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Iran: Siria, quanto mi costi

Il piano di pace di Kofi Annan, inviato speciale Onu e Lega Araba, giunge oggi al capolinea senza che la situazione in Siria sia cambiata di una virgola. Bashar al-Assad sembra convinto di seguire le orme del padre Hafez, autore morale del massacro di Hama del Febbraio '82, stavolta su scala nazionale. La guerra civile che da mesi scuote la Siria rischia però di provocare pesanti conseguenze anche per l'Iran: la trentennale alleanza tra Teheran e Damasco ha vissuto costantemente in bilico nell'ultimo anno, e la sua tenuta dipenderà strettamente dalle sorti del regime degli Assad e dalla piega che la diplomazia internazionale prenderà nei confronti della questione siriana

L'ALLEANZA RISCHIA IL CAPOLINEA – La cronaca quotidiana riporta notizie e aggiornamenti sull'andamento delle vicende in Siria, ma molto poco si sente parlare della linea di pensiero adottata a riguardo dal principale alleato regionale di Damasco, ovvero l'Iran. È fuor di dubbio che la Repubblica Islamica abbia optato per un atteggiamento alquanto defilato rispetto alla questione. È stato ribadito sia dal presidente Ahmadinejad che dalla guida suprema Ali Khamenei che l'Iran è pronto al sostegno militare al regime di Assad in caso di intervento straniero nella regione, e sia fortemente contrario a qualsiasi tipo di ingerenza esterna negli affari interni della Siria. Teheran per il momento guarda e quasi tace. Tace anche perché, tra tutti gli attori in gioco, proprio l'Iran è forse quello che meno vorrebbe arrivare, per lo meno a breve termine, allo scontro aperto: in un momento di crisi economica e diplomatica così acute, un conflitto militare contro una potentissima coalizione occidentale, che dissanguerebbe un'economia già fin troppo provata e dilapiderebbe preziose risorse da dedicare al programma nucleare, è senz'altro uno tra gli ultimi desideri dei vertici politici iraniani.

L'IRAN SI GIOCA TUTTO – Potrebbe non essere esagerato affermare che, in Siria, l'Iran rischia tutto: le sorti del regime degli Assad sono strettamente legate al futuro più o meno funesto della Repubblica Islamica. L'Iran rischia tutto, su più fronti. Dal punto di vista militare, per l'Iran una Siria così debole rischia di essere più un peso che un aiuto: in un eventuale conflitto con Israele, spalleggiato dagli Stati Uniti, Teheran potrebbe non ricevere un contributo significativo dall'alleato siriano, e sarebbe costretto quindi a fare affidamento sulle sole risposte armate di Hezbollah e Hamas. Da un punto di vista politico, la sopravvivenza di entrambi i regimi viene messa a dura prova in egual misura: se è vero che la Siria rischia di essere il prossimo Iraq, d'altra parte l'Iran, con la possibile perdita dell'unico prezioso alleato regionale che possiede, si troverebbe isolato e accerchiato e quindi molto più vulnerabile di quanto già non sia a essere il successivo bersaglio della catena di regime change operata dagli Stati Uniti in Medio Oriente. Quantomeno il regime rischia di essere messo definitivamente a tacere sul programma nucleare, civile o non civile che sia. 

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SOLDI E POTERE – Dal punto di vista economico, le conseguenze per l'Iran andrebbero a gettare ulteriore benzina sul fuoco della crisi che il Paese sta vivendo, frutto anche delle sanzioni sul programma nucleare: la Siria, infatti, è uno dei principali partner economici di Teheran, ma le difficoltà finanziarie che Damasco già sta attraversando, unite all'eventualità di un taglio netto dei rapporti bilaterali, nel caso la famiglia Assad non dovesse reggere all'urto, farebbero perdere all'Iran un prezioso mercato di sbocco per le proprie merci e risorse energetiche, oltre che investimenti. Infine, pesanti ripercussioni rischierebbero di verificarsi anche sul fronte religioso: finora, l'alleanza tra Siria e Iran ha avuto il merito di ridurre parzialmente la polarizzazione regionale tra i due principali rami dell'Islam, essendo l'Iran a guida e maggioranza sciita e la Siria a maggioranza sunnita ma guidata dalla famiglia Assad, appartenente alla setta alauita, che viene ricondotta al ramo degli sciiti duodecimani. Se il regime degli Assad dovesse venire meno, e in Siria, come in Iraq, si installasse un nuovo governo, rappresentante della corrente religiosa maggioritaria nel Paese, non è affatto da escludere che i legami con un Iran sciita e così radicale vengano allentati, se non del tutto interrotti.

BELLUM OMNIUM CONTRA OMNES – Più di ogni altra cosa, l'Iran, in Siria, rischia di trovarsi impantanato in quello stesso conflitto militare contro Israele e Stati Uniti che da anni si cerca, forse invano, di scongiurare: attualmente, considerati i faticosi piccoli progressi in campo diplomatico, è l'opzione più remota. Qualora dovesse prendere forma l'ipotesi di un intervento internazionale in Siria, che abbia come fine ultimo l'allontanamento degli Assad, il probabile (anche se non scontato) intervento militare iraniano a difesa dell'attuale regime (assicurato in questi ultimi giorni di fronte al primo ministro turco Erdogan dalla guida suprema Ali Khamenei) potrebbe portare l'Iran a giocarsi la propria partita sul nucleare sul terreno dell'alleato a Damasco. E il pericolo che possa nascerne una guerra di tutti contro tutti è forzatamente pensabile, ma di certo non impossibile.

Samantha Laura Cereda [email protected]

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