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India: nuova strategia per una nuova potenza

Il premier Modi sta ridisegnando la politica estera dell’India per accrescerne il ruolo regionale e globale. Quali sono le implicazioni che la nuova strategia di New Delhi nell’Est asiatico ha per la regione?

DAL LOOK EAST… – La politica estera dell’ India è stata improntata al cosiddetto Look East dal 1991. Il Paese attraversava da anni una dura crisi economica e il governo Rao vide come unica speranza di crescita l’apertura al commercio con l’estero e l’integrazione nel sistema economico-commerciale internazionale. E’ in questo contesto che si cercò, allora, un maggiore avvicinamento ai Paesi del Sud-est asiatico, protagonisti del celebre “miracolo asiatico” e pienamente integrati nell’economia globale. Nato come un avvicinamento economico e diplomatico, si è poi nel corso degli anni approfondito, arrivando a coinvolgere la dimensione politica, e si è esteso all’intera area del Pacifico.
Quella del Look East si è rivelata da subito una politica estera di successo per l’ India, che, grazie alle nuove relazioni nel Sud-est asiatico, ha conosciuto una sorprendente crescita economica e ha accresciuto la propria influenza politica. I Paesi della regione hanno trovato nell’India un partner commerciale e un alleato politico.

… ALL’ACT EAST – È a partire dal successo del Look East che si deve leggere il significato e le implicazioni del salto in avanti promosso da Modi, che ha realizzato un vero e proprio ripensamento della politica estera indiana. “Guardare ad Est” non è più sufficiente: è necessario “Agire a Est” per accrescere il ruolo dell’India a livello regionale e anche globale, per presentarsi come attore strategico primario, come security provider e riferimento credibile per i propri alleati nella regione.
Con Modi, quindi, New Delhi ha mantenuto come perno della propria politica estera le relazioni con i Paesi dell’area Asia-Pacifico, ma ha dato ad esse un nuovo significato.

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Fig.1 – Il primo ministro indiano Modi incontra il suo omologo giapponese Abe

L’OMBRA DI PECHINO – Nell’aspirazione di New Delhi a un maggior ruolo regionale e nel suo indirizzo di politica estera, centrale è il rapporto con la Cina: da una parte, la crescente presenza cinese nell’Oceano Indiano e le dispute lungo il confine dell’Arunachal Pradesh incentivano l’India ad adottare una politica di contro-bilanciamento nei confronti di Pechino. Dall’altra, l’aggressività di Pechino nel Mar Cinese del sud e, più in generale, nella regione dell’Asia orientale, spinge Paesi come Vietnam e Giappone a vedere nell’India un naturale partner. Tuttavia, leggere la politica dell’Act East come una mera politica “anti-Cina” sarebbe un forte limite, dal momento che il rapporto Cina-India è solo uno dei tanti aspetti sui quali si basa. Inoltre, la politica estera di Modi è caratterizzata da un elevato grado di pragmatismo e realismo politico, e quindi consapevolezza dei danni, economici e politici, che un inasprimento dei rapporti con Pechino comporterebbe.

INDIA, NUOVO PIVOT REGIONALE? – Il cuore dell’Act East è rappresentato dalle relazioni che l’India ha con Giappone, Vietnam, Indonesia e Australia, nonché con e tramite l’organizzazione regionale ASEAN. Il Giappone ha intensificato il proprio avvicinamento all’India in primo luogo per ragioni strategiche, ossia per creare, attraverso una partnership New Delhi-Tokyo basata sulla sicurezza marittima, un importante contraltare alla potenza cinese. Per l’India, il Giappone non è solo un prezioso partner commerciale relativamente a settore manifatturiero, tecnologie e infrastrutture, ma è anche (e soprattutto) la porta d’accesso alla regione Asia orientale e del Pacifico. I Paesi ASEAN sono sempre stati al centro della politica estera indiana. Per essi l’India è il potente alleato di cui hanno bisogno nella regione per rafforzare la propria posizione e difendere i propri interessi, sia economici sia strategici. Per queste ed altre ragioni essi hanno consentito all’India di proiettare la propria potenza navale nel Sud-est asiatico e accrescere la propria presenza nell’area, in primo luogo tramite la Marina, sempre più presente nei teatri orientali.
Tra i membri ASEAN meritano menzione speciale anche Vietnam e Indonesia. La relazione con il Vietnam ha un’importanza primaria perché, grazie alla posizione strategica di cui il Paese gode nell’Indocina e nel Mar Cinese del sud, New Delhi lo considera alleato chiave per estendere la propria influenza in quell’area. Attraverso gli accordi con il Vietnam, infatti, l’India ottiene una capacità di proiezione in Asia Orientale.
I rapporti India-Indonesia si basano in primis su legami storici e culturali tra i due Paesi, ma investono inevitabilmente anche l’aspetto politico e strategico: l’Indonesia gode, infatti, di una posizione privilegiata nello Stretto della Sonda e nello Stretto di Malacca. Questo è il collegamento principale tra Oceano Indiano e Pacifico e rotta commerciale primaria per le economie dell’Asia, per il trasporto di manufatti e, soprattutto, di energia. Per l’India mantenere buoni rapporti con l’Indonesia significa poter garantire cospicui benefici economici.
Altro pilastro, per quanto recente, della politica estera indiana è l’Australia. Dopo anni di scarse relazioni tra i due Paesi, Modi e l’omologo australiano Abbott hanno mostrato una rinnovata consapevolezza dell’importanza che le relazioni New Delhi-Sidney hanno in prospettiva: per entrambi i Paesi il rafforzamento della cooperazione navale e di sicurezza marittima avrebbe significativi benefici a livello economico, grazie alla generale stabilizzazione dell’area coinvolta dai flussi commerciali di reciproco interesse.

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Fig.2 – I capi di governo di Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam, India e Myanmar posano nel corso del summit ASEAN del novembre 2014

LA VERA SFIDA PER NEW DELHI –  Nell’ultimo anno, l’India è apparsa ancora più determinata ad emergere come potenza regionale, non solo sul piano economico-commerciale, ma anche a livello strategico, attraverso un maggiore coinvolgimento con alleati vecchi e nuovi. Questo però, per essere percepito come credibile, dovrà tradursi in un concreto attivismo che parta dagli interessi comuni per costruire veri e propri progetti di lungo periodo, in modo da evitare la scarsa disponibilità al coinvolgimento diretto, che ha finora rappresentato il principale limite dell’azione estera indiana. Solo superando i propri tradizionali limiti di politica estera, infatti, l’India potrà creare reti di cooperazione durature e dinamiche nella regione e passare da potenza sud-asiatica a potenza asiatica.

Marta Furlan

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Modi ha annunciato il passaggio dall’approccio del Look East a quello dell’Act East durante il summit ASEAN del novembre 2014, segnando una vera e propria svolta nella politica estera indiana. A spingere a questa svolta sono le ambizioni regionali di New Delhi, ma un certo ruolo è giocato anche dalle crescenti difficoltà dei rapporti al confine occidentale, con un Pakistan da sempre rivale e l’Afghanistan sempre più vicina a Islamabad e Pechino. [/box]

Foto: MEAphotogallery

 

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Marta Furlan
Marta Furlan

Sono nata a Milano nel 1993, e mi sono laureata in Lingue straniere per le Relazioni Internazionali all’Università Cattolica con una tesi sullo sviluppo del terrorismo jihadista da Al Qaeda ad ISIS. Attualmente sto frequentando un Master in European and International Studies presso l’Univeristà di Trento. Le mie aree di interesse principali sono la politica del Medio Oriente e il terrorismo islamico, e la mia grande passione è viaggiare.

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