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Gli “occhi” dell’intelligence statunitense e britannica

Miscela strategica – Dopo i recenti fatti di Parigi sono tornate nuovamente alla ribalta una serie di questioni legate all’intelligence, e in particolar modo allo scambio di informazioni. Come funziona quello che probabilmente è il più complesso e ampio sistema di intercettazione delle comunicazioni? 

INTERCETTAZIONI E SCANDALI – Era il 2013 quando l’opinione pubblica europea scoprì, attraverso le rivelazioni di Edward Snowden, che la National Security Agency (NSA) statunitense (l’agenzia deputata a proteggere gli interessi nazionali attraverso la raccolta e l’analisi di segnali elettromagnetici ed elettronici provenienti dall’estero), insieme alla omologa britannica Government Communications HeadQuarters (GCHQ) conduceva da anni attività di intercettazione al di fuori del proprio territorio, effettuando poche discriminazioni tra cittadini comuni e vertici governativi e militari. Da quando sono iniziate le dichiarazioni (cha hanno originato il cosiddetto “Datagate”), molto si è detto sul dibattito – al momento attualissimo, anche se per ragioni leggermente differenti – relativo alla possibilità di rinunciare a parte della propria privacy per la difesa dell’interesse nazionale. Ma ciò che forse è meno noto è che le attività di intercettazione ad opera di personale statunitense e britannico al di fuori del territorio nazionale affondano le proprie radici ben più indietro nel tempo.

IN PRINCIPIO FU UKUSA… – UKUSA è l’abbreviazione di UK-USA Agreement (in passato noto come BRUSA), un accordo stipulato tra Regno Unito e Stati Uniti nel 1946 per rafforzare la cooperazione di intelligence già avviata durante il secondo conflitto mondiale. Più nel dettaglio, l’accordo prevedeva la condivisione della SIGnal INTelligence (SIGINT, l’intercettazione di segnali elettromagnetici ed elettronici) con particolare attenzione al “sottosettore” COMINT (COMmunications INTelligence, che riguarda il controllo delle comunicazioni). Uno degli elementi che destano maggiore curiosità alla luce delle rivelazioni sull’accordo riguarda il fatto che questo escludeva del tutto la sorveglianza domestica, concentrandosi solo sulla raccolta di informazioni provenienti dall’estero. Nel testo del 1946, queste sono definite come tutte le comunicazioni dei Governi o di appartenenti a Forze Armate, partiti, dipartimenti, agenzie governative o di soggetti che agiscono per loro conto riguardanti informazioni di interesse politico, militare o economico. È inoltre esplicitamente stabilito che i due Paesi contraenti sono esclusi dalla mutua raccolta di informazioni.

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Fig.1 – Partecipante ad una manifestazione negli Stati Uniti

…PER POI DIVENIRE FIVE, NINE E FOURTEEN EYES – Il 1956 è stato l’anno del primo emendamento sostanziale: la condivisione di informazioni venne allargata ai tre Paesi con cui vi era già stata collaborazione nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Nacque così il gruppo denominato 5 Eyes (dalla dicitura che si trovava in calce ai documenti classificati e designava i Paesi destinatari), nel quale furono inserite Australia, Canada e Nuova Zelanda. Qui si esauriscono le informazioni ufficiali, ma stando alle indiscrezioni che sono state diffuse a partire dal 2013, però, il sistema – che come si vedrà successivamente presenta una struttura a cerchi concentrici – avrebbe almeno altre due configurazioni, sempre definite in base al numero di Paesi compresi. Si parla, dunque, di 9 Eyes (con Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Norvegia che si aggiungono ai 5) e di 14 Eyes (i precedenti più Belgio, Germania, Italia, Spagna e Svezia). Secondo alcuni, con l’estensione dei compiti della NSA anche all’antiterrorismo, sarebbe stato creato un ulteriore cerchio – composto da quarantuno stati, e dunque definito 41 Eyes – comprendente tutti i Paesi intervenuti in Afghanistan a fianco degli Stati Uniti nel 2001. L’assenza di informazioni ufficiali in merito, però, non consente di appurare né se le configurazioni siano così concluse né se nel tempo abbiano subito variazioni nella loro composizione.

LA STRUTTURA A CERCHI CONCENTRICI – La composizione del sistema rappresenta un punto particolarmente rilevante del suo funzionamento. Il complesso si struttura in cerchi concentrici: tanto più ci si allontana dal centro – Regno Unito e Stati Uniti – tanto più le relazioni si affievoliscono e i diritti detenuti si riducono. Un sistema che si dota di una simile organizzazione, esprime, di fatto, una “gerarchia” degli aderenti, che vengono inseriti nell’uno o nell’altro cerchio in base alla rilevanza che ricoprono per i Paesi fondatori. Pare non senza polemiche; alcune fonti riportano che nel 2013 – a seguito del “Datagate” – la Germania avrebbe espresso il suo disappunto per l’inserimento in una configurazione “subordinata” rispetto a quella francese, addirittura rivendicando l’inserimento nei 5 Eyes.

LE “PARTI”  – Il lessico utilizzato per descrivere gli aderenti al programma è a sua volta espressione di questa organizzazione di tipo gerarchico. Oltre ai due Paesi fondatori, si individuano infatti Second Parties – gli altri tre componenti dei 5 Eyes, Australia, Canada e Nuova Zelanda – e delle Third Parties – cioè tutti gli altri Stati.  Negli accordi del 1946 veniva escluso che le attività potessero coinvolgere terze parti (cioè gli individui e le autorità diversi da quelle dei Paesi parte dell’accordo), a meno che l’eventuale estensione non venisse concordata. In questo caso, ottenuta l’autorizzazione dell’altro membro dell’accordo, il Paese interessato avrebbe autonomamente sviluppato le azioni concordate, salvo informare l’altro contraente dei risultati. Ed è proprio su questo punto che, stando alle rivelazioni emerse con il “Datagate”, che il sistema si sarebbe “inceppato”, poiché attraverso una serie di programmi specifici, si sarebbero spiate le terze parti senza alcun tipo di accordo preventivo.

NON SOLO PRISM, E NON SOLO LEADER POLITICI – Le dichiarazioni di Edward Snowden e le “inchieste” giornalistiche da queste scaturite hanno cercato di delineare non solo l’organizzazione e le strutture deputate all’intercettazione delle comunicazioni, ma anche i programmi con cui si è provveduto al già accennato “spionaggio” delle terze parti. Molto è stato detto sul programma PRISM condotto dalla NSA, meno noto è invece un secondo programma, che tra l’altro ha interessato più da vicino il territorio europeo: TEMPORA, avviato alla fine degli anni 2000 dalla GCHQ con l’obiettivo di intercettare un amplissimo numero di comunicazioni Internet in entrata nel e in uscita dal territorio britannico. Si ritiene che il programma, reso operativo attraverso il posizionamento di centinaia di intercettori sui cavi a fibra ottica, abbia consentito l’intercettazione di comunicazioni di una trentina di leader politici, e, secondo alcune fonti, anche dei lavoratori di diverse testate giornalistiche. Sembra ormai chiaro che le operazioni abbiano riguardato anche i cittadini europei, probabilmente inclusi gli stessi britannici. Anche per questo motivo diverse associazioni del Paese si sono rivolte alle autorità giudiziarie; emblematico è il caso di Privacy International, che ha citato la Gran Bretagna presso la Corte Europea dei Diritti Umani per la scarsa trasparenza nelle attività della GCHQ.

Giulia Tilenni

  [box type=”shadow” ]Un chicco in più

Fin dal 2013, i quotidiani Der Spiegel e The Guardian si sono molto interessati alla vicenda “Datagate”, e riportano molte dichiarazioni di Edward Snowden. Sul fronte ufficiale, invece, i più rilevanti documenti relativi alla collaborazione in materia di intelligence tra Stati Uniti e Gran Bretagna per il periodo 1940-1956, desecretati nel 2010, sono consultabili sul sito della NSA.[/box]

Foto: Images George Rex

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Giulia Tilenni
Giulia Tilenni

Laureata magistrale in Relazioni Internazionali a Bologna – dove ha anche completato il Master in Diplomazia e Politica Internazionale, che l’ha portata a Francoforte sul Meno per un tirocinio di ricerca di tre mesi. Dopo una tesi in Studi strategici che analizza l’intervento militare in Libia del 2011 e una ricerca sui velivoli a pilotaggio remoto, è entrata a far parte del Caffè Geopolitico nel team Miscela Strategica.

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