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Kirchner, il tris è servito

Quella che si sta svolgendo in Argentina passerà probabilmente alla storia come una delle più scontate campagne elettorali nella storia recente del paese. Infatti gli elettori, che il prossimo 23 ottobre saranno chiamati a scegliere il nuovo Capo di Stato – oltre che a rinnovare parte della Camera dei Deputati e a partecipare alle elezioni provinciali – a meno di impensabili cambiamenti e per la terza volta consecutiva chiameranno un Kirchner ad occupare lo scranno più alto del paese sudamericano, e Cristina Fernández (moglie del deceduto ex Presidente Néstor Kirchner) verrà riconfermata alla guida della nazione

LA FARSA DELLE PRIMARIE – Il futuro politico dell’Argentina sembra delinearsi decisamente all’insegna della continuità con il passato, e non appare all'orizzonte alcun ostacolo in grado di frapporsi tra Cristina Fernández de Kirchner e la riconferma alla Casa Rosada. E dire che proprio in questa tornata elettorale era stato introdotto un elemento di indiscutibile interesse: l’obbligo, per tutti i partiti politici, di indire delle primarie aperte a tutti i cittadini (anche se non affiliati ad alcun partito), da svolgersi contemporaneamente in data 14 agosto. L’intento dietro questo nuovo procedimento era chiaro: rendere più trasparente il percorso di selezione dei candidati finali alla presidenza ed evitare che questi fossero semplicemente nominati dai soliti poteri forti. In realtà, nel rispetto del carattere personalistico delle strutture politiche argentine, ciascun partito ha affrontato le primarie presentandosi con un solo candidato, rendendo così l’intero processo poco efficace e trasformando la tornata del 14 agosto in un gigantesco sondaggio per sondare il terreno in vista delle elezioni vere e proprie. I CANDIDATI ALLA PRESIDENZA – Ad ogni modo, gli esiti del voto del 14 agosto sono stati interessanti per dare un’indicazione sulle reali preferenze degli elettori a poco più di due mesi dalla votazione decisiva. Ebbene, se il quadro che ne è uscito è stato rassicurante per la Kirchner, certamente non si può dire altrettanto per gli altri pretendenti alla Presidenza: la leader del Fronte per la Vittoria (Frente para la Victoria, FPV), partito che incarna l’ala di sinistra del movimento Peronista, ha infatti ottenuto addirittura la maggioranza assoluta dei voti attestandosi su un eccellente 50,07%, e cavalcando le buone performances economiche del paese negli ultimi tempi. Quello che è generalmente considerato il suo più scomodo rivale, Ricardo Alfonsín, a capo del partito di centro-destra Unione Civica Radicale (Unión Cívica Radical, UCR), si è dovuto accontentare a malapena del 12,17% delle preferenze. Figlio del primo Presidente argentino post-dittatura militare Raúl Alfonsín, il candidato UCR paga una strategia politica alquanto confusa, essendosi accordato con i suoi alleati solo dopo aver flirtato a lungo con figure politiche dell’opposta fazione socialista. Praticamente lo stesso risultato è stato ottenuto dall’altro esponente Peronista, nonché ex Presidente argentino (dal 2002 al 2003) Eduardo Duhalde, fermatosi al 12,16% alla testa del suo Peronismo Federale (Peronismo Federal, PF). Interessante la parabola di Duhalde: era stato proprio lui, infatti, a sponsorizzare l’ascesa di Néstor Kirchner nel 2003, non prevedendo certo che il suo alleato lo avrebbe di fatto relegato ai margini del partito. Cosa invece puntualmente verificatasi, costringendo Duhalde a riposizionarsi più a destra nello schieramento all’interno della variegata galassia peronista, divenendo fortemente ostile alla controparte capeggiata oggi dalla Kirchner. Ancora più dietro nei risultati inseguivano poi Hermes Binner (nella foto sotto con la Kirchner), esponente di punta del movimento socialista e presentatosi al comando della lista Ampio Fronte Progressista (Frente Amplio Progresista, FAP), e Alberto Rodríguez Saá, governatore della provincia di San Luis e esponente anch’egli del PF, rispettivamente col 10,26% e l’8,17%.

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GLI ULTIMI SONDAGGI – Dalle primarie di agosto ad oggi ben poco è cambiato: la Kirchner, secondo gli ultimi sondaggi, naviga ben salda oltre il 50% nelle preferenze degli elettori, mentre gli altri candidati continuano a sottrarsi voti a vicenda e a non proporre una alternativa in grado di competere effettivamente. Alla luce del sistema elettorale argentino, che prevede l’elezione al primo turno al candidato che ottenga il 45% dei voti, o in alternativa il 40% con un margine di 10 punti sul secondo più votato, tutti gli analisti concordano nel ritenere praticamente impossibile una rimonta ai danni della Presidente in carica, a meno di clamorosi stravolgimenti dell’ultimo minuto. Antonio Gerardi [email protected]

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