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La strada violenta verso le urne

Da Città del Messico – Il 2012 sarà un anno cruciale per il Messico, poiché si terranno le elezioni presidenziali. Il successore di Felipe Calderón sarà il vincitore di una competizione fra i tre principali partiti, che rappresentano il perpetuarsi delle consuetudini politiche del gigante latino-americano. Tanti i problemi che affliggono il Paese: l'economia è in stallo – in controtendenza con il resto della regione – mentre violenza e criminalità, legate al narcotraffico, dilagano soprattutto al Nord

ELEZIONI E VIOLENZA – Nel mezzo del cammin di una guerra civile che pare senza fine, il Messico si appresta ad un lungo anno elettorale in cui i vari contendenti dei tre principali partiti si contenderanno il bollente scranno del Presidente, che dovrà cercare di mettere fine all’onda di violenza che ha causato più di 50.000 morti, migliaia di desaparecidos, sequestri, fosse comuni, attentati e ha posto in serie difficoltà l'economia messicana, unica tra quelle dell’America Latina a non crescere, nonostante le enormi riserve di risorse naturali, tra le quali spicca il petrolio. E le prime vittime della contesa elettorale sono già apparse: l’undici novembre l’elicottero che trasportava il Ministro degli Interni, José Francisco Blake Mora, e la sua mano destra in tema di diritti umani, Felipe Zamora Castro, insieme ad altre 6 persone di diversi ministeri sono morti in un tragico incidente in cui il suo veicolo si è disintegrato nelle montagne fuori Città del Messico. Due giorni dopo, si sono svolte le elezioni in Michoacán, uno degli stati del Messico dove regna il Cartello del narcotraffico de La Familia e dove i tre candidati si sono dichiarati vincitori. Tra loro Cocoa Calderón, la sorella del Presidente in carica. Le indagini per scoprire le cause dell’incidente aereo che ha portato alla morte del secondo ministro degli interni in 3 anni sono state affidate al Ministro dei Trasporti e hanno abbandonato in poche ore le prime pagine dei giornali. IL “BELLO” DELLA POLITICA – Le elezioni federali sembra che ricalcheranno un copione già visto in passato. Il PRI, Partido Revolucionario Institucional, cerca di ritornare al potere dopo anni di governi del PAN (Partido de Acción Nacional), presentando il suo campione da rotocalco televisivo, Enrique Peña Nieto (nella foto sotto), ex governatore dello Stato di México dove si è distinto per costruire opere infrastrutturali caratterizzate per la discutibile utilità, reprimere con l'uso della forza manifestazioni e non approvare progetti vitali per evitare le periodiche inondazioni della zona. In compenso, le zone vicine a Toluca, la capitale dello stato, sono abitate dai più potenti narcotrafficanti che le prediligono come destinazioni di villeggiatura, mentre al nord si contendono il territorio. Bello, curriculum e atteggiamento da tipico politico messicano è il probabile prossimo presidente, carica che si sta preparando a ricoprire da almeno 5 anni, quando firmò l’accordo con Televisa, la più potente catena televisiva che non perde occasione per citarlo e lodarlo. GLI AVVERSARI – A contendere  lo scettro a Peña Nieto, ci riproverà Andrés Manuel López Obrador, esponente del Partido Revolucionario Democrata, PRD, sconfitto da Calderón alle elezioni del 2006 con un margine risicatissimo e in seguito ad elezioni che hanno sollevato alcuni sospetti. López Obrador in questi 5 anni ha cercato di avvicinarsi al settore industriale per rassicurarlo sulle sue intenzioni come futuro presidente. Non libero da scandali durante il suo passato politico, per molti messicani rappresenta il cambio vero, una nuova forma di vedere la politica in favore dei cittadini e della nazione. Ha sconfitto nelle primarie del PRD l’attuale sindaco di Città del Messico, Marcelo Ebrard, chi si è contraddistinto per le sue riforme in favore dell'ambiente e dei diritti umani. Ultimo partito in lizza è il Partido de Acción Nacional (PAN), il quale dopo dodici anni di potere probabilmente lascerà la stanza dei bottoni. Arrivato al potere dopo novant'anni di dominio pressochè incontrastato del PRI, il PAN doveva rappresentare il cambio. In realtà,negli ultimi anni la sicurezza è diminuita, l'economia è in crisi, il tasso di disoccupati aumentato. In cambio, le fortune della famiglia Calderón, attuale presidente, sono floride e il “Chapo” Guzman, leader di uno dei principali cartelli del narcotraffico, regna incontrastato nel nord del paese.

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PERICOLO ASTENSIONE – In attesa di conoscere i programmi, i veri assenti di questo inizio di campagna elettorale, chi trionferà nel luglio 2012? Probabilmente l’astensione: nello Stato de México, la regione governata fino a qualche mese fa dall’aspirante del PRI, quasi il 60% della popolazione non è andata a votare. E' indubbio che chiunque vinca le elezioni dovrà fare i conti con il narcotraffico, che nonostante la dura lotta combattuta in questi anni e che ha contribuito ad alzare notevolmente il tasso di violenza nel Paese, detiene ancora una grande fetta di potere soprattutto nelle regioni settentrionali. Andrea Cerami (da Città del Messico) [email protected]

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