In 3 Sorsi – La Commissione europea punta sull’idrogeno verde per raggiungere la neutralità climatica nei settori hard to abate. L’Eurofer richiede un piano specifico per l’industria dell’acciaio, sulla falsa riga dello “Steel Action Concept” tedesco.
1. LA STRATEGIA EUROPEA SULL’IDROGENO
L’utilizzo dell’idrogeno verde nei settori hard to abate (ovvero difficili da decarbonizzare) costituisce un tema centrale per le politiche europee, in particolare per quanto riguarda l’industria dell’acciaio, la cui produzione nel mondo è responsabile del 9% delle emissioni globali. L’8 luglio 2020 la Commissione europea lanciava la sua Hydrogen Strategy, in cui si sostiene l’importanza dell’idrogeno per il raggiungimento della neutralità climatica, soprattutto nei campi dove l’elettrificazione risulta complessa da implementare, come l’industria chimica, i trasporti pesanti e appunto le acciaierie. Il focus della strategia è quello di generare quanto più idrogeno pulito possibile nei prossimi anni: per il periodo dal 2020 al 2024 la Commissione ha infatti previsto l’installazione di elettrolizzatori da 6 gigawatt per la produzione di circa un milione di tonnellate di H2 rinnovabile, per arrivare a 10 milioni di tonnellate nel 2030 e alla distribuzione su larga scala entro il 2050. L’Eurofer (l’associazione che rappresenta le industrie europee dell’acciaio) ha però richiesto alla Commissione la realizzazione di un piano condiviso per l’acciaio, mettendo in evidenza i principali ostacoli di una transizione ecologica di questo ramo dell’industria – a oggi garantisce 2,6 milioni di posti di lavoro in Europa.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans e la Commissaria europea per l’energia Kadri Simson alla Conferenza sull’Hydrogen Strategy, Bruxelles, 8 luglio 2020
2. GLI OSTACOLI PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DELL’ACCIAIO
L’Eurofer sottolinea innanzitutto come l’utilizzo dell’idrogeno comporti un rialzo dei costi significativo per la produzione dell’acciaio. Si stima infatti che i prezzi per tonnellata aumenterebbero di un valore compreso tra il 35% e il 100% del costo attuale. L’associazione chiede quindi che le Istituzioni europee mettano in campo delle policy adeguate. Il fine è garantire che l’impegno preso dalle compagnie per attuare la transizione ecologica del settore non venga successivamente penalizzato sul mercato internazionale. È necessario inoltre che la produzione di elettricità derivante da fonti rinnovabili sia in grado di soddisfare i bisogni delle industrie: si prevede che più della metà di essa verrebbe sfruttata solo per l’idrogeno verde (250 terawattora su un totale di 400 terawattora annuali). Sempre secondo l’Eurofer, gli investimenti legati alle nuove tecnologie si tradurrebbero in un costo di circa 20 miliardi all’anno per le stesse industrie, per questo motivo la Commissione è chiamata a fornire un supporto finanziario alla ricerca in materia. Con i giusti accorgimenti la decarbonizzazione potrebbe essere raggiunta nel 2050.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – L’Ilva di Taranto, l’acciaieria più grande d’Europa, Italia, 2020
3. UN PERCORSO GIÀ TRACCIATO PER IL FUTURO
Esistono alcune realtà in Europa che hanno già avviato il processo di riconversione delle proprie fabbriche grazie allo sfruttamento dell’idrogeno verde e che costituiscono un esempio per l’intero mondo dell’industria. Una di queste è l’azienda svedese H2 Green Steel, una start up situata nel nord del Paese che per il 2024 sarà in grado di produrre acciaio senza emissioni di CO2. Il progetto è costato 2,5 miliardi di euro, ma si calcola che sarà in grado di generare circa 10mila posti di lavoro (diretti e indiretti). Una dimostrazione dei benefici che può comportare la transizione ecologica di questo settore. Nella tabella di marcia europea verso la neutralità climatica serve tuttavia un piano specifico per l’acciaio, come auspicato dall’Eurofer, con politiche e finanziamenti mirati che prendano in considerazione le necessità delle compagnie coinvolte. Lo Steel Action Concept tedesco rappresenta un ottimo spunto per una strategia europea comune poiché racchiude molti dei punti affrontati nel paper dell’Eurofer. Allo stesso tempo, riesce a dare un’idea precisa nel lungo termine dei costi e degli investimenti imprescindibili per favorire la decarbonizzazione dell’acciaio.
Matteo Camporese
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