Le recensioni del Caffé – Oliver Stone trasforma in film la vita di Edward Snowden, il whistle-blower più famoso della recente storia americana. Una scelta quasi obbligata per un regista abituato a polemizzare duramente con l’establishment politico di Washington sin dai tempi delle sue pluripremiate pellicole sulla guerra del Vietnam. A tratti piuttosto convenzionale, Snowden cattura comunque alla perfezione le paure collettive del nostro tempo, dominato da programmi di sorveglianza di massa, hackeraggi di Stato e intrighi cyber-spionistici
UNA STORIA CONTROVERSA PER UN REGISTA CONTROVERSO – Oliver Stone e Edward Snowden. Il regista pluripremiato più antiamericano di Hollywood e la voce del dissenso americano più famosa al mondo.
Oliver Stone e Edward Stone si sono incontrati nove volte tra il 2014 e il 2015. A Mosca, dove Snowden ha ottenuto asilo politico per la nota e colossale vicenda del Datagate, le rivelazioni sui programmi di sorveglianza di massa della NSA.
Snowden ha tutti gli ingredienti del brand Stone: politica, cospirazione, l’ipocrisia dell’eccezionalismo americano. C’è anche il timing: Snowden è infatti uscito per il grande pubblico nel pieno di una delle più incerte e combattute campagne presidenziali della storia americana, con uno dei candidati, Donald Trump, che incitava pubblicamente lo spionaggio di uno Stato nemico, la Russia di Putin, contro la sua avversaria democratica Hillary Clinton.
Oggetto di feroci polemiche, la possibile intrusione di hacker russi nella corrispondenza privata della Clinton rappresenta senza dubbio un atto di ingerenza negli affari interni di uno Stato. Una mossa ideata più per infangare la democrazia americana che per dimostrare quanto sia inquinata la competizione elettorale (terreno non certo sacro per Putin).
Fig. 1 – Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley e Oliver Stone alla prima newyorkese di Snowden, settembre 2016
Cyber war, cyber terrorismo, cyber sicurezza. Insomma l’informatica come potente arma di guerra non convenzionale, in grado di mettere in ginocchio interi Stati paralizzandone le reti vitali. Infrastrutture strategiche e finanziarie esposte agli attacchi di hacker al soldo di Stati nemici o di autonomi guerrieri cibernetici. Battaglie e ritorsioni corrono lungo i cavi di Internet.
Con Snowden Oliver Stone mette le mani in pasta, una pasta appiccicaticcia, ovvero quella della pirateria informatica. Lo fa portando sul grande schermo l’icona mondiale del diritto alla privacy, Edward Snowden (interpretato da Joseph Gordon-Levitt); un trentenne che ha rivelato al mondo intero la grande “piovra” americana, il programma di sorveglianza di massa PRISM. Spiati non solo milioni di cittadini americani ma anche capi di Stato stranieri.
Oliver Stone confeziona un blockbuster, amalgamando aspetti politici e tecnicismi in una trama digeribile per il grande pubblico. Il tutto condito da una adeguata dose di suspence e di real-life con la storia d’amore tra Snowden e la sua fidanzata Lindsay Mills (interpretata da Shailene Woodley).
Fig. 2 – Oliver Stone discute il suo film su Snowden all’Università di Harvard, settembre 2016
PATRIOTTISMO E DISILLUSIONE – La trama di Snodwen è la vita di Edward Snowden tra il 2004 e il 2013, da quando a vent’anni Edward, l’idealista, si arruola nelle Forze Speciali. Il suo patriottismo è palese sin dall’inizio della storia: “Voglio aiutare il mio Paese a migliorare il mondo.“
Ma la sua carriera militare è stroncata sul nascere a causa di un incidente alla gambe e da un fisico non proprio da marine.
“Ci sono altro modi per servire il Paese“, gli suggerisce il medico della base militare del Maryland.
Snodwen li scopre presto, iniziando a lavorare a soli ventidue anni prima alla National Security Agency (NSA), poi alla CIA, come agente informatico. Il colloquio per entrare nell’Agenzia svela le contraddizioni del personaggio:
“Perché vuole entrare alla CIA?“
“Mi sembra figo entrare nei sistemi di sicurezza.“
“Il giorno più importante della sua vita?”
“L’11 settembre.“
Si rivela subito un enfant prodige dell’informatica, Edward Snowden, troppo prezioso per sprecarlo in un deserto per qualche pozzo di petrolio. Meglio a Ginevra, sotto copertura diplomatica delle Nazioni Unite, a cercare di scovare gli occulti finanziatori di Osama Bin Laden.
Fig. 3 – Edward Snowden interviene in videoconferenza al The New Yorker Festival del 2014
A ventisei anni Snowden torna alla NSA come contractor in missione a Tokyo, ad incantare (e ammonire) i giapponesi sulla potenza della sorveglianza informatica americana.
Intanto i rapporti di Snowden con la NSA cominciano ad incrinarsi. Il suo capo e mentore, Corbin O’Brian, lo mette in guardia sulla vera natura delle attività dell’organizzazione:
“Ha mai sentito parlare di processo di Norimberga? […] Lo scopo di Norimberga è stato evitare che altri compiti di lavoro possano diventare crimini […]
Molti americani non vogliono la libertà, vogliono la sicurezza […] fra qualche anno l’Iraq sarà un buco nero di cui nessuno si interesserà più. La Cina, la Russia, l’Iran, questi sono i nostri nemici. Gli attacchi informatici sono le loro armi […]”
Non ci sta Edward Snowden a piegarsi alla narrazione che vede la libertà e la privacy dei cittadini sacrificata sull’altare della sicurezza nazionale, tanto più che nessun programma di sorveglianza si è finora rivelato utile ad impedire attacchi terroristici. Confiderà più tardi al Guardian:
“Non è il fatto di spiare la gente di più che ci può dare maggiore sicurezza, quanto il fatto che guardiamo cosi tanta gente che poi non capiamo cosa abbiamo in mano.”
Ultimo incarico di Snowden alle Hawaii, nel tunnel della NSA. Il momento più duro per l’hacker degli hacker. Epic Shelter, il programma informatico che ha ideato per la gestione dei dati sensibili, si trasforma sotto i suoi occhi in una “rete a strascico su tutto il mondo.”
Fig. 4 – I rifugiati che aiutarono Snowden a nascondersi a Hong Kong nel 2013. Hanno recentemente chiesto asilo politico in Canada
EROE O TRADITORE? – Esce dal “tunnel” Edward Snowden, sottrae (nella scena più thrilling del film) migliaia di file contenenti i metadati di milioni di cittadini di tutto il mondo. I più spiati, i russi. Fugge ad Hong Kong dove fa le sue rivelazione a Gleen Greenwald del Guardian e a Laura Poitras, regista di documentari d’inchiesta.
Edward Snowden oggi ha trentatré anni. Da Mosca, dove ancora vive in esilio, Snowden è il portavoce della campagna internazionale (a cui aderisce lo stesso Oliver Stone) per un trattato internazionale sul diritto alla privacy e la proscrizione della sorveglianza di massa.
Per i liberal anti-establishment è un eroe, per molti repubblicani e democratici (John Kerry e Hillary Clinton inclusi) un traditore. Per Donald Trump andrebbe giustiziato.
Di certo, Edward Snowden è il simbolo attorno alla quale si raccolgono tutti i movimenti sulla difesa della privacy.
Fig. 5 – Oliver Stone presenta Snowden alla stampa giapponese, gennaio 2017
La realizzazione di Snowden è stata non meno avventurosa della vita del suo protagonista. Sceneggiatura e riprese sotto copertura (nome in codice Sasha); telefonate e email bandite, ogni dettaglio della produzione discusso a voce. Convinto che girare negli Stati Uniti sarebbe stato troppo rischioso, Oliver Stone ha deciso di filmare in Germania.
Nella scena finale Stone riesce anche a coinvolgere in un cameo il vero Edward Stone: “Ero interessato al suo aspetto emotivo. Cosa molto difficile per lui. Non è un attore.”
Snowden non sembra avere rimpianti per quanto accaduto o per la precarietà della sua situazione attuale: “Non devo più preoccuparmi di cosa succederà domani perché sono felice di quello che ho fatto oggi.”
Mariangela Matonte
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
È praticamente impossibile riassumere la lunga carriera cinematografica di Oliver Stone in poche righe. Apprezzato sceneggiatore di Fuga di mezzanotte e Scarface, Stone ha infatti iniziato a lavorare stabilmente dietro la macchina da presa nella seconda metà degli anni Ottanta, collaborando con grandi star hollywoodiane come Michael Douglas, Charlie Sheen, Tom Cruise e Kevin Costner.
Tra i suoi numerosi film, spesso premiati a livello internazionale, vanno almeno ricordati Platoon, Wall Street, Nato il 4 Luglio, JFK – Un caso ancora aperto, Natural Born Killers, World Trade Center e Persona Non Grata. Critico implacabile del suo Paese, Stone ha anche prodotto e diretto la controversa serie tv Untold History of the United States, realizzata in collaborazione con lo storico Peter J. Kuznick.[/box]
Foto di copertina di JeepersMedia rilasciata con licenza Attribution License