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La difesa antimissile in Europa

Miscela Strategica – Il cosiddetto scudo antimissile dell’Europa è un progetto che ha subito notevoli modifiche nel corso degli anni, fino ad arrivare all’attuale configurazione che prevede due programmi paralleli, uno USA e uno NATO, entrambi rivolti a coprire il Vecchio continente da minacce provenienti dal Medio Oriente

UN PO’ DI STORIA – Gli Stati Uniti, durante l’Amministrazione Bush, vedevano l’Europa come un’ulteriore componente della propria protezione antimissile. Come prima mossa, nel 2001, gli USA annunciarono il loro ritiro dal trattato sugli ABM, conclusosi, secondo le procedure, nel giugno 2002. Dopo il riassetto delle capacitĂ  di difesa antimissile sul territorio statunitense, con l’installazione dei missili GBI (Ground Based Interceptors – Intercettori basati a terra) in California e in Alaska, il Pentagono decise di avviare degli studi di fattibilitĂ  e dei sondaggi a livello diplomatico per estendere la portata della protezione antimissile, schierando intercettori e radar sul suolo europeo. Nel 2008 gli Stati Uniti riuscirono a ottenere il sostegno della NATO al vertice di Bucarest, cosicchĂ© nel comunicato finale dei leader era presente questo passaggio: «Riconosciamo il contributo sostanziale alla protezione degli Alleati dai missili balistici a lungo raggio del previsto schieramento dei sistemi di difesa antimissile statunitensi in Europa».

LE MINACCE – Le motivazioni strategiche principali per lo schieramento di sistemi antimissile in Europa, secondo le AutoritĂ  statunitensi, erano (e sono) le minacce provenienti dalla Repubblica islamica dell’Iran e, almeno fino all’inizio della guerra civile, dalla Siria. Come avevamo descritto in un precedente articolo sulla difesa antimissile degli Stati Uniti, Teheran sta sviluppando nuove capacitĂ  missilistiche, oltre agli SRBM (Short Range Ballistic Missile – Missile balistico a corto raggio) e MRBM (Medium Range Ballistic Missile – Missile balistico a medio raggio) che giĂ  possiede, con la prospettiva futura di dotarli di testate nucleari. Inoltre, entrambi i Paesi hanno a disposizione nei loro arsenali testate non convenzionali di tipo chimico. Per quanto concerne la Siria, Damasco è in possesso di missili tipo SRBM (gli Scud), ma da ormai un anno il suo arsenale di armi chimiche è in via di messa in sicurezza e distruzione. Ufficialmente quindi, il Pentagono considera lo schieramento di sistemi antimissile nel Vecchio continente come una mossa per contrastare un’eventuale aggressione da parte iraniana.

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Lanciatore Patriot tedesco schierato in Turchia

LE REAZIONI DELLA RUSSIA – Le mosse dell’Amministrazione Bush misero in allarme la Russia, sia per quanto concerne l’installazione dei GBI, sia dei relativi radar d’intercettazione e inseguimento. Secondo Mosca, questi sistemi avrebbero messo in pericolo l’efficacia dei propri ICBM, compromettendo l’equilibrio su cui si regge la deterrenza nucleare (la MAD, mutua distruzione assicurata). Inoltre, il Cremlino affermò che l’Iran era lontano dall’acquisire sia una reale capacitĂ  nucleare, sia un ICBM funzionante e, perciò, uno schieramento così tempestivo di sistemi difensivi non sarebbe stato necessario. Conseguentemente i GBI che sarebbero stati schierati in Polonia e il radar di scoperta a 360° in Repubblica ceca, secondo il Cremlino, avrebbero avuto chiaramente una funzione anti-Russia. Nella primavera 2007 il presidente russo Vladimir Putin propose agli Stati Uniti di condividere alcune delle rispettive capacitĂ  antimissile, mettendo a disposizione i dati dei radar per l’allarme lontano di Armavir, nel meridione della Russia e di Gabala in Azerbaijan. Entrambi i radar erano puntati verso sud, garantendo la copertura da eventuali lanci da parte dell’Iran. Nonostante lunghi negoziati, le parti rimasero distanti, perchĂ© gli Stati Uniti avrebbero voluto i radar russi integrati nel loro sistema, mentre Mosca offriva i suoi radar come sostituti di quelli che Washington avrebbe voluto schierare in Europa.

L’EPAA DEGLI USA – Con l’avvio della Presidenza di Barack Obama, gli Stati Uniti decisero di attuare una riconfigurazione del loro progetto di difesa antimissile basato nel Vecchio continente. La motivazione principale della Casa Bianca era l’avanzamento del programma nucleare e missilistico iraniano, piĂą rapido rispetto al previsto. Il nuovo piano per lo schieramento di sistemi statunitensi antimissile in Europa fu denominato European Phased Adaptive Approach (Approccio europeo adattabile a fasi – EPAA). In via ufficiosa, questo nuovo approccio era mirato anche a mostrarsi come meno minaccioso nei confronti della Russia rispetto al piano dell’Amministrazione Bush. L’EPAA prevedeva (e prevede) una combinazione di sistemi basati a terra, sul mare e nello spazio per garantire la copertura piĂą completa possibile da minacce missilistiche di tipo SRBM, MRBM ed eventualmente da ICBM. Inizialmente pensato in funzione di force protection, lo schieramento è stato poi allargato per la difesa d’area. La prima differenza con il piano dell’Amministrazione Bush è la diversa tipologia di radar da impiegare. Per l’EPAA infatti è stato scelto il radar per la scoperta e il tracciamento AN/TPY-2, con una portata di circa 1.000 chilometri. Se non schierati nelle Repubbliche baltiche, questi radar non hanno una portata tale da coprire in profonditĂ  il territorio russo. Le fasi di schieramento sono iniziate nel 2011 e proseguiranno fino al 2020 circa. Nel 2011 la Turchia ha firmato un accordo per lo schieramento di un radar per l’allarme lontano sul suo territorio, con la clausola di non condividerne i dati con Israele. Nello stesso anno la Romania ha deciso di ospitare un sistema AEGIS Ashore (AEGIS a terra) compreso di radar AN/TPY-2 e missili SM-3, mentre la Spagna ha messo a disposizione la base navale di Rota per ospitare navi AEGIS della Marina militare USA. Dal 2015 in poi, è previsto un miglioramento delle prestazioni dell’EPAA con l’aggiunta di versioni evolute del missile SM-3 e lo schieramento di questo sistema d’arma anche in Romania e Polonia, nonostante nel 2013 gli USA abbiano deciso di cancellare la Fase 4 dell’EPAA e perciò il dispiegamento dei missili SM-3 Block II. Una decisone accolta con favore dalla Russia e che ha creato non pochi grattacapi al presidente Obama, accusato di «arrendevolezza» nei confronti di Mosca da diversi esponenti politici statunitensi.

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Lanciatore mobile del sistema THAAD

L’ALTBMD DELLA NATO – Parallelamente all’EPAA statunitense, e complementare a esso, la NATO, dopo il vertice di Lisbona del 2010, ha modificato il programma Active Layered Theatre Ballistic Missile Defence (Difesa attiva anti missili balistici di teatro su piĂą livelli – ALTMBD). Inizialmente, questo progetto era stato pensato solamente per i settori comando, controllo e comunicazioni (C3). Dopo Lisbona, la NATO ha deciso di creare sinergie tra l’ALTBMD e l’EPAA per la protezione d’area (quindi di popolazioni e Forze Armate) da minacce missilistiche e ha invitato i Paesi membri che giĂ  possiedono sistemi antimissile a integrarli nell’architettura prevista e a renderli complementari al programma statunitense. Il progetto NATO si compone di diversi sensori e intercettori appartenenti a molteplici Paesi dell’Alleanza. I dati dallo spazio vengono presi dai satelliti per l’allarme lontano statunitensi della serie SBIRS (giĂ  attivi per la difesa missilistica USA e per l’EPAA), ai quali non prima del 2020 si affiancherĂ  una costellazione di satelliti francesi. I radar a terra sono i sopracitati AN/TPY-2 statunitensi, con l’aggiunta di altri provenienti da Polonia, Italia e Francia. La copertura dal mare è affidata agli AEGIS affiancati da sensori su unitĂ  navali dei Paesi Bassi, della Spagna, della Germania e dell’Italia. I missili intercettori saranno i sopracitati SM-3, ai quali Washington dovrebbe aggiungere batterie del sistema THAAD (Terminal High Altitude Area Defense – Difesa terminale d’area ad alta quota) per la difesa nella fase terminale di volo del missile in arrivo. Altri Paesi NATO contribuiranno con sistemi in loro dotazione, come batterie Patriot, SAMP-T e PAAMS. L’intricato sistema di difesa sarĂ  gestito dalla NATO presso la base aerea di Ramstein in Germania. L’Alleanza ha dichiarato l’ALTBMD in fase di capacitĂ  operativa iniziale nel 2012. In principio era stata progettata una collaborazione con la Russia nel settore della difesa antimissile, ma il tutto è stato bloccato dal precipitare degli eventi della crisi in Ucraina e dalle sanzioni comminate a Mosca dai Paesi occidentali.

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Il summit NATO di Lisbona nel 2010

CONCLUSIONI – Mancano ancora alcuni anni al raggiungimento della piena capacitĂ  operativa dei sistemi antimissile schierati in Europa e il risultato finale potrebbe essere diverso da quanto preventivato, viste anche le numerose modifiche che i programmi hanno avuto dalla loro ideazione. A livello operativo, l’EPAA e l’ALTBMD, quando pienamente operativi, avranno la capacitĂ  di proteggere le Forze Armate NATO basate in Europa e le popolazioni da attacchi provenienti da Paesi limitrofi con missili balistici dotati di testate non convenzionali. La guerra civile in Siria e le azioni dello Stato Islamico aumentano il rischio che alcuni vettori possano finire nelle “mani sbagliate“, ovvero di chi non ha tanto riguardo per la MAD e non avrebbe poi molti scrupoli a lanciare. Lo sfruttamento di piattaforme basate in mare, come l’AEGIS, è un fattore importante per aumentare la portata e la capacitĂ  della difesa. Per concludere, EPAA e ALTBMD, come tutti i sistemi antimissile a oggi esistenti, non sono in grado di garantire una copertura da attacchi massicci di ICBM. I radar schierati, inoltre, non sarebbero in grado di tracciare in modo completo il volo di missili eventualmente lanciati dal suolo russo sia verso l’Europa, sia verso gli Stati Uniti.

Emiliano Battisti

[box type=”shadow” ]Un chicco in piĂą

In un precedente articolo ci siamo occupati dell’avversione statunitense e della NATO all’eventuale acquisizione da parte della Turchia del sistema antiaereo/antimissile cinese HQ-9. Il sistema di Pechino non è costruito secondo le specifiche dell’Alleanza, rendendone difficoltosa l’integrazione, ma, soprattutto, il principale pericolo percepito era l’accesso di tecnici cinesi alla complessa architettura difensiva della NATO. [/box]

 

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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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