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Il 5 aprile il primo missile. Il 25 maggio il test nucleare. Ora, la Corea del Nord ha lanciato altri due missili, e la tensione è alle stelle. C’è chi parla di guerra imminente e chi minimizza. Grande incubo o grande bluff?

NUOVA PROVOCAZIONE           La Corea del Nord avrebbe testato due nuovi missili, probabilmente a corto raggio, effettuando i lanci da un sito posto a poca distanza dal porto orientale di Wonsan. La notizia è stata diffusa da un portavoce del Ministero della Difesa sudcoreano e potrebbe portare ad un nuovo innalzamento della tensione nell’area. In molti pensavano a nuovi test durante il weekend del 4 luglio come provocazione rivolta agli Stati Uniti, la decisione del Governo di Pyongyang ha sorpreso quindi anche gli analisti più attenti oltre che i politici della regione. Takeo Kawamura, Segretario del Governo di Tokyo, ha apertamente ammesso in una dichiarazione pubblica che l’esecutivo giapponese non era a conoscenza di ulteriori informazioni sul lancio e non aveva previsto la possibilità che questo potesse avvenire in anticipo rispetto alle previsioni. 

GLI SCENARI         Le parole di Kawamura lasciano pensare a due scenari distinti, entrambi probabili ma dal valore diametralmente opposto. La prima possibilità riguarda l’impreparazione dei servizi di intelligence della regione, incapaci di avvertire con preavviso i vari esecutivi dei programmi missilistici di Pyongyang. La seconda potrebbe lasciar pensare che la credibilità della minaccia nordcoreana sia ormai ridotta ai minimi termini, di tale pochezza da non impensierire i Governi dei paesi interessati.Nel caso in cui fosse il primo scenario a rivelarsi verosimile, tutta la regione sarebbe potenzialmente esposta ad eventuali attacchi nordocoreani senza avere alcune possibilità di mettere in atto strategie difensive o un piano di difesa nazionale efficace. Possibilità che sembra essere poco probabile dato il grado di sviluppo delle tecnologie di intelligence giapponesi e sudcoreane, senza contare la presenza in zona di unità statunitensi in stato di allerta costante. Appare quindi essere la seconda ipotesi quella più plausibile, con la possibilità che le continue minacce nordcoreane stiano perdendo di credibilità data la scarsa dotazione missilistica e tecnologica delle Forze Armate di Pyongyang. Secondo molti analisti militari al momento i missili Taepodong non possono infatti montare le testate nucleari prodotte in Corea del Nord, situazione che azzererebbe in pratica la capacità di colpire con armi nucleari non solo i paesi circostanti ma ancor più quelli posti fuori dalla regione. I missili a corto raggio potrebbero rivelarsi incapaci di provocare danni ingenti e la loro intercettabilità dovrebbe essere garantita in primo luogo dalle unità navali statunitensi nell’area. 

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IL FUTURO        Al momento non sembrano esserci state dure reazioni all’iniziativa nordcoreana e anche gli Stati Uniti non hanno fatto che ribadire quanto già dichiarato in precedenza. Il lancio è avvenuto mentre era in corso a Pechino una riunione tra una delegazione della Casa Bianca e funzionari del governo cinese sulla risoluzione adottata dopo il test di Pyongyang del 25 maggio scorso. L’incontro potrebbe portare ad una maggiore pressione cinese sulla leadership nordcoreana e alla definitiva chiusura della questione nucleare. Difficilmente infatti Pechino ed in particolare Washington, alla luce della tensione figlia degli episodi precedentitollereranno ancora per molto le iniziative di una Corea del Nord pronta a portare scompiglio in una regione economicamente fondamentale come quella del Pacifico.

Simone Comi

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