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Nigeria, Muhammadu Buhari è il nuovo Presidente

In tre sorsi − In Nigeria è stato eletto il nuovo Presidente: Muhammadu Buhari ha sconfitto Goodluck Jonathan con un vantaggio di oltre 2,5 milioni di voti. Le consultazioni si sono svolte in modo regolare, nonostante la presenza di Boko Haram e le denunce di brogli e infiltrazioni. Adesso per la Nigeria è fondamentale accettare l’esito del voto senza contraccolpi. In 3 sorsi.

1. I RISULTATI – Alla fine i pronostici dei sondaggi sono stati rispettati: nelle elezioni presidenziali in Nigeria Muhammadu Buhari ha ottenuto il 54%, contro il 45% di Goodluck Jonathan, che ha riconosciuto il risultato (gli altri dodici candidati sommati rasentato l’1%). Nelle settimane precedenti quasi tutte le statistiche avevano previsto il successo dell’ex militare, alcune con un margine risicato, altre con distacchi a doppia cifra, ma nel complesso sempre in suo favore. E sotto questo aspetto c’è stata perfetta coincidenza con l’opinione della maggior parte degli osservatori e con la sensazione diffusa tra i nigeriani. Goodluck Jonathan è il primo Presidente dal 1999 a non essere rieletto, anche perché ampia parte dei cittadini stava mostrando già da tempo segnali di insoddisfazione riguardo al suo operato, imputandogli tre grandi responsabilità: l’azione blanda contro Boko Haram (con la sottovalutazione del problema quando l’emergenza poteva essere ancora arrestata), l’incapacità di governare l’economia e la linea morbida contro la corruzione. Al contrario Muhammadu Buhari, che fu capo di Stato golpista della Nigeria tra il 1983 e il 1985, è riuscito a trasmettere un’immagine diametralmente opposta, con un programma basato sulla lotta al malaffare e sul pugno duro contro il terrorismo. Buhari torna al potere nell’epoca democratica con la fama dell’incorruttibile e del difensore dell’etica pubblica – una vocazione che negli anni Ottanta lo portò ad attuare politiche discutibili e violazioni dei diritti umani. Il nuovo Presidente, che si insedierà il 29 maggio, ha saputo intercettare la richiesta da parte dei nigeriani di un nuovo corso, basato sulla lotta senza quartiere contro Boko Haram e sulla liberazione delle risorse divorate dalla piaga endemica della corruzione. Ecco perché gran parte della classe media ha criticato aspramente Jonathan – è ancora presto, però, per un’analisi approfondita del voto – e perché nei bastioni del Sud (in prevalenza cristiani) l’affluenza in certi casi si è dimezzata rispetto al 2011. Al contrario, Buhari ha trionfato nel Nord, a lui più vicino per motivi etnico-religiosi e dove la partecipazione è stata maggiore, ma ha vinto anche in Stati che in passato avevano scelto con decisione Jonathan.

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La fila per votare in un seggio a Lagos

2. LA NIGERIA ALLE URNE – Le consultazioni si sono svolte complessivamente in modo regolare, tanto che le Nazioni Unite si sono congratulate con la Nigeria. Sul Paese gravava lo sguardo di tutta la comunità internazionale: la prima economia africana, terra dalla vorticosa crescita e campo di battaglia fondamentale contro il terrorismo, stava affrontando un passaggio cruciale per il futuro del continente nero. E, in base a quanto sta emergendo, i nigeriani sono riusciti a gestire il processo democratico. Ovunque si sono viste lunghe file fuori dai seggi, con gruppi di elettori organizzati per attendere il proprio turno, cucine mobili e donne con indosso abiti nuovi.
Purtroppo, però, non sono mancati episodi oscuri.
Innanzitutto l’inevitabile zampata di Boko Haram, che ha ucciso 41 persone nel Nordest, 23 delle quali sono state decapitate con una motosega tra venerdì e sabato. Altri tentativi, comprese due autobombe, non hanno invece provocato vittime. Alcune sezioni nel Nord sono state chiuse per problemi di sicurezza, causando l’esclusione di molti cittadini dal diritto a partecipare alle consultazioni.
In secondo luogo le proteste per l’ostacolo alle procedure di voto. A Port Harcourt, capitale dello Stato petrolifero meridionale di Rivers, migliaia di sostenitori dell’All Progressives Congress (APC) di Buhari sono scesi in strada, manifestando contro i brogli e accusando il Governo di aver impedito l’accesso alle urne a decine di persone. Washington e Londra avevano parlato di «inquietanti interferenze politiche» nel voto, ipotesi smentita dalla Commissione elettorale nigeriana, la quale, comunque, sta indagando su segnalazioni di elettori minorenni, stranieri con documenti falsi arrivati in gruppi organizzati dall’estero e scrutatori sostituiti.
Infine, in circa 350 sezioni nelle quali c’erano stati problemi con le schede biometriche si è deciso di prolungare le operazioni anche alla giornata di domenica.

3. IL CLIMA SI SCALDA – Tuttavia, nonostante la Nigeria e la comunità internazionale possano affermare che il voto sia stato regolare e pacifico in molte zone, la situazione rischia di diventare incandescente. Buhari e Jonathan hanno sottoscritto due accordi di pacificazione, secondo i quali, in breve, entrambi si impegnano a riconoscere l’esito delle elezioni e a vegliare sulla reazione dei propri militanti. L’obiettivo è evitare le violenze emerse dopo le votazioni del 2011, quando ci furono oltre 800 morti. Nelle ultime ore i toni si stanno scaldando, sostenuti dalle reciproche accuse tra gli schieramenti per i già citati casi di brogli e per alcuni video che mostrano degli ufficiali elettorali prendere accordi con uomini del People’s Democratic Party (PDP) di Jonathan. In questo senso, forse per i nigeriani la prova più dura non è ancora finita.

Beniamino Franceschini

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’Università di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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