La prima settimana del mese di Aprile si apre nel segno della seconda Conferenza degli amici della Siria, chiusasi a Istanbul, con cui i paesi arabi e quelli occidentali hanno sbloccato fondi milionari per gli aiuti ai civili e ai ribelli. La corsa per la presidenza del WTO si fa sempre piĂą pressante con Jim Yong Kim che apre il suo tour proprio a Bruxelles, le primarie G.O.P. passano da Washington con Romney in netto vantaggio mentre in Argentina tornano le ombre del terrore. Il capitano Sanogo gioca al gatto e al topo con l’ECOWAS e gli alti gradi dell’esercito mentre la Tunisia resta in stato d’emergenza in vista dell’alta stagione. Il trionfo ufficioso di Suu Kyi in Myanmar e lo stallo a Pechino in attesa di notizie sul fronte indiano dei naxaliti.
EUROPA
Mercoledì 4 – Jim Yong Kim, il candidato ufficiale del Presidente americano Obama per la carica di Presidente WTO, aggiungedosi alle candidature del Ministro nigeriano per le Finanze Ngozi Okonjo-Iweala e dell’ex Ministro colombiano JosĂ© Antonio Ocampo. Kim ha in programma un lungo tour internazionale che lo porterĂ in seguito a toccare mete come Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Brasile e Messico. Nel colloquio a Bruxelles, oltre a discutere apertamente con le cariche e i rappresentanti delle varie istituzioni dell’Unione, ci sarĂ tempo per analizzare la posizione europea nelle recenti vicissitudini tra Cina e Stati Uniti sulle terre rare.
FRANCIA – Lo scenario elettorale in Francia si fa sempre piĂą complesso in vista delle presidenziali del 22 Aprile, mentre il fenomeno mediatico “Merah-Toulouse” passa silenziosamente senza lasciare alcuna traccia nel dibattito politico. La verità è che tutti si aspettavano un salto significativo delle possibilitĂ della candidata d’estrema destra Marine Le Pen, che sembra invece soffrire della legge del contrappasso lasciando il terzo gradino del podio al candidato gauchista Jean Luc Melenchon. Per ora il socialista Hollande è al sicuro forte del 28,5% dei consensi ipotetici, contro il 27,5% di Nicolas Sarkozy, ma chissĂ che l’ascesa irrefrenabile della sinistra dura e pura non porti lo sfidante maggioritario a concedere qualcosa alla parte meno moderata.
KOSOVO – Il confine tra Serbia e Kosovo rimane al centro delle controversie tra Belgrado e Pristina dopo l’arresto di due guardie kosovare in territorio serbo avvenuto nel week-end. I due ufficiali di frontiera sono stati colti in fallo e in possesso di armi automatiche mentre pattugliavano una zona boschiva da unitĂ speciali dell’esercito serbo. Intanto nel Kosovo del Nord saranno i militari italiani di stanza nella missione NATO KFOR a sostituire il contingente austriaco di 150 uomini ritiratosi nella serata di Domenica dopo le dichiarazioni del Ministro della Difesa di Vienna Norbert Darabos.
AMERICHE
Lunedì 2 – Mentre i 15 del Consiglio di Sicurezza saranno chiamati ad affrontare ufficialmente l’evidente fallimento del piano di pace per la Siria, gli Stati Uniti ottengono la Presidenza del foro piĂą importante della ComunitĂ Internazionale. La carica passa per ciascun membro in rotazione mensile, pur non garantendo alcun potere formale se non quello di pronunciare dichiarazioni ufficiali, garantisce un ruolo di prim’ordine nella formulazione dell’agenda dei lavori e nell’organizzazione dei dibattiti. Con la Siria sempre piĂą destinata alla guerra civile e le voci di un possibile blitz israeliano in Iran entro fine mese, Washington ottiene una posizione chiave nella gestione dell’organo ONU piĂą ambito.
Martedì 3 – Non sarĂ un super tuesday vero e proprio ma l’attesa è la stessa per l’appuntamento alle urne G.O.P. in 3 stati dopo il rinvio dell’appuntamento in Texas, la patria della stirpe Bush e del repubblicanesimo duro e puro. Wisconsin, Maryland e District of Columbia saranno teatro dell’ennesimo round di scontro tra i vari candidati rimasti in gara. Finita la sfilza di successi nella Bible belt Rick Santorum si trova in affanno nel ruolo di inseguitore, mentre Romney si attesta in cima ai sondaggi nonostante il permanere dei dubbi sulla sua nomina a Tampa. Intanto in settimana Mitt ha ottenuto l’ennesimo endorsement, stavolta dal senatore repubblicano Rubio, che punta a diventare l’Obama G.O.P. nell’ampio bacino latino dell’elettorato americano.
ARGENTINA – Fa scalpore il rinvio a giudizio dell’ex premier Carlos Menem, accusato dalla magistratura argentina di aver svolto un ruolo secondario negli attentati ad una fondazione ebraica nel 1994. Di origini siriane, Menem avrebbe insabbiato le prove contro un imprenditore amico di famiglia, implicato nell’atto terroristico che uccise 85 persone ferendone 300. La stampa locale, ricollegandosi alle indiscrezioni dell’attualitĂ sui legami tra Teheran, Damasco ed Hezbollah, ha ribattezzato la vicenda Syrian Connection. Sarebbe infatti stata una cellula libanese a portare a termine il piano in Argentina su richiesta iraniana, una girandola di tappe mediorientali in cui piĂą volte il paese è incappato.
AFRICA
MALI – La situazione rimane tesa a Bamako, dopo le continue pressioni della ComunitĂ Internazionale affinchè la giunta militare restituisca il potere ad un governo democraticamente eletto. Domenica il Capitano Amadou Sanogo ha promesso la restaurazione della Costituzione e la ripresa del funzionamento degli organi vitali dello Stato, adempiendo alle richieste impazienti dei membri dell’ECOWAS, l’organizzazione regionale dell’occidente africano. Intanto il colpo di stato dei ranghi inferiori delle forze di sicurezza è stato un vero e proprio dono del cielo per i ribelli tuareg attivi nel Nord, giunti fino all’impensabile conquista di Timbuktu dopo la guarnigione di Gao. L’elite militare guarda con diffidenza e disprezzo i membri della giunta, qualora le consultazioni con i ribelli del Fronte per l’Azawad finissero in nulla, il contro-coup sarebbe la mossa scontata ed inevitabile.
TUNISIA – Il Presidente Moncef Marzouki ha esteso a tutto il mese d’Aprile lo stato d’emergenza dopo una consultazione rapida con il Presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente Mustapha Ben Jaafar e il Premier Hamadi Jebali. Il decreto è in realtĂ un atto dovuto piĂą che un provvedimento straordinario dato che il continuo traffico d’armi provenienti dalla Libia continua a fiorire nelle zone desertiche e i contrasti sociali si accendono spesso in sferzate improvvise. Il turismo resta la principale voce dell’economia tunisina e l’alta stagione è alle porte dopo un anno di stallo totale, il governo punta forte sull’arrivo di turisti. La sicurezza è quindi il primo passo verso la rinascita del dopo Ben Ali, lo stato d’emergenza fa salve alcune prerogative fondamentali delle libertĂ dei cittadini anche se deve restare una misura d’ultima istanza senza diventare una triste abitudine.
Mercoledì 3 – Atteso come una possibile soluzione della crisi continua tra Sudan e Sudan del Sud, il summit di Mercoledì organizzato ad Addis Abeba è stato rimandato sine die a causa degli incessanti scontri di confine nel Kordofan Meridionale. L’incontro avrebbe riunito il Presidente di Khartoum Omar Hassan al-Bashir e il Presidente di Giuba Salva Kir, è stato invece ridotto ad incontro tra rappresentanti diplomatici dei due paesi. La situazione è precipitata ultimamente complicando ulteriormente la questione petrolifera, Giuba possiede i giacimenti, Khartoum oleodotti, sbocchi sul mare e raffinerie, mentre il Kenya si è offerto come sparring partners del Sudan del Sud proponendo la costruzione di un megaporto commerciale.
ASIA
Lunedì 2 – La stampa indiana da per certa l’imminente comunicazione ufficiale dei ribelli naxaliti sulle richieste e le tappe per il rilascio dell’ostaggio italiano Paolo Bosusco, detenuto nei boschi dell’Orissa. Il leader dei ribelli Sabyasachi Panda si è detto deluso dell’andamento dei negoziati, affidati dal governo alle autoritĂ regionali, in particolare ha piĂą volte lamentato la mancata partecipazione di alti rappresentanti di Nuova Delhi. In settimana, interrogato sulla vicenda, il titolare della Farnesina Giulio Terzi si è detto incerto sull’esito delle trattative che potrebbero protrarsi a lungo in uno stallo pericoloso.
MYANMAR – Si fa frenetica l’attesa per i risultati ufficiali e completi delle elezioni parziali e suppletive nell’ex Brimania, mentre la Lega Nazionale per la Democrazia annuncia apertamente il trionfo della paladina Suu Kyi. I dati definitivi potrebbero arrivare solo nel week-end a causa della vastitĂ del territorio nazionale e della mancanza di sistemi tecnologici, diversi episodi di brogli programmati sono stati denunciati dall’opposizione, ma l‘affluenza alle urne è comunque alta. Quello che è certo è che nemmeno un consenso popolare ampissimo potrebbe assicurare alla LND un ruolo di primo piano nel governo del paese, che resterĂ in ogni caso nelle mani dei militari. Suu Kyi, qualora eletta, dovrĂ accontentarsi di una tribuna ufficiale per i suoi discorsi a difesa della libertĂ e della democrazia.
CINA – Pechino continua a rimanere in un’atmosfera di stallo ed incertezza dopo la rimozione dalla carica politica del promettente astro nascente di Chonqing Bo Xilai. Nel week-end intense e frenetiche voci online di un coup militare imminente, correlati da testimonianze di movimenti di uomini e mezzi verso Pechino hanno portato le autoritĂ a chiudere 16 siti internet e a multare due social network, oltre ad una sfilza di arresti nell’intento di fermare i rumours. Oltre a legarsi ad uno scandalo diplomatico con il consolato americano locale, la vicenda di Bo Xilai non è ancora chiara ma continua a far tremare la certezza dell’avvicendamento del Politburo, l’organo di governo del PCC.
MEDIO-ORIENTE
Lunedì 2 – Kofi Annan sarĂ a Teheran in mattinata per discutere con le massime cariche della Repubblica Islamica le implicazioni della mancata attuazione del piano di pace per la Siria da parte del governo di Damasco. Dopo la visita ufficiale del premier turco Erdogan, l’Ayatollah Ali Khamenei si era giĂ pronunciato contro qualsiasi interferenza esterna nella gestione della crisi interna, riconfermando il pieno appoggio e sostegno all’alleato Bashar al-Assad. Le indiscrezioni dopo aver segnalato l’arrivo nel porto siriano di Tartus di una fregata russa con a bordo squadre d’elite dei corpi anti-terrorismo, danno per certa la presenza sul campo di battaglioni di pasdaran iraniani. Intanto nonostante il calo di acquirenti causa sanzioni, le esportazioni di greggio persiano hanno raggiunto i 16 miliardi di dollari dal marzo 2011. Sabato in una conferenza stampa le autoritĂ di Pechino sembrano aver rifiutato la proposta di Obama bollando le sanzioni sul greggio come “punizioni unilaterali“.
QATAR – Sempre al centro dell’attualitĂ internazionale il Qatar è la prima meta scelta dall’auto-esiliatosi vice premier iracheno Tariq al-Hashimi per un tour che lo porterĂ durante la settimana in altri paesi del Golfo. Al-Hashimi, rifugiatosi nel Kurdistan iracheno, è il nemico pubblico del governo sciita di Nuri al-Maliki, giunto al potere dopo la transizione guidata dagli Stati Uniti. Il Summit della Lega Araba di mercoledì scontro è stato in realtĂ il preambolo della visita ufficiosa, il Qatar ha infatti partecipato con un delegato di scarso rilievo, mandando un forte messaggio subliminale alla leadership di Baghdad. Nonostante l’Iraq voglia vendersi come un paese nuovo e forte dopo la fine dell’era di Saddam, rimane uno dei paesi piĂą instabili dell’area a causa delle fratture etnico-religiose tra sunniti, sciiti e curdi.
SIRIA – Si è chiusa domenica a Instanbul il secondo meeting del forum “Friends of Syria“, una coalizione dei volenterosi che coordina gli aiuti ai ribelli siriani. Dopo aver raggiunto l’accordo su una richiesta ufficiale all’inviato Kofi Annan affinchè indichi un ultimatum al governo di Damasco, i partecipanti hanno riconosciuto il Consiglio Nazionale Siriano come unico interlocutore legittimo. I paesi del Golfo hanno confermato la posizione preminente nella gestione delle rivolte della primavera araba, creando un fondo multimilionario per il finanziamento dei ranghi dell’Esercito Libero Siriano e per offrire ricompense ai disertori. Gli Stati Uniti hanno deciso di sbloccare altri 12 milioni di dollari in aiuti alla popolazione civile, mentre la Germania ha raddoppiato il suo impegno fino a 7,6 milioni di dollari. Burhan Ghalioun, leader del CNS si troverĂ ora a gestire cifre milionarie in attesa che anche il Consiglio di Sicurezza si pronunci in merito nella sessione di oggi.
Fabio Stella