In Nigeria non si contano i morti e, scrivono le ONG presenti in loco, “in certi casi la gente ha dovuto lasciarli per le strade”. Ne parliamo con uno dei massimi esperti del continente africano, Massimo Alberizzi, da fine anni ’70 inviato del Corriere della Sera in Paesi in guerra, in particolare in Africa
Massimo Alberizzi è stato anche consulente del Consiglio di sicurezza per l’investigazione del traffico d’armi nel Corno d’Africa. Alberizzi nel dicembre del 2006 venne rapito in Somalia dalle Corti islamiche. Venne rilasciato due giorni dopo e riportato a Nairobi con un aereo dell’ONU. Dirige da circa un anno il sito Africa ExPress che riporta notizie a tutto tondo sul continente africano e che in questi giorni si concentra soprattutto su Boko Haram. Mi dice subito una cosa che mi spiazza e che sottopongo all’attenzione di voi lettori. Riguarda le bimbe che sono state fatte esplodere dai terroristi in Nigeria.
– Chi sono queste ragazzine che vengono fatte esplodere? Da dove vengono? Forse sono le stesse rapite ad aprile scorso e a cui viene fatto il lavaggio del cervello? Forse viene fatto loro il lavaggio del cervello, vengono intimidite, imbottite di tritolo e fatte saltare in aria. Sono le stesse dell’anno scorso? (dal cui rapimento conseguì la campagna globale e la forte risposta di leader politici, opinionisti, genete comune con #bringbackourgirls n.d.r.). Perché, se intimidite, basta dire loro: “vai al mercato per favore a comprare la frutta” e le si fa saltare in aria con un telecomando. Non pensi quindi sia una responsabilità delle famiglie?
Qui abbiamo a che fare con pazzi fanatici. Sono purtroppo numerosi gli esempi nella storia di pazzi fanatici che vengono indottrinati e non certo dalle famiglie. In Nigeria peraltro sono molti i rapimenti effettuati dai terroristi, frutto di una diseguaglianza sociale. Nel Paese ci sono i ricchissimi e i poverissimi. Le famiglie ricchissime sono 30.000 tutto il resto è nulla.
– Alla luce di quanto è successo, e della situazione del Paese, quali sono le prospettive dal tuo osservatorio?
Se non si cambia di certo la situazione è tragica. Deve cambiare il modello di sviluppo del Paese con più denaro, più welfare alla popolazione più povera e si adegui il sistema economico.
– Stando a quanto dici è come se qui, come purtroppo in altre zone del mondo – Iraq, Afghanistan, etc. – i terroristi approfittino della situazione allettando queste persone, dando da mangiare alle loro famiglie.
Esattamente. Prendiamo per esempio la religione, essa viene usata come riscatto sociale. Non si ha un lavoro, non si hanno prospettive, l’unica possibilità di lavorare è quella di entrare a far parte delle milizie, arruolarsi. Per carità, trovi anche il figlio del predicatore che è esaltato ma la verità è che ti viene imposto di pregare, perché così entri nella moschea e se fai parte della moschea mangiano tutti, tu e tutta la tua famiglia. Se fossi nelle condizioni che vedo qui tutti i giorni lo farei anche io.
– Se dovessi scegliere un aspetto negativo, quello cui dare la gran parte della responsabilità quale sarebbe?
La corruzione che ha provocato tutto questo, le grandi multinazionali. Gli altri, quasi tutti, qui vivono ai margini.
– Gli ultimi fatti tragici in Nigeria hanno coinciso con quanto accaduto a Parigi. C’è stato dibattito soprattutto sui social sul fatto che di Boko Haram si sia parlato ben poco. Qual è la tua opinione?
Non si vogliono vedere le cose. Anche perché Boko Haram non è questione solo di oggi. È il risultato di una guerra di potere in Nigeria a causa delle elezioni di marzo. Si dovrebbe riflettere sulle conseguenze, ma non lo si fa.
– Hai vissuto esperienze molto forti in Africa. Cosa ricordi del tuo sequestro?
Ero terrorizzato, soprattutto all’inizio. Mi conoscevano bene e il momento più terribile è stato quando mi hanno portato in aeroporto e organizzato la finta esecuzione. Dopo ho iniziato a razionalizzare. Ci sono dietro tante contraddizioni. Pensa che due persone che erano state uccise dagli Usa perché indicàti come terroristi mi hanno ai tempi salvato la vita. Soprattutto uno sceicco, noto come fondatore dell’Islamismo e delle Brigate Islamiche disse: Massimo è sotto la mia personale protezione.
– C’era una ragione dietro il tuo rapimento?
Gli eritrei mi volevano far fuori, non i somali. Tuttora mi è stato detto da fonti molto credibili che ho una condanna a morte in Eritrea.
a cura di Mariangela Pira
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Un chicco in più
Questo articolo è parte dello speciale Boko Haram affligge l’Africa, uno speciale in cui vi spieghiamo perché il gruppo fondamentalista è una minaccia non solo per il continente africano ma per la comunità internazionale.
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