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Evoluzione della NATO, cosa cambia dopo il summit in Galles

Miscela Strategica – La NATO si sta qualificando sempre più come alleanza prima politica e poi militare, e il Concetto strategico del 2010 rispecchia molto bene questa nuova condizione. Non ci si limita a ribadire che il compito supremo resta e resterà la difesa del territorio e della popolazione dell’Alleanza, ma si pone l’accento sulla sua proiezione globale in risposta a minacce singole, asimmetriche, non convenzionali, transazionali e globali. Il summit in Galles, pur apportando qualche novità, non si discosta dalla linea strategica definita dalla NATO nel 2010 e attualmente in vigore.

IL CONCETTO STRATEGICO NATO – Il Concetto strategico NATO elaborato nel 2010 in occasione del vertice di Lisbona (quello ancora attualmente in vigore) nacque con l’intento di cristallizzare il ruolo e le competenze dell’Alleanza in un ambiente geopolitico in continuo mutamento. Il primo documento che delineava il profilo strategico che i Paesi membri avrebbero dovuto seguire risale al 1991, immediatamente successivo alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia. Il clima di forte cambiamento dell’epoca impose alla NATO di ridefinire in maniera sostanziale il suo ruolo di alleanza politica e militare del fronte atlantico, che poggiava appunto le basi della sua stessa esistenza sulla difesa reciproca dei Paesi membri da attacchi con mezzi convenzionali e armi nucleari. Il successivo aggiornamento del Concetto strategico fu operato otto anni dopo, nel 1999, in coincidenza con lo scoppio della guerra in Kosovo. Naturalmente, già dal momento della sua istituzione, nel 1949, fino al crollo dell’URSS, la NATO si era data delle linee guida da seguire, che si sono pian piano evolute nel corso degli anni seguendo l’evolversi delle relazioni fra i due blocchi. Quello che distingue sostanzialmente le strategie d’azione che venivano elaborate in quel primo periodo dai Concetti strategici successivi alla dissoluzione dei blocchi Est-Ovest, è la natura del documento stesso. Il Concetto strategico infatti diventa un importante strumento per la definizione di una strategia comune, concettualmente molto più complessa e mutabile nel tempo. Se prima le linee strategiche erano in sostanza delle vere e proprie dottrine militari, ora il Concetto strategico diventa un documento pubblico che svolge una funzione di orientamento. Esso è dunque una “sintesi di continuità e cambiamento”, che si definisce di volta in volta in documenti pubblici e fruibili, non più confidenziali e riservati. Il Concetto strategico del 2010, comunque, differisce sostanzialmente anche da quelli elaborati nel 1991 e nel 1999, determinando forse il vero turnover del ruolo della NATO sul piano internazionale. Il documento, infatti, è il primo a mettere nero su bianco l’intento collettivo di spingere l’Alleanza lungo la direzione dell’impegno globale. Questo non significa che la NATO stia diventando un’Alleanza che comprenda qualunque Paese, poiché essa resta un’alleanza comunque atlantica, ma con una proiezione politica e operativa globale. Gli esiti del summit in Galles dei giorni scorsi ne sono un chiaro esempio. Analizzando più nel dettaglio l’evoluzione del Concetto strategico dal 1991 a quello attualmente in uso è possibile comprendere come si sia spostata l’attenzione della NATO e quali siano diventati oggi gli obiettivi strategici e dunque quelli di protezione.

IL CONCETTO STRATEGICO FRA IL 1991 E IL 1999 – Il primo nuovo Concetto strategico post Guerra Fredda fu approvato dai Paesi membri nel novembre del 1991. Il documento, per la prima volta pubblico, prende atto della definizione estensiva di sicurezza e della transizione da minacce a rischi, che a differenza del passato hanno una natura multi-sfaccettata e multidirezionale – il che li rende di difficile previsione e definizione. Il rischio, al contrario della minaccia, è un concetto probabilistico: è l’eventualità che accada un certo evento capace di causare un danno. Il Concetto strategico ha quindi iniziato ad addentrarsi in questioni più squisitamente politiche e di diplomazia pubblica, segnando il primo slancio della NATO verso un atteggiamento internazionale più flessibile, che abbandonava in via definitiva la posizione strutturata sulla linea difensiva da minacce note e prevedibili (la minaccia sovietica, per intenderci). Il Concetto strategico elaborato nell’aprile del 1999 era una revisione del precedente e apportava alcune importanti novità. Gli obiettivi strategici sono stati ridefiniti in Sicurezza, Consultazione, Deterrenza e difesa e Conservazione dell’equilibrio strategico in Europa. Nel 1999 la NATO si stava confrontando con la guerra in Kosovo e aveva assistito ai conflitti che hanno insanguinato l’ex Jugoslavia. Più che il mantenimento di un equilibrio strategico in Europa, si era fatta necessaria una ridefinizione del ruolo dell’Alleanza in bilico tra i forti squilibri regionali che interessavano da vicino anche alcuni dei suoi Paesi membri europei. Il quarto obiettivo strategico quindi, si fece interpretazione di questa nuova posizione di compromesso dell’Alleanza, ponendo l’accento non tanto su una condizione di equilibrio statico, quanto sulla sicurezza e la stabilità dell’intera area euro-atlantica attraverso una gestione delle crisi caso per caso e via consenso, oltre che tramite i programmi di partnership, cooperazione e dialogo. L’insieme dei quattro obiettivi strategici riveduti e corretti, ha finalmente fornito una fotografia realistica dell’intensa attività di adattamento della NATO ai veloci cambiamenti in corso.

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Fig.1 – Un F-16 statunitense in partenza da Aviano durante Allied Force (1999)

LISBONA E IL NUOVO CONCETTO STRATEGICO 2010 – Il Concetto strategico, per sua natura, impone necessariamente una revisione a medio termine. Sebbene il documento elaborato nel 1999 potrebbe a grandi linee essere coerente con la realtà geostrategica attuale, l’attacco dell’11 settembre 2001 e l’emersione del terrorismo internazionale di matrice qaidista hanno profondamente cambiato la visione degli interessi strategici della NATO. Il Concetto elaborato a Lisbona nel 2010 è, sotto molti aspetti, un documento ambizioso. È frutto di un lungo periodo di lavoro che si è sviluppato in diverse fasi negli anni precedenti. Questo processo ha accompagnato le attività e gli interventi dell’Alleanza, a partire dall’operazione militare in Afghanistan (la più grande intrapresa a guida NATO), ma anche l’invasione anglo-americana dell’Iraq, la guerra russo-georgiana nel 2008, l’inizio dell’allargamento a est della NATO e il deterioramento dei programmi di non proliferazione nucleare e dei progetti di difesa missilistica in Europa. Ognuno di questi avvenimenti ha chiamato i Paesi membri a riorganizzare di volta in volta, e caso per caso, i propri obiettivi e interessi strategici. La crisi diplomatica che ha seguito l’intervento in Iraq, poi, ha dato una forte scossa a tali Stati, chiamati a ricomporre le loro divergenze e trovare una linea comune per ristabilire la credibilità in bilico dell’Alleanza. Nel 2009 l’Amministrazione Obama si è subito dimostrata più incline a sfruttare i vantaggi derivanti dalla cooperazione internazionale su larga scala, e la riflessione interalleata sui compiti della NATO ha posto le basi per l’elaborazione del nuovo Concetto strategico, che diventa sempre più politico e globale. Esso riafferma il valore dell’articolo 5 del Trattato di Washington, ma globalizza il pensiero che ne sta alla base: la NATO deve certo «proteggere e difendere», però da minacce che non conoscono confini nazionali come terrorismo, proliferazione degli armamenti e guerra cibernetica. Diversamente dai documenti del 1991 e del 1999, quello del 2010 individua tre principali obiettivi strategici, che saranno poi a loro volta suddivisi in diverse sottocategorie.

  • Difesa collettiva: i membri della NATO forniranno mutua assistenza l’un l’altro contro gli attacchi, conformemente all’articolo 5 del Trattato di Washington;
  • Gestione delle crisi: la NATO ha un potenziale politico e militare robusto e univoco per poter affrontare l’intero spettro delle crisi;
  • Sicurezza cooperativa: la NATO può essere condizionata, e può a sua volta condizionare, gli sviluppi della sicurezza oltre i suoi confini. L’Alleanza si impegnerà attivamente per garantire la sicurezza internazionale attraverso il sistema dei partenariati.

La sezione riferita all’approccio collettivo alla Difesa sottolinea come l’Alleanza non sia più unicamente deputata alla difesa e alla deterrenza da ogni aggressione, ma anche alla tutela dalle minacce, oggi più confuse, che vanno a ledere la sicurezza di uno dei membri o dell’intera Alleanza nel suo insieme.

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Fig.2 – La Nato Response Force (NRF) ha raggiunto la IOC (Initial Operational Capability) nel 2014. Nella foto un militare spagnolo durante un’esercitazione anfibia

LE ‘NOVITÀ’ INTRODOTTE IN GALLES – Il nuovo Concetto strategico 2010 ha individuato le minacce alla sicurezza per il prossimo decennio, che restano immutate anche alla luce del summit in Galles. Esse sono:

  • Prevenzione della proliferazione delle armi di distruzione di massa (WMD);
  • Sviluppo della difesa missilistica;
  • Lotta al terrorismo;
  • Rafforzamento della sicurezza energetica;
  • Rafforzamento della sicurezza cibernetica.

È importante però non confondere la portata del Concetto strategico fissato a Lisbona quattro anni fa e i risultati del summit in Galles. Essi, infatti, non sono altro che l’identificazione dettagliata delle generiche minacce che la NATO si proponeva di affrontare già nel 2010. Il distinguo è doveroso, poiché quello che emerge dall’ultimo incontro è un documento che contiene in sostanza un elenco di attori, Organizzazioni, Stati, aree di crisi con cui la NATO deve oggi interfacciarsi. Possiamo pensarlo come una fotografia del preciso, particolare momento storico che l’Alleanza sta vivendo e che va a integrare e a specificare le linee guida di medio termine già definite in precedenza, senza sostituirle. Vi sono, a onor del vero, alcune parziali novità: per esempio l’approntamento di una Quick Reaction Force in funzione di difesa dell’Ucraina, oppure la definitiva esclusione della Russia dal programma di difesa missilistico (il che, per inciso, ne consente finalmente l’avanzamento), o l’esplicita richiesta dell’impiego di almeno il 2% del PIL di ogni Stato membro ai fini della difesa individuale e collettiva, o ancora il consolidamento dei programmi di partenariato. Esse, pur testimoniando il tentativo della NATO di ristrutturarsi in modo da dare un’immagine chiara della propria funzione e posizione strategica, in realtà non vanno a modificare nella sostanza il Concetto strategico – il che, paradossalmente, sarebbe proprio quello di cui l’Alleanza avrebbe più bisogno.

Emma Ferrero

[box type=”shadow” align=”aligncenter” ] Un chicco in più

Per saperne di più sugli esiti del summit in Galles del 4 e 5 settembre, ecco il link della dichiarazione ufficiale, pubblicata in tre lingue: inglese, francese e russo. [/box] 

 

Foto: Secretary of Defense,

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Emma Ferrero
Emma Ferrero

Torinese di nascita, ma romana di adozione, ha frequentato da civile la Scuola di Applicazione e Istituto di Studi Militari dell’Esercito, conseguendo con lode la Laurea Magistrale in Scienze Strategiche nel 2012. Con passate esperienze di ricerca e analisi in ambito geostrategico e militare presso il Centro Studi per le Operazioni Post Conflict di Torino e presso la Rappresentanza Permanente italiana alla NATO a Bruxelles, dopo aver conseguito un master in Sicurezza Economica, Geopolitica e Intelligence in SIOI, attualmente collabora con alcune testate e organizzazioni internazionali. Le sue aree di interesse sono: NATO e sicurezza cooperativa, industria difesa, analisi d’area (in particolare Afghanistan, Iraq, Paesi del Golfo, Medio Oriente, Asia Centrale).

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