EXPO Milano è finalmente cominciata e in questi mesi il dibattito internazionale sarà focalizzato sulle tematiche della sicurezza alimentare e della sostenibilità delle risorse naturali. Mantenere lo sguardo sempre proiettato verso il futuro suggerisce però di pensare già alla prossima edizione dell’Esposizione universale, che si svolgerà nel 2020 a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
DUBAI PROTAGONISTA – Ridurre la città-Stato di Dubai a un simbolo mondiale del lusso e della ricchezza derivanti dall’estrazione del petrolio sarebbe ingeneroso: Dubai è un hub della modernità e dell’innovazione, e non è dunque un caso se nel 2013 ha ottenuto dal Bureau International des Expositions (BIE) la possibilità di organizzare l’EXPO.
Dubai e gli Emirati hanno deciso di non perdere tempo, e sono determinati a giocare un ruolo da protagonisti anche quest’anno a Milano. Il padiglione degli EAU, una struttura imponente con pareti ondulate alte fino a 12 metri al fine di replicare le dune del deserto, è stato pensato per declinare il tema Cibo per la mente-Delineare e condividere il futuro. È proprio al futuro che guardano gli Emirati, soprattutto attraverso la città-Stato di Dubai, che è destinata a divenire sempre più un centro mondiale dei trasporti, della logistica e dei servizi finanziari. Ma anche un punto di avanguardia, fra gli Stati della Penisola Arabica, dal punto di vista del progresso sociale e dell’uguaglianza di genere: a EXPO Milano è stata infatti presente Khulood Atiq, che è riuscita ad affermarsi fra i tre principali chef del Paese ed è ora ambasciatrice della cucina araba nel mondo. Una storia simile a quella di Aisha al-Tamimi, chef di fama internazionale che è invece al lavoro nel padiglione del Qatar, dove si occupa di “formare” i cuochi del ristorante Sidra. Gli esempi di Khulood e Aisha sottolineano da una parte come il ruolo delle donne sia sempre più rilevante anche in società più tradizionali come quelle di Emirati e Qatar, e dall’altra come questi Paesi abbiano saputo fare tesoro dei pochi prodotti agricoli di cui disponevano per dare vita, con una buona dose di creatività, a una cucina e a uno stile alimentare degni di essere conosciuti in tutto il mondo attraverso la vetrina di EXPO.
Fig. 1 – Festeggiamenti per la scelta di Dubai come sede di EXPO 2020
CONNECTING MINDS, CREATING THE FUTURE – È dunque con questo spirito propositivo e aperto al domani che Dubai guarda al 2020. Il tema sarà Connecting Minds, Creating the Future (Connettere le menti, creare il futuro) e sono tre gli assi portanti lungo i quali la tematica sarà declinata:
- sostenibilità delle risorse idriche ed energetiche;
- efficientamento della mobilità e della logistica globale;
- conversione della recente crisi finanziaria in un’opportunità per cambiare il paradigma dello sviluppo economico.
Se Milano e l’Italia sono molto probabilmente i soggetti più adeguati a coordinare il dialogo globale sulla gestione delle commodities agricole e a proporre un nuovo sviluppo economico basato sulle opportunità dell’industria agroalimentare, Dubai è un attore appropriato per promuovere il dialogo sulla gestione di una risorsa scarsa come l’acqua e sulle nuove frontiere dello sviluppo economico, in una società globale che sarà sempre più dominata dalla fornitura di servizi ad alto tasso di tecnologia e di capitale umano.
UN LABORATORIO DEL FUTURO? – La città-Stato degli Emirati, del resto, è il frutto di una conversione economica lungimirante, dettata dalla necessità di trovare un’alternativa di lungo periodo a uno sviluppo che non può essere dipendente in maniera esclusiva dallo sfruttamento del petrolio, risorsa destinata ad esaurirsi e soggetta a volatilità di prezzo sui mercati internazionali. Ed è così che Dubai si appresta a divenire, insieme ad altri centri della regione come la già citata Abu Dhabi e Doha in Qatar, un fulcro dei mutamenti economici e tecnologici negli anni a venire. EXPO vuol dire però anche opportunità per investimenti, specialmente in infrastrutture: un settore nel quale Dubai si è rivelata negli ultimi anni all’avanguardia, rivoluzionando il proprio aspetto urbano con delle realizzazioni uniche al mondo (pensiamo alle isole artificiali o al Burj Khalifa, il grattacielo più alto al mondo con i suoi 828 metri). Secondo le stime per il medio periodo, Dubai e gli Emirati Arabi Uniti riceveranno circa 8,5 miliardi dollari stanziati per progetti di nuove infrastrutture, riscontrando inoltre un picco nella domanda di professionisti e dipendenti a tutti i livelli in materia ingegneristica e architettonica con uno spiccato interesse all’innovazione. La creatività messa in campo negli ultimi anni a Dubai sarà un carattere distintivo anche di EXPO 2020, per la quale sono attesi oltre 20 milioni di visitatori da tutto il mondo. Nel corso del 2015 si svolgeranno le gare di appalto per la realizzazione del sito espositivo: sono attesi investimenti per realizzare, tra gli altri progetti, un canale artificiale che collegherà il Golfo Persico con il sito espositivo. I lavori per la realizzazione di quest’ultimo dovranno essere completati entro ottobre 2019 (dunque circa un anno prima dell’inaugurazione).
Fig. 2 – Una veduta del modernissimo skyline di Dubai
OMBRE IN TEMA DIRITTI UMANI – Tutto ciò si potrà tramutare,ovviamente, in nuove opportunità lavorative, generando secondo le stime fino a 277mila nuovi posti di lavoro. Niente male per un Paese in cui, peraltro, la disoccupazione è già molto bassa: secondo le statistiche ufficiali del Governo degli Emirati (le uniche disponibili al riguardo), i senza lavoro nel 2009 (ultimo anno rilevato ufficialmente) erano appena il 4%. Questo tema assume tuttavia prospettive a tinte fosche, dato che su Dubai aleggia da alcuni anni una polemica, aperta principalmente dalle ONG, relativa alla presunta mancanza di tutela dei diritti umani, soprattutto dei lavoratori a bassa qualifica addetti alle mansioni di manodopera. EXPO 2020 potrà essere un’opportunità anche per tenere alta l’attenzione sull’aspetto dei diritti umani e per stimolare dunque Dubai e gli altri Paesi arabi ad effettuare dei progressi in questo ambito.
Davide Tentori
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Un chicco in più
Questo articolo è uscito originariamente sul magazine “LInC – Lavori in Corso“.
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