Poco dopo essere stata rieletta Presidente dell'Argentina, Cristina Kirchner ha deciso di tagliare i sussidi. Gas e mezzi pubblici inizieranno a costare molto di più, anche se per il momento solo per i ricchi. Una contraddizione rispetto alla politica assistenzialista della “Presidenta”? Può darsi, ma anche e soprattutto un passaggio obbligato per rischiare di dissestare ancora una volta i conti pubblici ponendo un freno alla spesa pubblica
SI TAGLIA – Cristina Fernández de Kirchner lo scorso 24 ottobre ha raggiunto il suo scopo, quello di essere riconfermata Presidente dell'Argentina. È il secondo mandato per la vedova di Néstor, conseguito in seguito ad una vittoria elettorale schiacciante, dato che le urne hanno restituito un 54% di preferenze a suo favore. Uno dei principali fattori di della Kirchner è stata l'adozione di politiche populiste di stampo assistenzialista, consistenti nell'erogazione di sussidi a pioggia, soprattutto per quanto riguarda la fruizione dei servizi pubblici (soprattutto il gas) e dei trasporti. Le tariffe basse delle quali hanno potuto godere gli argentini sono state un indubbio fattore capace di creare consenso intorno alla “Presidenta”, che ha catalizzato attorno a sé il favore della classe medio-bassa. E non è un caso se la spesa pubblica destinata ai sussidi è aumentata dal 2010 al 2011 del 50%, da 48 miliardi di pesos a 72 miliardi (circa 16 miliardi di dollari): l'imminente scadenza elettorale ha infatti dettato l'agenda del Governo Kirchner inducendolo a spendere ancora di più. Il problema, però, è che i conti pubblici stanno cominciando a risentirne, e le stime prevedono che il bilancio pubblico quest'anno chiuderà con un deficit di undici miliardi di pesos. Per questo, dal prossimo primo dicembre, in Argentina la musica inizierà a cambiare: l'Esecutivo ha deciso di ridurre la spesa pubblica tagliando i sussidi. COME – Le famiglie più abbienti dovranno pagare per intero la bolletta del gas, che fino ad oggi è stata “scontata” fino al 40%. Sarà poi la volta dell'aumento delle tariffe nel settore dei trasporti pubblici: da marzo 2012 il prezzo di una corsa su autobus e metropolitane potrebbe aumentare dal 100 fino al 300%. Queste misure dovrebbero consentire di recuperare circa un miliardo di pesos , ancora troppo poco però per raggiungere l'obiettivo fissato da Amado Boudou, Ministro dell'Economia, per il 2012, che prevede un ritorno in surplus per quanto riguarda il bilancio primario nazionale. Il Governo sembra inoltre aver deciso di contrastare finalmente l'inflazione, che a dispetto delle statistiche ufficiali – molto probabilmente “truccate” e riviste al ribasso – oscilla tra il venti e il trenta per cento. La Kirchner ha assicurato che non farà più ricorso a politiche monetarie espansive (la Casa Rosada ha mantenuto negli ultimi anni un controllo sulle decisioni prese dalla Banca Centrale), in maniera da porre un freno all'aumento del circolante, che dal 2004 ad oggi è aumentato del 40%. Questo dovrebbe anche contribuire a preservare la stabilità del tasso di cambio e a limitare anche le svalutazioni della moneta locale, il cui valore è calato costantemente favorendo però anche le esportazioni, uno dei principali motivi del “boom” economico degli ultimi anni.
POSSIBILI CONSEGUENZE – Il Governo argentino sembra aver capito che il ricorso incontrollato a politiche fiscali espansive non è sostenibile nel lungo periodo, se si vuole garantire all'Argentina uno sviluppo economico stabile e duraturo. Una riduzione, o meglio una razionalizzazione, della spesa pubblica sembra una tappa obbligata per evitare che ben presto Buenos Aires si trovi a fronteggiare problemi simili a quelli di dieci anni fa. La possibile perdita di consensi da parte delle classi meno agiate potrebbe essere un fattore dal peso relativamente ridotto, almeno in questa fase. Innanzitutto il Governo ha appena cominciato il suo secondo mandato e in Parlamento può godere di un'amplissima maggioranza: la prossima scadenza elettorale, ovvero le elezioni di medio termine, sarà tra due anni e c'è tutto il tempo per recuperare parte degli eventuali scontenti. Inoltre, non è detto che i tagli colpiranno tutte le fasce sociali: per ora, infatti, i più colpiti saranno i più ricchi. Tuttavia, tali misure non sono ancora sufficienti per riportare la spesa pubblica a livelli di sostenibilità e colpire il ceto medio-basso potrebbe essere rischioso anche per l'economia nel suo complesso, facendo calare i consumi. In ogni caso, il percorso della Kirchner sembra quasi obbligato, se vorrà continuare a garantire sviluppo all'Argentina e non soltanto l'illusione di una ricchezza effimera. Davide Tentori [email protected]