Il Giro del Mondo in 30 Caffè – Il 2011 può essere considerato un anno di moderati successi per la politica estera russa. Le tre direttive principali degli affari esteri – sicurezza, economia, cooperazione – hanno infatti operato in modo relativamente efficiente e portato al Cremlino vari risultati positivi: il tanto atteso accesso all’OMC, nuovi accordi economici con gli stati dell’Asia Centrale, nuovi accordi di cooperazione con la Cina, una più stretta collaborazione con l’Europa. I problemi più grossi che la Russia ha dovuto affrontare in questo 2011 sono sorti sulla delicata questione dello scudo antimissilistico in Europa che NATO e Stati Uniti sono pronti a dispiegare. Una prova di forza di Mosca nei confronti di Washington?
UNIONE EUROPEA, ECONOMIA E OMC– L’UE è il principale partner commerciale della Russia con una quota di scambi complessiva pari al 45,8% nel 2010. Durante il 2011 sono proseguiti i lavori per raggiungere un nuovo accordo che sostituisca gli accordi di partenariato e di cooperazione (APC) con una Partnership per la modernizzazione che favorisca ancora di più il commercio e gli investimenti tra Russia ed attori europei. Mosca sa che i suoi piani per la modernizzazione dell’economia dipendono in buona parte dalle relazioni con l’UE e i rapporti tra Mosca e Bruxelles si sono mantenuti buoni durante tutto il corso dello scorso anno: la cooperazione energetica è proseguita con progressi sui gasdotti North Stream e South Stream e i summit di Nizhny Novgorod e Bruxelles hanno visto progressi sulla cooperazione finanziaria ed economica, la Partnership per la Modernizzazione e progetti per la tutela dei diritti umani nella Federazione Russia. L’Unione Europea è stata una grande sostenitrice, insieme agli Stati Uniti, dell’accesso russo all’Organizzazione Mondiale del Commercio, avvenuto lo scorso 10 novembre dopo 18 anni di negoziati. L’accesso all’OMC avrà effetti estremamente positivi sull’economia della Federazione: si stima che grazie all’ingresso l’economia russa guadagnerà una crescita annua del PIL di un punto percentuale, e beneficerà di una riduzione della corruzione e un aumento nella trasparenza.
STATI UNITI E SCUDO MISSILISTICO – Il reset nelle relazioni tra Russia e Stati Uniti, raggiunto con grande plauso della comunità internazionale nel 2010, non è stato sufficiente a mantenere buoni rapporti tra Mosca e Washington anche nel 2011. L’inizio dell’anno è stato segnato dell’entrata in vigore, il 5 febbraio, del Nuovo START (Strategic Arms Reduction Treaty), che sancisce la riduzione degli arsenali nucleari di entrambi i Paesi. Questo successo è stato però oscurato, verso la fine dell’anno, da grossi problemi riguardanti il dispiegamento da parte statunitense dello scudo antimissilistico in Europa, sistema che secondo Mosca mina la sicurezza russa. La risposta di Washington – secondo cui il sistema ABM ha come obiettivo proteggere l’Europa e gli Stati Uniti da un potenziale attacco iraniano o nordcoreano – non ha soddisfatto il Cremlino e il Presidente Medvedev, che lo scorso novembre ha annunciato, in un video distribuito a tutte le emittenti televisive russe, le misure che la Russia prenderebbe in risposta ad un effettivo dispiegamento. Ad una attenta analisi, però, le minacce suggerite nel discorso non rappresentano un reale pericolo per gli Stati Uniti o l’Europa in generale. La costruzione di un radar nella regione di Kaliningrad in grado di fornire un allarme precoce (“early warning”) in caso di attacco nucleare non è in grado di neutralizzare la difesa missilistica della NATO, mentre un effettivo dispiegamento di missili Iskander a Kaliningrad e Krasnodar in grado di attaccare Polonia e Romania avrebbe un effetto controproducente per la Russia stessa: quello di far apparire Mosca come una minaccia concreta per l’Europa e dunque fornire un’ulteriore giustificazione alla NATO per un allargamento che la Russia ha da sempre opposto. Nonostante i toni forti, ci sono varie ragioni per credere che la tensione emersa nei rapporti USA – Russia negli ultimi mesi dello scorso anno sarà, nel 2012, meno grave di quanto hanno lasciato trasparire le parole di Medvedev. Tra i vari fattori che suggeriscono questa conclusione due sono i più importanti: il discorso è stato consegnato alla televisione nazionale (e non pronunciato ad un vertice politico) proprio prima delle elezioni della Duma e, in tempi di elezioni, antiamericanismo e prove di forza aiutano a raccogliere voti; in secondo luogo, la convinzione diffusa tra gli analisti politici russi che l’attuale amministrazione statunitense non sarà rieletta, in combinazione con l’imminente cambio di leadership al Cremlino, può giustificare la lettura del discorso di Medvedev come un tentativo di forzare i rapporti tra Stati Uniti e la Russia in tempi in cui Mosca non crede di poter ottenere più nulla dall’amministrazione americana.

CIS E ASIA CENTRALE – Mosca non ha mai rinunciato alla propria influenza sugli stati vicini e anche il 2011 non è stato da meno. Due novità principali hanno segnato i rapporti tra Mosca e i Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti: la prima riguarda il tentativo – per ora mal riuscito – di implementare un’area di libero scambio tra Mosca e i paesi della CSI. L’area di libero scambio eliminerebbe i dazi e le quote doganali tra i Paesi firmatari e aiuterebbe il Cremlino a raggiungere due obiettivi: mantenere i Paesi post –comunisti vicini a sé e rafforzare l’immagine di presunta unità tra la Russia e i suoi vicini anche vent’anni dopo il crollo dell’URSS. Tuttavia, sottoscrivere l’area di libero scambio significherebbe per molti dei paesi dell’Asia Centrale non potere utilizzare dazi e quote doganali come strumenti di politica estera, pratica ad oggi molto diffusa nella regione. L’iniziativa non ha avuto successo, dato che lo scorso ottobre, Azerbaigian, Turkmenistan e Uzbekistan hanno rifiutato di firmare l’accordo, che non può entrare in vigore senza la firma di tutti gli Stati della CIS.
Tuttavia, se l’area di libero scambio non ha registrato un grande successo, un’altra iniziativa russa per la cooperazione economica ha invece fatto un enorme balzo in avanti: due anni fa Mosca, Astana e Minsk avevano raggiunto un accordo per la creazione di un’unione doganale tra i loro territori. Lo scorso ottobre Putin ha suggerito di procedere ulteriormente verso l’integrazione delle tre economie, passando dall’Eurasec (Comunità Economica Eurasiatica), alla creazione di una vera e propria Unione Eurasiatica (EAU). I presidenti russo, bielorusso e kazako hanno dunque firmato un accordo che ha posto le basi per la creazione dell’EAU entro il 2015, e stabilito la creazione di una Commissione Eurasiatica (modellata sulla Commissione Europea) e uno Spazio Economico Eurasiatico (SES), entrambi entrati in vigore il 1 gennaio 2012. L’impatto di queste nuovi istituzioni dipenderà dall’entità della loro estensione, sia geografica che economica, ossia da quanti e quali stati decideranno di partecipare e fino a che punto si spingerà l’integrazione. Altri stati – in particolare l’Ucraina – hanno infatti già manifestato il loro interesse.
2012: PROMESSE ECONOMICHE E UN DELICATO EQUILIBRIO SULLA SICUREZZA – Il 2012 sarà un anno interessante per testare l’impatto che l’ingresso nell’OMC e i progetti di integrazione economica che la Russia ha recentemente cominciato avranno sul Paese, le sue relazioni e il suo benessere. Molto importante e più delicato sarà lo sviluppo dell’interazione tra Mosca e Washington sullo scudo antimissilistico: se le preoccupazioni russe per la propria sicurezza sono comprensibili, è anche importante che il Cremlino non perda di vista la minaccia iraniana, e la necessità di cooperare con la comunità internazionale per prevenirla.
Tania Marocchi