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Se Pechino fa il pieno in Sudamerica

Nonostante la Cina importi la maggioranza del suo petrolio dal Grande Medio Oriente e dall’Africa, il Sudamerica – Brasile e Venezuela in primis – gioca un ruolo importante per la sicurezza energetica cinese e per la diversificazione negli investimenti delle enormi riserve finanziarie accumulate nell’ultimo decennio. Ecco una panoramica sugli investimenti di Pechino nell'area per soddisfare il proprio fabbisogno

LA FAME CINESE – Diventata ormai il primo consumatore di energia al mondo (dal 2009), la Cina continuerà ad esserlo anche per i prossimi decenni. Dal 2000 al 2007 il gigante cinese ha raddoppiato il suo consumo di energia, mentre le previsioni per il 2035 sono di un incremento più che doppio del consumo rispetto a oggi. Nessuno stato al mondo avrà incrementi così sostenuti. Una vera e propria sete di energia che dovrà continuare a essere soddisfatta se si vorranno continuare a garantire gli elevati tassi di crescita economici. Va da sé che le scelte future della Cina in tema di politiche energetiche avranno importanti conseguenze per i mercati e gli equilibri energetici globali.

COSA CONSUMA LA CINA? – La risposta è: di tutto. In primis il carbone, di cui la Cina è il primo produttore e consumatore mondiale, e che soddisfa il 71% della domanda di energia. Poi c’è il petrolio, che fornisce il 19% dell’energia, ed è in espansione: più di un terzo della crescita mondiale di petrolio nel 2010 era dovuta alla domanda cinese, mentre questa percentuale sarà del 40% nei prossimi due anni. Il gas naturale avrà un posto sempre più importante, visto l’impegno delle Partito Comunista a ridurre l’inquinamento atmosferico (la Cina è il primo stato per emissioni di CO ). Nel dodicesimo piano quinquennale presentato lo scorso marzo, si è stabilito l’obiettivo per il 2015 che il consumo primario di energia sia garantito per l’8,3% dal gas naturale (nel 2008 era circa il 3%). Anche il nucleare avrà un peso maggiore. Oggi, nel mondo, il 40% delle nuove centrali in costruzione sono cinesi. Infine, anche se la Cina sta investendo più di chiunque altro al mondo sulle fonti rinnovabili (circa 120-160 miliardi di $ tra il 2007 e il 2010), gli idrocarburi continueranno a soddisfare più dell’ 80% del fabbisogno energetico nel 2030.  

LA CINA IN AMERICA DEL SUD – Anche se la Cina importa la maggior parte del petrolio e del gas dal Medio Oriente (47% sul totale), dall’Africa (30%) e dall’Asia Centrale, le significative scoperte di risorse petrolifere fatte in Sudamerica negli ultimi anni hanno aumentato l’interesse per l’area al di là del settore agroalimentare e minerario. Nel marzo 2010, nella sua strategia di entrata nel mercato latinoamericano, la cinese CNOOC ha acquisito in joint venture il 50% dell’argentina Bridas Energy Holdings Ltd, ottenendo potere decisionale nella Bridas Corporation, che attraverso le sue controllate, estrae idrocarburi in Argentina, Cile e Bolivia (dove si trovano le più grandi riserve di gas dell’America del Sud, dopo quelle Venezuelane).  Mentre un’altra compagnia cinese, la Sinochem, ha perfezionato lo scorso aprile l’acquisto del 40% del campo petrolifero offshore Peregrino (85 km al largo delle coste brasiliane) dalla norvegese Statoil (che detiene l’altro 60%). Sempre in Brasile, verso la fine del 2010, la Sinopec acquistò il 40% di Repsol Brasil della spagnola Repsol, anch’essa attiva nello sviluppo della produzione offshore.

La presenza cinese in America del Sud si concretizza, inoltre, anche in un’altra strategia: la cosiddetta “Oil-for-Loans”. La Cina detiene le più ampie riserve monetarie al mondo (3000 miliardi di $ a marzo 2011) e sa bene come usarle per perseguire i propri interessi energetici, nonché finanziari. Durante la crisi del credito (2008-09) la China Development Bank garantì prestiti per 10 miliardi di $ alla compagnia Petrobras controllata dallo stato brasiliano, da destinarsi allo sviluppo della produzione di petrolio offshore, ovviamente in cambio di forniture di petrolio garantite per un decennio. Mentre 20 miliardi di dollari furono garantiti alla venezuelana PDVSA nell’aprile 2010 (il più grande prestito mai elargito dalla China Development Bank). Investimenti nel settore idrocarburi sono stati fatti anche in Ecuador (per concessioni petrolifere) e Bolivia (gas).     

PROSPETTIVE – Le mosse della Cina in America Latina sono solo una parte, benché importante, della strategia cinese di approvvigionamento energetico a livello globale. La Energy Information Administration americana, basandosi sulle prospettive di crescita economica, prevede che la Cina importerà il 72% del suo petrolio nel 2035, aumentando significativamente dal 50% di oggi. Se queste previsioni si confermeranno, le mosse cinesi si faranno senz’altro più dinamiche e competitive.

Marco Spinello

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