mercoledì, 24 Aprile 2024

APS | Rivista di politica internazionale

mercoledì, 24 Aprile 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

Del doman non v’è certezza…

Guardando alle dinamiche dell'ultimo anno, questa settimana ci interroghiamo sul cambiamento radicale che ha colpito il nuovo paradigma internazionale con la fine della Guerra Fredda. Allora crisi, conflitti e rivoluzioni apparivano sempre chiaramente inquadrate nel confronto irriducibile tra le due superpotenze, suscitando sentimenti di sicurezza nelle figure chiamate ad analizzare tali vicissitudini. Nel mondo di oggi, dopo la Guerra nel Golfo, la crisi dei Balcani, l'11 Settembre e gli interventi unilaterali statunitensi e la più recente Primavera Araba, gli appassionati affrontano una crisi delle certezze confermata dalla tendenza iniziale di questo 2012 che continua a sballottarci tra scandali, venti di guerra e la ricaduta nel baratro del continente africano. E' con questa sfida che riprendiamo oggi il nostro sguardo alle relazioni internazionali nel tentativo di decifrare il nuovo codice dell'era del dopo Guerra Fredda

EUROPA

Lunedì 30-Venerdì 4 – Altro tour europeo per il vice-premier cinese Li Keqiang, che insieme a Xi Jinping formerà la nuova diarchia al potere a Pechino. Su invito dei governi di Russia, Ungheria e Belgio, Li partirà lunedì da Mosca dopo la grandola d'incontri di prim'ordine con Medvedev e Putin per toccare prima Budapest e poi Bruxelles, dove incontrerà anche le massime cariche dell'UE. Proprio quest'ultima tappa nei palazzi dell'Unione servirà a rafforzare la cooperazione strategica tra le due potenze economiche in vista del cambio di leadership che si sta preannunciando meno scontato del previsto in terra di Cina. Il futuro premier avrà la possibilità di farsi conoscere la grande pubblico occidentale, rafforzando così la sua statura di leader in patria. Sarà intreressante seguire gli sviluppi degli incontri in Ungheria, vista la situazione tesa e confusa, chissà che la visita di un burocrate orientale non si trasformi in una pacificazione di massima tra Budapest e Bruxelles.

Giovedì 3 – Dopo l'ennesimo declassamento operato dalle agenzie di rating che sembrano tenere le redini della crisi dei debiti sovrani dell'Eurozona, la BCE non poteva scegliere una location migliore per il meeting del Consiglio di Governo di giovedì. L'appuntamento di Barcellona offrirà l'opportunità di ribadire il sostegno dell'Unione ai membri più colpiti dalla crisi di credibilità in onda sui mercati. In attesa del secondo round elettorale francese, ci aspettiamo un'atmosfera di tensione visti gli inni anti-Fiscal Compact suonati in pompa magna dal socialista Hollande. Quello che sicuramente non accadrà è l'ennesima iniezione di crediti alle banche, dopo gli ultimatum di Mario Draghi contro la stretta creditizia. Mentre ad Atene ormai piange lacrime di austerità, anche le istituzioni europee si spostano verso il capezzale dell'ultima vittima della pandemia finanziaria.

AUSTRIA – Nel consueto appuntamento settimanale con gli scandali politico-diplomatici, stavolta puntiamo dritti su Vienna, più precisamente nel bel Danubio blu. E' infatti nel leggendario corso d'acqua che è stato ritrovato il corpo esanime dell'ex ministro del petrolio di Gheddafi, Shukri Ghanem. L'ex membro del governo libico aveva sancito il punto di svolta della politica energetica di Tripoli, rivestendo anche la carica di rappresentante presso l'OPEC, la cui sede è proprio nella capitale austriaca. Ghanem aveva abbandonato gli incarichi ufficiali nel giugno del 2011, all'apice dello scontro militare intestino, tagliando ogni rapporto col paese d'origine per collaborare con una compagnia austriaca. Secondo fonti di polizia il corpo non presenterebbe alcun segno di violenza, ma restano oscure le cause della morte misteriosa, sarà l'autopsia a dirci se la morte di uno degli uomini del raìs potrebbe essere ricondotta alla situazione confusa in cui versa attualmente la Libia.

AMERICHE

STATI UNITI – Ha dell'incredibile la vicenda che lega 24 ufficiali militari e agenti dell'intelligence americana allo scandalo sessuale esploso durante il Cumbre de las Americas a Cartagena, in Colombia. I moderni James Bond sarebbero stati adescati da alcune prostitute locali mettendo in pericolo dettagli delle operazioni di scorta e protezione del Presidente Obama al meeting ufficiale. Il direttore dei Servizi Segreti Mark Sullivan ha emesso domenica nuove linee guida riguardo la presenza in luoghi dalla dubbia reputazione cogliendo al volo la richiesta del Dipartimento di Stato. Tuttavia è di giovedì l'indiscrezione di un altro vis-à-vis a pagamento da parte di ufficiali del servizio nella capitale salvadoregna San Salvador la scorsa primavera, creando così un vero e proprio "caso sudamericano" nei servizi di sicurezza di Washington. La verità è che il tempismo della repressione e la pubblicità concessa allo scandalo fanno pensare ad un tacito accordo tra stampa e Barack Obama, probabilmente colpito dalle abitudini esecrabili del suo servizio scorta.

COLOMBIA – Balzate all'apice delle cronache internazionali, cadute in disgrazia dopo la guerra aperta al governo colombiano, le FARC sembrano intenzionate a tornare alla vecchia abitudine dei sequestri internazionali. Stavolta è toccato a Romeo Langlois, corrispondente per il canale all news francese France 24 e Le Figaro, cadere nelle mani dei ribelli marxisti, dopo uno scontro a fuoco in cui sono caduti tre militari e un ufficiale di polizia colombiani. La parola resta ora al Presidente Juan Manuel Santos, l'uomo forte di Bogotà impegnatosi personalmente nelle trattative politiche con il movimento di guerriglia che gestisce il narco-traffico nelle regioni meridionali. Chissà che la nuova pedina impersonata da Laglois non possa portare ad un nuovo passo verso la conclusione della contrapposizione tra FARC e governo centrale, gli ostaggi aumentano infatti le pressioni internazionali al negoziato, come testimoniato dal caso emblematico di Ingrid Betancourt.

CANADA – Sa di vera e propria impresa l'impegno politico assunto dal governo canadese per far digerire alla popolazione l'accordo di libero mercato con l'Unione Europea, che sarà siglato a breve dopo l'intesa raggiunta su circa il 75% delle tematiche in ballo. Il Comprehensive Economic and Trade Agreement (Ceta) detiene già un primato, anche prima di aver incassato le firme di Ottawa e Bruxelles, ovvero quello di essere la più importante intesa commerciale della storia canadese. Secondo il pool di promotori politici dell'accordo, 15 ministri, 3 deputati e 18 senatori, l'intesa garantirebbe una crescita del 20% degli scambi commerciali, una crescita annua dell'economia canadese quantificabile in 12 miliardi di dollari. Particolarmente entusista sembra il Ministro delle Risorse Naturali Joe Oliver, che parla di «Un accordo ambizioso con l’Ue rappresenterebbe una grande vittoria per i lavoratori, le imprese e le famiglie di Toronto». Attendiamo con impazienza il feedback della controparte europea e dei 27, con la certezza che dall'altra parte dell'Atlantico il morale potrebbe essere ben più cupo viste le condizioni delle economie europee.

AFRICA

LIBERIA – Sa di record internazionale la nuova impresa della Corte Speciale per la Sierra Leone, il tribunale internazionale istituito dall'ONU con base a L'Aia, nei Paesi Bassi, ha infatti disposto la prima sentenza d'arresto preventivo nei confronti dell'ex Presidente liberiano Charles Taylor. Il politico si sarebbe macchiato di crimini di guerra e contro l'umanità appoggiando attivamente i ribelli in Sierra Leone nella guerra civile per i celeberrimi "blood diamonds", grazie anche all'appoggio della CIA statunitense. Il verdetto per Taylor è atteso per il 30 Maggio, anche se la sentenza di colpevolezza sembra ormai scontata, visto il corso del procedimento giudiziario. La decisione della Corte ha suscitato sollievo e soddisfazione nell'ormai tranquilla Sierra Leone, destando però sentimenti contrastanti in Liberia, dove la popolazione si divide tra sostenitori e oppositori della figura emblematica di Charles Taylor.

Sabato 5Omar al-Bashir muove un altro passo verso la guerra aperta con il Sudan del Sud, con l'imposizione decisa domenica dello stato d'emergenza lungo la frontiera tra i due stati, nelle regioni del Sud-Khordofan, Nilo Bianco e Sennar. La risoluzione permette all'elite politica di Khartoum di istituire tribunali speciali regionali e soprattutto di bloccare ogni scambio commerciale e petrolifero con Juba, che dipende fortemente dagli oleodotti sudanesi. Ma la vera data emblematica della questione è quella di sabato, giorno in cui scade l'ultimatum concesso dal governatore dello Stato del Nilo Bianco ai 12.000 profughi sud-sudanesi per abbandonare la periferia meridionale di Khartoum. E' già iniziato il fuggi-fuggi generale degli operatori umanitari e commerciali presenti nell'area dopo l'arresto di due funzionari di una compagnia sudafricana, la situazione si appresta a ricadere nel baratro della guerra mentre si attende l'invito al negoziato dall'alleato comune cinese.

NIGERIA – E' ancora Kano, città nel nord della Nigeria, il teatro degli attacchi terroristici di domenica del famigerato movimento islamico Boko Haram, obiettivo la comunità cristiana locala, colpevole di coltivare "l'educazione occidentale" contro cui si batte la cellula estremista nigeriana. Secondo la Croce Rossa l'ultimo attacco di una tristemente lunga serie avrebbe lasciato sul posto almeno 16 cadaveri, i feriti sarebbero invece alcune dozzine. Secondo il Luogotenente Iweha Ikedichi, portavoce locale dell'esercito, l'attacco condotto con ordigni e armi automatiche avrebbe preso di mira un teatro utilizzato come luogo di culto. Già Giovedì due ordigni nella sede del quotidiano This Day nella capitale Abuja e nella città di Kaduna avevano causato la morte di 9 persone, generando il panico nella popolazione civile. 

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ASIA

Lunedì 30-Martedì 1 – Sarà una felice coincidenza la presenza contemporanea in Myanmar del Segretario Generale ONU Ban Ki Moon e dell'Alto Rappresentante dell'UE Catherine Ashton, entrambi giunti nel paese per testare l'apertura politica alle opposizioni. La Ashton ha presenziato domenica all'apertura a Yangon, antica capitale birmana, di un ufficio UE che si occuperà di aiuti allo sviluppo locale, ponendo le basi per l'apertura di una rappresentanza ufficiale dopo la sospensione delle sanzioni economiche di Bruxelles. Ban Ki moon incontrerà il Presidente Thein Sein, l'uomo delle riforme, per poi offrire al Parlamento di Naypyidaw un discorso ufficiale in favore del processo di apertura, il primo da parte di un diplomatico straniero in visita. Martedì ci sarà spazio per un meeting faccia a faccia tra il Segretario delle Nazioni Unite e la leader della Lega Nazionale per la Democrazia Suu Kyi, in programma a Yangon.

Lunedì 30-Venerdì 4 – I rapporti tra Washington e Pechino non sono mai stati tanto alle corde come lo saranno questa settimana, dopo la notizia dell'asilo offerto dall'ambasciata americana al dissidente fuggitivo Cheng Guangcheng, scappato dai domiciliari verso la salvezza. Il caso ripropone gli stessi caratteri della vicenda che ha coinvolto l'ex sindaco di Chonqing Bo Xilai e il suo in-fedele poliziotto Wang Lijun, che aveva chiesto asilo al consolato statunitense di Cheng Du. Guangcheng è un avvocato che si batte per i diritti civili e politici in Cina, non vedente dalla nascita sarebbe riuscito a fuggire dagli arresti domiciliari grazie ad un probabile aiuto della diplomazia americana, mettendo in dubbio l'esito della visita di Hillary Clinton e Timothy Geithner. L'evento, in programma da tempo, avrebbe dovuto riguardare l'aspetto economico-finanziario della partnership tra Washington e Pechino, offrendo una ghiotta occasione per discutere della situazione in Sudan e in Siria al Segretario di Stato. Da domenica è giunto a Pechino Kurt Campell, l'assistente della Clinton per le questioni pacifico-asiatiche, nel tentativo di stabilizzare la situazione al limite della tensione in vista della visita di giovedì.

PAKISTAN – Dopo l'esplosione della controffensiva talebana nel confinante Afghanistan, il Pakistan torna al centro delle cronache globali grazie ad una serie di avvenimenti impressionanti nel giro di pochi giorni. Nell'ordine troviamo innanzitutto il caso che riguarda da vicino il Premier Yusuz Raza Gilani, condannato ad una detenzione simbolica di un minuto per aver chiuso frettolosamente un caso di corruzione riguardante il Presidente Asif Ali Zardari. Gilani si è rifiutato categoricamente di dimettersi dall'incarico affermando che solo il Parlamento ha il potere di sfiduciare il premier, secondo l'ordinamento democratico. Spostandoci a Quetta, nel sud-ovest del paese, registriamo la triste notizia del ritrovamento del corpo senza vita del cooperante britannico del CICR rapito in Gennaio durante un assalto. In Waziristan invece, torna la minaccia fantasma dei droni della CIA, stavolta sono tre le vittime di un attacco missilistico andato a segno contro i ribelli dell'area tribale come confermato da fonti dell'intelligence pakistana. Infine, per chiudere il focus pakistano, sono almeno 6 i morti e 16 i feriti di un'operazione congiunta tra polizia e forze speciali dell'esercito nel quartiere Lyari della città di Karachi, nell'area dove la criminalità organizzata gode di un dominio totale. Il capo locale della polizia Fawwad Khan ed altri ufficiali sono stati uccisi durante un attacco con granate e lanciarazzi che ha lasciato senza vita anche 5 civili intrappolati nello scontro a fuoco.

MEDIO ORIENTE

Lunedì 30 Aprile – La missione impossibile affidata ai 300 osservatori dal casco blu nel pantano siriano, si appresta a diventare l'impresa più rischiosa della storia delle crisi politico-militari delle Nazioni Unite. Gli osservatori, che possono accedere sul campo di battaglia solo col consenso degli attori in gioco, sono chiamati a vigilare su una tregua e un cessate il fuoco mai iniziati veramente, col rischio di finire in trappola tra i due schieramenti. Quello che è certo è che il dispiegamento dei 300, degni del richiamo al leggandario manipolo di spartani, non è altro che l'ultima chance della Comunità Internazionale al piano della pace di Kofi Annan. Il diplomatico ed ex segretario generale, ha speso il suo incarico di inviato speciale rimbalzando da un capo all'altro del pianeta in cerca di un consenso inesistente sulle sorti del paese piccolo, ma strategico. Con i francesi capofila nell'intonare la marcia dell'intervento umanitario, Cina e Russia intente a prendersi tutto il tempo che il veto gli concede, chissà che non sia ancora una coalition of the willings la soluzione scontata ad una situazione precipitata ormai da mesi.

EGITTO/ARABIA SAUDITA – Continua lo stallo diplomatico tra Ryadh e Il Cairo in seguito all'arresto dell'avvocato egiziano Ahmed el-Gezawi in Arabia Saudita, accusato di profanazione del nome del sovrano Abdullah al-Saud. Centinaia di oppositori egiziani si erano dati appuntamento durante tutta la settimana per contestare la misura detentiva nei confronti del difensore legale degli attivisti per i diritti umani. Le proteste hanno dato il via al richiamo dell'Ambasciatore saudita in patria per consultazioni, formula diplomatica utilizzata per esprimere risentimento e disapprovazione verso le autorità egiziane. Secondo l'ONG Arabic Network for Human Rights Information el-Gezawi sarebbe stato bersagliato a causa del suo operato contro le condizioni disumane dei detenuti egiziani in Arabia Saudita, ricevendo una sentenza detentiva di un anno senza la possibilità di assistere al procedimento giudiziario.

ISRAELE – Sa di scontro totale la guerra giornalistica in corso in Israele tra figure di spicco del mondo dell'intelligence e il governo del conservatore Benjamin Netanyahu, accusato dall'ex capo del Mossad Meir Dagan di condurre una campagna messianica contro il regime iraniano. In realtà il J'accuse dell'ex Mossad è solo un capitolo di una saga della critica in onda principalmente sui titoli del quotidiano Haaretz, vicino alle posizioni europee più che isareliane. Già in passato Dagan aveva appoggiato con forza la strategia silenziosa della campagna di omicidi mirati contro gli scienziati iraniani, criticando il rullo di tamburi a favore di uno strike dell'aviazione. La scorsa settimana è toccato poi a Yuven Diskin, ex capo dello Shin Bet, l'equivalente interno del Mossad, criticare la leadership di Gerusalemme per la politica verso Teheran. Ma il climax dello scontro di parole si è raggiunto domenica in una conferenza a New York dove l'ex premier Ehud Olmert, l'ex capo delle IDF Gabi Ashkenazi e Meir Dagan hanno incalzato ed accusato il Ministro per la Protezione Ambientale Gilad Erdan riguardo alle esternazioni di Diskin. Con l'invito a leggere il resoconto del siparietto, che trovate qui, ci chiediamo con quali premesse Netanyahu intenda procedere nel suo piano per l'Iran annunciato come concertato con i membri dell'intelligence.

Fabio Stella [email protected]

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Fresco di laurea in relazioni internazionali, con il sogno della carriera diplomatica nel cassetto, la voglia di nuovo e la curiosità l’hanno spinto per fare le valigie per l’estremo Oriente, da dove non sembra voler più tornare. Autore del “7 giorni in un ristretto” redige per voi il calendario della Comunità Internazionale ogni lunedì anticipandovi curiosità, scandali, intrighi e retroscena della geopolitica in ogni angolo del pianeta. Citazioni altisonanti e frasi ad effetto le sue armi “preferite” insieme all’ambizione di rimanere perennemente in equilibrio sul filo del rasoio delle previsioni “da sfera di cristallo”, con una tazzina di “caffè” rigorosamente “espresso” in mano.

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