021 quasi 9 milioni di ecuadoriani si sono recati alle urne per eleggere il nuovo Presidente, 137 membri dell’Assemblea Nazionale e cinque membri del Parlamento Andino. I cittadini si sono trovati di fronte a una lunga lista di candidati, in tutto 16, che si sono contesi la successione al Presidente uscente Lenín Moreno, il quale, godendo di un consenso piuttosto basso (intorno al 18%) aveva deciso di non ripresentarsi. Secondo i dati più aggiornati, il candidato del Centro Democrático Andrés Arauz ha incassato al primo turno la porzione più ampia di consensi, arrivando al 32,1% dei voti totali (circa 2 milioni e mezzo), seguito da un testa a testa tra il candidato leader indigeno del partito Pachakutik, Yaku Pérez (20,1%), e il candidato del centrodestra Guillermo Lasso (19,5%). La Costituzione dell’Ecuador prevede che per garantire il mandato al Presidente sia necessario almeno il 50% dei voti, o il 40% con un distacco di 10 punti sul secondo candidato. Dal momento che nessuno dei candidati ha raggiunto queste percentuali, l’11 aprile 2021 i cittadini saranno chiamati a un ballottaggio tra i primi due candidati per eleggere il Presidente.

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Fig. 1 – Il Palazzo di Carondelet a Quito, sede del Governo ecuadoriano

2. LA SITUAZIONE AL MOMENTO DELLE ELEZIONI

Il nuovo Presidente ecuadoriano avrà una serie di importanti questioni da affrontare. Dal 2017 l’economia del Paese ha subito un arresto e il debito pubblico ha raggiunto livelli altissimi, pari a più del 50% del prodotto interno lordo. Il Presidente Moreno ha risposto con politiche di austerità e di tagli alla spesa pubblica. Questo ha di fatto portato Moreno alla rottura con il predecessore Rafael Correa, allontanando il Paese dal suo piano politico ed economico di stampo populista. Nell’ottobre 2019 un’ondata di proteste aveva coinvolto l’intero Ecuador contro l’eliminazione dei sussidi statali sul carburante e più in generale contro la virata neoliberista di Moreno. Il settore petrolifero, tra i principali dell’economia ecuadoriana, è in forte crisi a causa dell’abbassamento del costo del greggio come conseguenza della pandemia da coronavirus, e le politiche di Moreno per aprire a investimenti internazionali non hanno arginato la grave crisi del settore. Inoltre la pandemia si è abbattuta in maniera particolarmente violenta sul Paese andino, causando un indice di mortalità tra i peggiori del continente e una contrazione del prodotto interno lordo dell’11% rispetto al 2019.

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Fig. 2 – Lavoratori di Quito durante il lockdown

3. L’ECUADOR AL BIVIO TRA DUE SINISTRE

Dopo una prima tornata elettorale caratterizzata da un’elevata frammentazione, al ballottaggio di aprile l’Ecuador si giocherà sulle proposte per riavviare l’economia. Da una parte il protetto dell’ex Presidente Correa, il 35enne Andrés Arauz, intende riportare il Paese sulla “via correista” e invertire l’approccio neoliberista messo in atto da Moreno, promettendo di mettere fine alle privatizzazioni e ampliare la spesa pubblica. Dall’altra parte Yaku Pérez Guartambel rappresenta gli interessi delle minoranze indigene e ambientaliste del Paese. Già protagonista delle proteste del 2019, Pérez, che si propone come alternativa alla sinistra repressiva di Correa, mira a mettere in campo un’agenda che include lo stop ai progetti minerari, l’introduzione di un reddito di base universale e l’apertura a un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Entrambi i candidati sono però apertamente critici rispetto all’accordo siglato durante la Presidenza Moreno con il Fondo Monetario Internazionale, che prevede lo stanziamento di un prestito da $6,9 miliardi in cambio di un aggiustamento fiscale del 5,5% tra aumento delle tasse e taglio alla spesa pubblica. Per questo, qualunque sia il risultato in aprile, i rapporti del Governo di Quito con Istituzioni e partner internazionali cambieranno in modo significativo rispetto all’era Moreno.

Sara Pasqualetto

Photo by jorono is licensed under CC BY-NC-SA

Sara Pasqualetto
Sara Pasqualetto

Ho studiato Diritti Umani all’Università di Padova, per poi trasferirmi a Brema, in Germania, per conseguire una laurea magistrale in Relazioni Internazionali. Lavoro come project e communication manager all’Istituto Alfred Wegener per ricerca polare e marina e mi interesso di politiche climatiche europee. Sono un’appassionata di podcasts e in generale di modalità di divulgazione giornalistica multimediali, tramite il Caffè Geopolitico spero di contribuire anche io nel mio piccolo a creare informazione affidabile e di alto livello.

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