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Pakistan: un vaccino per rilanciare l’intesa con la Cina

In 3 sorsi – La Cina non sembra intenzionata ad alcuna concessione economica, ma non fa mancare al vicino alleato il supporto in campo sanitario. Il vaccino Covid-19 è diventato una nuova valuta per le relazioni internazionali.

1. IL CARICO DELLA SPERANZA

Il Pakistan è stato il primo Paese al mondo a ricevere una donazione di vaccini anti-Covid dalla Cina. Pechino ha donato 500mila dosi del vaccino Sinopharm a Islamabad, come “gesto di buona volontĂ ” per aiutare il vicino dell’Asia meridionale ad affrontare la crisi sanitaria. Il lotto ha permesso di avviare la campagna di vaccinazione lo scorso 2 febbraio, garantendo la copertura di oltre 400mila operatori sanitari. Il Ministro degli Esteri pakistano Qureshi ha ringraziato pubblicamente la Cina e ha affermato che l’arrivo del carico di vaccini è una prova tangibile dell’amicizia tra i due Paesi. Ha inoltre espresso gratitudine alle AutoritĂ  cinesi per aver contribuito alla formazione del personale medico pakistano su come combattere il virus.
Pechino invierà altre 1,1 milioni di dosi Sinopharm e ulteriori 20 di CanSino, vaccino per il quale il Pakistan ha direttamente preso parte alla sperimentazione con circa 18mila volontari, rendendolo l’ultimo (e quarto) farmaco autorizzato. A queste andrà a sommarsi la fornitura AstraZeneca (17 milioni), che il Pakistan si è assicurato attraverso COVAX (il programma dell’OMS per l’accesso globale al vaccino). Tuttavia, con questi numeri, non è chiaro come il Paese possa riuscire nell’intento di vaccinare nei prossimi mesi il 70% della popolazione adulta, a fronte dei circa 220 milioni di abitanti.

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Fig. 1 – Un operatore sanitario mostra una confezione di vaccino anti-Covid Sinopharm presso il Centro di vaccinazione del Dow University Hospital di Karachi

2. LAVORI IN CORSO

Il fatto che la prima donazione sia al Pakistan è tutt’altro che casuale e rivela il chiaro intento di Pechino di ridare slancio alla partnership con Islamabad. La combinazione di turbolenze politiche, crescente indebitamento e pandemia ha generato un sensibile rallentamento degli investimenti cinesi in Pakistan. Pechino ha infatti posto un freno ai progetti nell’ambito del Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), quello che inizialmente doveva essere il progetto di punta nella Belt and Road Initiative. Avviato nel 2015, il CPEC avrebbe dovuto trasformare il Pakistan in un fiorente snodo commerciale regionale nel giro di 5 anni, collegando la Cina con il porto pakistano di Gwadar attraverso una serie di massicci interventi infrastrutturali, e garantendo a Pechino il tanto desiderato sbocco sull’Oceano Indiano. Il progetto è stato successivamente esteso fino al 2030, facendo lievitare notevolmente i costi da sostenere. La precaria situazione economica ha indotto il Pakistan a chiedere alla Cina di modificare il piano di rientro del debito, sebbene non sia arrivata ancora alcuna richiesta formale, dilazionando i pagamenti dovuti. Malgrado la riluttanza verso nuovi investimenti, Pechino lavora al completamento del CPEC per continuare la sua ascesa come potenza globale. A tal fine intende prendere il controllo dell’iniziativa attraverso la formazione di un comitato parlamentare congiunto di supervisione, volto a rafforzare il controllo sulla velocitĂ  e sulla qualitĂ  dei lavori.

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Fig. 2 – Uno dei nuovi treni della linea arancione della metropolitana di Lahore, progetto infrastrutturale all’interno del Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC)

3. DUE PESCI GRANDI IN UNO STAGNO PICCOLO

Il supporto sanitario si innesterebbe dunque in una strategia di pressione più ampia: da un lato garantirebbe a Pechino di migliorare la propria reputazione, dato che sono in molti a ritenere che la Cina stia spingendo da tempo il Pakistan verso una trappola del debito, e dall’altro favorirebbe il coinvolgimento diretto nella politica del CPEC tramite un organo parlamentare congiunto, eliminando la dipendenza dai funzionari pakistani.
La “diplomazia del vaccino” non si limita al solo Pakistan, bensì prevede di estendere l’attuale sfera di influenza cinese a livello globale, in particolare nel Sud-est asiatico, dove Pechino spera di allentare le tensioni nel Mar Cinese Meridionale. Inevitabile, anche qui, la rivalità con l’India, dove si trova la più grande fabbrica di vaccini al mondo, il Serum Institute, che produce circa 2,5 milioni di dosi di AstraZeneca al giorno. Questo permette a Nuova Delhi di distribuire il vaccino ai Paesi vicini (Myanmar, Nepal e Sri Lanka), dove i due giganti si sfidano a “colpi di donazioni”. L’India mira a limitare l’influenza della Cina in Asia meridionale e a essere riconosciuta come potenza globale. Mentre Pechino oscura da tempo Nuova Delhi in termini militari e economici, si trova invece a inseguire quest’ultima in campo farmaceutico e sanitario. La partita è solo all’inizio.

Jacopo Genovese

China help world fight coronavirus with new vaccine” by wuestenigel is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • La tempestiva donazione di vaccini dalla Cina potrebbe non solo aiutare l’economia del Pakistan a riprendersi dalla pandemia, ma anche rafforzare le relazioni bilaterali tra i due Paesi.
  • La partnership sino-pakistana va infatti ben oltre la cooperazione sanitaria e si concentra soprattutto sul grande e costoso progetto del Corridoio Economico Cina-Pakistan.
  • Intanto Cina e India sono in aperta competizione per sviluppare, produrre e fornire vaccini ai Paesi in via di sviluppo. L’obiettivo è estendere la loro influenza politica e economica, specialmente in Asia meridionale.

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Jacopo Genovese
Jacopo Genovese

Romano, laureato in scienze economiche per poi scoprire di essere appassionato di geopolitica, che ora studio nel tempo libero. Durante il mio percorso accademico ho sviluppato un marcato interesse per il mercato asiatico studiando l’inesorabile ascesa delle Quattro Tigri Asiatiche e gli aspetti macroeconomici su cui è stato costruito il miracolo asiatico.

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