Secondo appuntamento con gli approfondimenti spaziali del Caffè. Spesso si parla della Stazione spaziale internazionale (ISS), ma come è nato il progetto? Come ha raggiunto l’orbita terrestre e come viene gestita?
LE ORIGINI DEL PROGETTO – L’idea di una collaborazione internazionale nel settore spaziale nacque nel 1972, quando Stati Uniti e Unione Sovietica decisero di creare una missione congiunta in cui un veicolo spaziale sovietico di tipo Soyuz si sarebbe incontrato in orbita terrestre con uno statunitense di tipo Apollo. I due equipaggi avrebbero passato alcuni giorni insieme, svolgendo anche esperimenti scientifici congiunti. La missione spaziale, denominata freddamente ASTP (Apollo Soyuz Test Project – Progetto di prova tra Apollo e Soyuz), si svolse nell’estate del 1975. Nel 1986 l’URSS lanciò la stazione spaziale Mir (in russo “pace” o “mondo”) e aprì la collaborazione a tutti i Paesi che ne avessero espresso l’intenzione. Con la fine della Guerra Fredda, le maggiori potenze spaziali decisero di intraprendere un progetto comune a lungo termine che portasse a una collaborazione stabile in orbita terrestre. La “fase 1” è stato il programma Shuttle-Mir tra Stati Uniti e Russia, nell’ambito del quale diverse volte la navetta spaziale della NASA si agganciò alla stazione spaziale russa. Inoltre, fu permesso ad astronauti statunitensi di poter volare sulle Soyuz e di trascorrere mesi a bordo della Mir. La “fase 2” del progetto di collaborazione sarebbe stata la realizzazione di una stazione spaziale congiunta.
COME È STATA COSTRUITA – L’accordo finale per l’avvio del International Space Station Program (programma per la Stazione spaziale internazionale) fu denominato Space Station Intergovernmental Agreement (accordo intergovernativo per la stazione spaziale – IGA) e fu firmato dalle agenzie spaziali rappresentanti i Paesi partecipanti il 27 Gennaio 1998. In realtà, l’inizio della preparazione dei primi moduli della ISS (International Space Station – Stazione spaziale internazionale) era avvenuto anni prima. Il primo di questi moduli a essere lanciato fu il russo Zarya nel Novembre 1998, seguito poco dopo dallo statunitense Unity, portato in orbita e agganciato allo Zarya dallo Space Shuttle Endeavour (l’aggancio avvenne tramite il braccio robotico Canadarm in dotazione allo Shuttle). Nei successivi anni sono stati aggiunti altri moduli, di provenienza russa, statunitense, europea (precisamente dell’ESA, l’Agenzia spaziale europea), giapponese e canadese. I moduli russi sono giunti in posizione grazie al pilota automatico e a propri motori, mentre i restanti sono stati agganciati al complesso dallo Space Shuttle nel corso di numerose missioni. L’ultimo modulo pressurizzato (ossia abitabile da astronauti), il Leonardo di costruzione italiana, è stato collegato nel 2011. Al momento attuale, l’intera struttura è estesa all’incirca come un campo da calcio, con un volume abitabile di 837 metri cubi.
Video 1: la sequenza di assemblaggio della ISS, compreso il nuovo modulo scientifico russo previsto per quest’anno
GESTIONE E UTILIZZO – La ISS è gestita congiuntamente dalle agenzie spaziali parte del programma, ovvero la russa Roscosmos, la statunitense NASA, l’europea ESA, la giapponese JAXA e la canadese CSA (Canadian Space Agency). Diversi centri di controllo appartenenti alle agenzie partner fungono da centri di comunicazione, di raccolta e trasmissione di dati telemetrici e di tracciamento. Il più famoso di questi centri è, ovviamente, quello di Houston negli USA. In base all’accordo del 1998, ogni agenzia ha il diritto di utilizzo dei moduli registrati come propri. Roscosmos applica questa disposizione, concedendo l’utilizzo dei moduli russi ad astronauti di altre nazionalità tramite accordi bilaterali. Le altre agenzie hanno invece optato per una divisione delle quote d’utilizzo modulo per modulo tra loro. I partners del programma si dividono anche i costi di rifornimento della ISS: le agenzie gestiscono veicoli cargo automatici che portano rifornimenti, parti di ricambio ed esperimenti scientifici a bordo della stazione. Per quanto concerne il ricambio degli equipaggi (ogni astronauta/cosmonauta trascorre circa cinque mesi e mezzo a bordo), dopo il ritiro dello Space Shuttle è la Russia a garantirlo con i propri veicoli Soyuz, che fungono anche da “scialuppe di salvataggio” in caso di emergenza.
Emiliano Battisti
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più
Mir: questa stazione spaziale fu lanciata nel 1986 dall’Unione Sovietica, che intendeva confermare il proprio primato come Paese maggiormente esperto nella gestione di complessi orbitali permanenti e voli spaziali di lunga durata. Nel corso degli anni furono aggiunti moduli ulteriori che ne espansero il volume abitabile, l’ultimo dei quali fu agganciato nel 1996. Il controllo della stazione passò alla Russia quando l’URSS si disciolse. Nel 2001 la Mir è rientrata nell’atmosfera disintegrandosi sopra il sud Pacifico.
Dati telemetrici: insieme di dati che arrivano all’operatore per via informatica. Questi possono riguardare il funzionamento dei sistemi della ISS, lo stato dell’aria interna, l’assetto, l’orientamento e, se necessario, lo stato di salute dell’equipaggio. Vengono inviati a terra dalla stazione tramite apposite antenne. [/box]