Lo scorso weekend la città di Monaco ha ospitato l’annuale Munich Security Conference – giunta alla sua 51esima edizione. Chi vi ha preso parte e quali sono state le tematiche oggetto del dibattito? In 3 sorsi.
1. RILEVANZA E PARTECIPANTI – Sin dalla sua fondazione (1963) la Munich Security Conference (in seguito MSC) ha costituito un importante foro internazionale di discussione sulle tematiche di sicurezza più rilevanti e sulle loro conseguenze politiche, economiche e sociali. Nel corso degli anni il numero di partecipanti ha subìto un buon incremento – anche grazie all’apertura a esponenti del mondo economico, industriale, dei think tank e della società civile, e non più ai soli politici e rappresentanti della NATO. Elevato è il numero di Paesi coinvolti: i circa 400 politici ed esperti intervenuti all’edizione appena conclusasi sono giunti a Monaco non solo da Europa (dalla Spagna alla Russia) e Nord America, ma anche da Africa (Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Nigeria, Repubblica democratica del Congo ) e Asia (Armenia, Azerbaijan, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Georgia, Giappone, Giordania, India, Iran, Iraq, Israele, Kazakistan, Kuwait, Libano, Mongolia, Oman, Pakistan, Palestina, Qatar, Repubblica di Corea, Repubblica popolare cinese, Singapore).
2. SVOLGIMENTO E TEMI CHIAVE – Per la prima volta nella storia della MSC, la Conferenza è stata preceduta dalla pubblicazione del Munich Security Report, che ha individuato le più rilevanti sfide alla sicurezza internazionale per l’anno in corso. Durante la tre giorni di discussione sono stati ripresi gli stessi temi: hybrid warfare, importanza della difesa per l’Europa, geopolitica del Pacifico, crisi dei rifugiati, il mondo nel 2015, bilancio della War on terror, conflitti irrisolti in Europa, information warfare, evoluzioni dello scenario mediorientale e crisi ucraina. Ognuno di questi è stato trattato in panel principali e in diversi incontri “a margine” (un centinaio in tutto), ai quali si sono alternate dichiarazioni ufficiali di una serie di rappresentanti di Paesi e Organizzazioni internazionali. Sin dall’inizio della MSC, però, è emerso come l’Ucraina sarebbe stata l’argomento cardine dell’intero evento.
Fig. 1 – Il presidente ucraino Poroshenko mostra i passaporti russi ritrovati in territorio ucraino
3. LA CRISI UCRAINA – Una delle questioni emerse durante la MSC riguarda la possibilità di un cambio di passo rispetto alla risoluzione della crisi: sebbene il presidente ucraino Poroshenko abbia sottolineato come un miglioramento delle capacità di difesa ucraine potrebbe portare a una de-escalation del conflitto, il cancelliere tedesco Merkel e il ministro degli Esteri francese Fabius hanno scongiurato questa ipotesi – mentre i rappresentanti statunitensi non hanno mostrato lo stessa determinazione sul punto. Diversi sono stati poi i “botta e risposta a distanza” tra i vari intervenuti sulla questione ucraina. Per citarne alcuni, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha accusato l’Unione europea e gli Stati Uniti di aver incrementato il livello di violenza in Ucraina a causa delle pressioni esercitate per l’utilizzo di armi e del potenziale ingresso del Paese nella NATO. Il vicepresidente degli Stati Uniti Biden, invece, ha esortato la Russia – che si è dichiarata disponibile al dialogo – a fornire, dato il comportamento tenuto negli ultimi anni, fatti e non solo parole. A sua volta, il presidente del Comitato per gli affari esteri presso il Consiglio della Federazione russa Kosachev ha dichiarato che non ci sono prove della presenza di armi e truppe russe in territorio ucraino, mentre il Presidente ucraino ha successivamente risposto, “sventolando” dei passaporti di soldati e alti ufficiali russi ritrovati nelle zone di conflitto. Nonostante la situazione tesa, uno dei meriti attualmente attribuibili alla MSC è quello di aver aperto la strada per un ulteriore incontro tra Francia, Germania, Russia e Ucraina – i cui rappresentanti si riuniranno il prossimo mercoledì a Minsk per discutere ancora di una possibile soluzione pacifica della crisi.
Giulia Tilenni
[box type=”shadow” ]Un chicco in più
Vocazione internazionale e ampia partecipazione possono costituire un ostacolo se in virtù di queste i rappresentanti di Paesi in contrasto tra loro si trovano a dover lavorare fianco a fianco. È il caso della delegazione turca, che poco prima dell’avvio ufficiale della MSC ha deciso di non partecipare in segno di protesta contro l’invito – a quanto pare dell’ultimo momento – presentato alla delegazione israeliana per partecipare al panel sulla situazione mediorientale. [/box]