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A volte ritornano

L'esito delle elezioni presidenziali messicane è apparso decisamente scontato: come prevedevano i sondaggi, Enrique Peña Nieto, candidato del Partido Revolucionario Institucional (PRI). Dopo dodici anni di assenza dal potere, il PRI ha riconquistato la scena ma la vittoria del nuovo Presidente non sembra cristallina, come è stato denunciato dallo sconfitto López Obrador e da diverse organizzazioni di cittadini che hanno documentato diversi brogli

TUTTO COME PREVISTO –  A una settimana dalle elezioni, lo scenario uscito dalle urne è ormai delineato con chiarezza. Enrique Peña Nieto ha vinto con il 38% dei voti, il Partido Revolucionario Institucional (PRI) è tornato al potere dopo 12 anni di “cambio”. Il Partido de Acción Nacional (PAN) prima ha ringraziato i suoi votanti  con una conferenza di Josefina Vázquez Mota quando erano passate due ore dalla chiusura dei seggi elettorali e non c’era l’ombra di un risultato ufficiale; poi, prima della mezzanotte, si é immediatamente messo a disposizione del nuovo presidente, attraverso il discorso del Presidente uscente Felipe Calderón, che quando si erano scrutinati preliminarmente solo il 5 % dei voti aveva già annunciato la vittoria di Peña Nieto.

AL LADRO! – Certo  è che la vittoria di Peña Nieto ha destato molte polemiche. Il principale avversario, Andrés Manuel Lopéz Obrador del Partido Revolucionario Democrático (PRD), giunto secondo con il 31,41% dei voti, ovviamente non riconosce la vittoria, accusando il PRI di avere comprato voti e di frode. Per questo motivo ha chiesto ufficialmente che gli esiti delle elezioni vengano cancellati. La posizione di Obrador è sostenibile anche grazie a diversi movimenti di cittadini che continuano a denunciare su Facebook e Twitter e altre reti sociali le irregolarità avvenute con foto, video e documenti. L’ultimo é quello di un presidente di seggio di un municipio nel centro del Messico che davanti alle telecamere apre l’urna elettorale e la trova vuota, tra lo stupore generale, ma poi da un cassetto uno dei funzionari fa uscire i voti. (http://www.el5antuario.org/2012/07/presidente-del-cme-abre-urna-sin.html?spref=fb). Anche Josefina Vázquez Mota ha denunciato il verificarsi di brogli, seppur senza polemizzare in maniera così diretta con il vincitore e riconoscendone comunque la legittimità del primato.

Giovedì 5 luglio López Obrador ha annunciato in conferenza stampa di aver ricevuto 3500 carte di credito di uno dei principali distributori di alimentari del paese, Soriana, da parte di persone che l’avevano ottenuta promettendo di votare il candidato del PRI e che si sono poi pentiti. E il governatore dell’Estado de México, Eruviel, appartenente al PRI e successore di Peña Nieto, ha confermato di distribuire da marzo carte di credito del Soriana come programma educativo statale per le famiglie dei bambini delle elementari e delle medie. In effetti, a Città del Messico, un paio di negozi del Soriana sono stati chiusi dalle autorità della capitale a causa della troppa gente presente che metteva in condizioni di rischio la struttura dell’immobile.

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LE PROTESTE POPOLARI – E da lunedì scorso il movimento “Yo soy 132” sta manifestando pacificamente nelle strade di Città del Messico per denunciare le irregolarità del voto, mentre “Anonimous México” annuncia da qualche giorno che presenterá documenti e prove sulla corruzione esistente nell’Instituto Federal Electoral, l’organo garante delle elezioni, della democrazia.

I mezzi di comunicazione canonici, televisioni e giornali, unanimi ripetono che il presidente eletto é Peña Nieto, cosí come da 6 anni ripetevano che era il prossimo futuro presidente. Per cambiare la línea editoriale, non é bastata la denuncia del The Guardian, che ha mostrato i documenti che provano l’accordo tra il PRI, Peña Nieto e Televisa, la principale azienda televisiva messicana, per fargli una copertura mediatica privilegiata nei telegiornali e in tutti gli spazi informativi e per attaccare il candidato del PRD, Lopéz Obrador.

Il PRI, attraverso Manlio Beltrones, segnalato come vicino a gruppi narcotrafficanti dai rapporti antidroga della Agenzia antinarcotici statunitense nei primi anni 90, invece ha cominciato a parlare di legalità del processo elettorale e della necessità che tutti i partiti politici accettino queste libere e democratiche elezioni.

In attesa delle nuove manifestazioni cittadine e delle ultime risoluzioni ufficiali che daranno finalmente quasi una settimana dopo il risultato ufficiale delle elezioni, esempio e paradigma del Messico attuale é una vecchietta qualunque che intervistata ha dichiarato che lei il voto se l’era venduto, perché solo così sapeva che aveva un valore.

Andrea Cerami (da Città del Messico)

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