In 3 sorsi – Il 3 marzo il Primo Ministro Orbán ha annunciato l’uscita di Fidesz dal Partito Popolare Europeo (PPE). La causa di questa rottura è da ricercare nei complicati rapporti con il centrodestra europeo e nella recente decisione di cambiare il regolamento interno di adesione nel PPE.
1. FIDESZ LASCIA IL PPE
A distanza di due anni la storia si ripete, ma il finale è diverso. Già nel marzo del 2019 i partiti che componevano il Partito Popolare Europeo (PPE) nel Parlamento Europeo avevano richiesto l’espulsione del partito ungherese Fidesz, il cui leader è Viktor Orbán. In questa occasione però il premier ungherese aveva rimediato tramite una lettera di scuse e il pericolo di lasciare il PPE era stato scongiurato, anche se il centrodestra europeo aveva deliberato una sospensione di Fidesz. Oggi, invece, a decidere di tirarsi fuori dal gruppo popolare del Parlamento Europeo è Orbán stesso. Il 3 marzo il Primo Ministro Orbán ha annunciato l’uscita di Fidesz dal Partito Popolare Europeo (PPE). Il partito ungherese trova le sue radici già nell’Ungheria di fine anni Ottanta e dal 2010 rappresenta il principale membro del Governo ungherese di stampo conservatore, populista e anti-comunista. Fidesz è caratterizzato da forti tratti nazionalistici, che sono stati ripresi anche nello slogan elettorale del 2018 “Per noi l’Ungheria è la prima!”. Sul fronte interno trova ampi consensi nella cittadinanza, mentre, al contrario, in sede europea ha una lunga storia di rapporti travagliati con gli altri partiti del centrodestra.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il leader di Fidesz, Viktor Orbàn. Nella foto si legge anche lo slogan per le elezioni del 2018: “Per noi l’Ungheria è la prima!”
2. I RAPPORTI TRAVAGLIATI
Di certo l’annuncio dell’abbandono del PPE non cade come un fulmine a ciel sereno. Per contro i segni della possibile rottura erano già stati avvertiti. Le cause della difficile convivenza di Fidesz nel Parlamento Europeo sono riconducibili alle sue politiche antidemocratiche e antieuropee. Nel 2019 il provvedimento di sospensione si era reso necessario per via dell’emanazione di politiche illiberali e antidemocratiche, come le limitazioni ai poteri giudiziari e alla libertà di stampa. Più volte, sia nel corso del 2019 che nel 2020, lo stesso Orbán aveva minacciato l’uscita dal gruppo popolare europeo, accusando i membri del PPE di esser diventati troppo liberali. Ricordiamo, inoltre, che il veto di Ungheria e Polonia al bilancio europeo per l’approvazione del Next Generation EU aveva complicato i rapporti con Bruxelles. Alla fine la causa che una settimana fa ha portato all’annuncio dell’abbandono del PPE è stata una modifica interna al regolamento del partito, approvata con 148 sì e 28 contrari. Il cambiamento previsto prevede la possibilità di sospensione ed esclusione non solo di singoli eurodeputati, ma anche dell’intera delegazione nazionale dal gruppo. Viktor Orbán si è subito opposto alla riforma, dichiarando che “cerca di ridurre al silenzio i nostri eurodeputati democraticamente eletti”, e si è scagliato contro il leader del PPE, Manfred Weber. A quest’ultimo Orbán ha invito una lettera nella quale sostiene che “i parlamentari europei di Fidesz si dimettono dalla loro appartenenza al gruppo del Ppe […], è assolutamente deludente vedere che il gruppo del Ppe è paralizzato dalle sue questioni amministrative interne.”
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il leader del gruppo popolare (PPE) all’interno del Parlamento Europeo, Manfred Weber
3. E ORA?
All’interno del PPE c’è anche chi ha, indirettamente, osservato la vicenda con uno sguardo positivo. Il leader del gruppo, Manfred Weber, ha sottolineato la necessità di prendere provvedimenti, per cui il distacco si era reso necessario per il continuo attacco di Fidesz ai valori della democrazia e ai principi fondamentali dell’Unione. C’è anche chi, come il leader di Forza Italia Antonio Tajani, ha espresso il dispiacere per l’uscita di Fidesz dal PPE, perché la vicenda indebolisce il gruppo popolare europeo. Di certo si può scegliere di osservare la questione con due prospettive: c’è chi dichiara che la scelta di Orbàn sia dovuta a una presa di posizione delle Istituzioni europee e vede con positività il rafforzamento dell’Unione contro i populismi. Dall’altro lato c’è chi osserva l’Unione perdere “pezzi del puzzle” e ritiene l’uscita di Fidesz una sconfitta per i valori di comunità e coesione europei. Per Orbán resta l’incognita di dove collocarsi: o nel gruppo dei Conservatori e Riformisti oppure col partito di destra più estrema, Identità e Democrazia.
Alessandra Fiorani
“Vote on EU-Vietman Free trade agreement and other issues” by European Parliament is licensed under CC BY