- Sempre più attori, statali e non, sono protagonisti nel settore spaziale
- La competizione domina il settore dell’utilizzo dello spazio, la cooperazione quello dell’esplorazione
- Una nuova corsa all’esplorazione dello spazio è improbabile a causa dei costi altissimi nel correre da soli
Il settore spaziale ha un grande impatto nella vita quotidiana a più livelli. Al 16 dicembre 2019, c’erano in orbita 2.218 satelliti tra istituzionali, militari e commerciali. Un giro d’affari che si misura in miliardi di euro. Il settore può essere diviso in due parti: l’uso dello spazio e l’esplorazione. Nel primo, domina la competizione tra Stati, consorzi di Stati, organizzazioni internazionali e aziende.
Per quanto riguarda i Paesi, oltre agli storici Stati Uniti, Russia e membri dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), due attori stanno guadagnando posizioni sempre più di primo piano: Cina e India. Tra le aziende, il fenomeno tecnologico e mediatico della Space Exploration Techonolgies Corporation (meglio nota come Space X) del miliardario visionario Elon Musk sta trainando un gruppo di vecchie e nuove realtà su nuove tecnologie nel settore dei lanciatori. È necessario notare, però, che non ci si muove in un regime di concorrenza vera e propria, perché i Paesi avvantaggiano le aziende nazionali prediligendo i loro prodotti su quelli degli altri. Questo vale sia per l’industria satellitare sia per quella dei razzi.
Per quanto riguarda l’esplorazione, invece, da anni la collaborazione regna sovrana, con il programma della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) come esempio principale. Una nuova corsa spaziale è più probabile nel settore dell’uso dello spazio rispetto a quello dell’esplorazione, dove per i prossimi obiettivi, Marte in primis, andare da soli ha costi troppo alti. Una corsa competitiva nel settore satellitare e dei lanciatori potrebbe portare benefici a tutti gli utenti, inclusi quelli più generali, in termini di miglioramento dei servizi e diminuzione dei costi.
Emiliano Battisti