In 3 sorsi – L’istituto MGIMO è la punta di diamante del sistema universitario russo e una fucina per preparare i quadri dirigenziali del Paese, vocato alla internazionalizzazione e in prima linea nel nuovo conflitto con l’Occidente successivo alla guerra in Ucraina.
1. LA VOCAZIONE INTERNAZIONALE COMUNISTA COME BASE DELLA DIPLOMAZIA SOVIETICA
La Rivoluzione russa del 1917 ebbe tra le basi l‘internazionalizzazione del suo pensiero, con il suo principale stratega, Lenin, che propugnava l’idea di esportare la Rivoluzione anche nel resto d’Europa. Tale concetto fu la chiave della Terza Internazionale, nata nel 1919 per sostenere la Rivoluzione in patria e per formare i futuri partiti comunisti nel mondo, con il Congresso del 1920 che vide la partecipazione delle delegazioni da 37 Paesi, tra cui l’Italia.
Nonostante nel 1924 prevalse, in occasione del tredicesimo congresso del PCUS, la linea del socialismo in un solo Paese sostenuta da Stalin, il Governo sovietico non perse la sua vocazione internazionale e, nel corso degli anni Trenta e Quaranta, proliferarono a Mosca e nel resto dell’URSS le scuole di partito, che ospitarono molti futuri leader comunisti europei, come Ulbricht o Togliatti, con l’obiettivo di formare i quadri politici che avrebbero dovuto esportare il comunismo nei rispettivi Paesi.
La diplomazia sovietica fu assai attiva nel promuovere l’influenza comunista anche nei Paesi occidentali e, nonostante la conferenza di Jalta del 1945 fissasse i limiti della espansione sovietica in Europa, la rete diplomatica si dimostrò una delle più preziose punte di lancia nella competizione con gli Stati Uniti.
Fig. 1 – Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov durante un suo recente intervento alla MGIMO, tradizionale scuola di formazione dei quadri dirigenti del suo Paese
2. LA MGIMO FIORE ALL’OCCHIELLO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO RUSSO
La MGIMO nacque nel 1944 quando fu separata dalla Scuola di Relazioni Internazionali dell’Università Statale Lomonosov di Mosca. Durante la Guerra Fredda, la MGIMO divenne la scuola dell’élite dirigenziale sovietica, in cui i più importanti diplomatici, nonché molti agenti del KGB, venivano preparati per la competizione con gli Stati Uniti e in cui erano garantiti i migliori impieghi disponibili nel Paese, nonché la possibilità, rara in epoca sovietica, di poter viaggiare in Occidente.
Oltre a formare le leve dirigenziali russe e garantire un futuro a molti dei figli dell’élite sovietica, l’istituto si era caratterizzato anche per attirare studenti dall’estero, in particolare dai Paesi asiatici e africani con forti legami diplomatici con Mosca, sin dall’epoca sovietica attenta alle politiche in favore del Terzo Mondo, e per la varietà dei corsi e delle lingue in cui venivano erogati.
La scuola, ancora oggi, fa capo al Ministero degli Esteri russo, elemento che, in seguito al crollo dell’URSS, si è affiancato all’ammissione su base commerciale e all’apertura della facoltà anche agli studenti dei Paesi occidentali, con la Business School che ha cooperato con diversi istituti, comprese molte facoltà italiane come, ad esempio, la LUISS o l’Università di Pisa.
Fig. 2 – Il Presidente turco Erdogan parla alla MGIMO nel marzo 2011
3. LA MGIMO E IL CONFLITTO RUSSO UCRAINO
Molti quadri del Ministero degli Esteri russo hanno studiato alla MGIMO, compreso il ministro Lavrov, e la posizione ufficiale dell’istituto sul conflitto in Ucraina è allineata al Governo, pur con alcune significative eccezioni. Nel 2014 venne licenziato dalla scuola un professore, Andrej Zubov, che aveva criticato l’annessione della Crimea, paragonandola all’Anschluss dell’Austria del 1938 da parte della Germania nazista.
A marzo 2022 venne pubblicata una lettera firmata da centinaia tra studenti, ex insegnanti e lavoratori della scuola in cui si condannavano le azioni militari sul suolo ucraino e si rivendicavano i valori della cooperazione internazionale attraverso il dialogo. Non è noto sapere quali provvedimenti il Governo russo abbia preso verso i firmatari di tale atto.
L’inasprimento della guerra in Ucraina ha segnato la fine delle collaborazioni tra la MGIMO e le università occidentali, che era proseguita dopo il 2014 nonostante l’annessione della Crimea, con molti soggetti coinvolti nell’ambito di partenariati e percorsi di lauree magistrali, anche patrocinati da associazioni industriali o imprese strategiche, ad esempio l’italiana ENEL.
Il 2022 per la MGIMO ha segnato il ritorno al conflitto con l’Occidente e la fine del dialogo con gli istituti universitari occidentali, per i quali non c’è stata alternativa a quella di tagliare i legami con l’istituto, in quanto diretta espressione del Cremlino, sottoposto alle sanzioni occidentali, come anche alcuni membri della scuola, a causa della complicità nella propaganda e disinformazione promossa dal Governo russo nei Paesi occidentali.
Lorenzo Pallavicini
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