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Cuba riapre al mercato: Italia in prima linea

Dal 6 all’8 luglio l’ICE (Istituto per il commercio estero) ha organizzato una missione imprenditoriale a Cuba. Alla due giorni sull’isola caraibica, che ha recentemente riaperto la propria politica agli esteri e che sta trattando con gli Stati Uniti un nuovo approccio diplomatico dopo il termine di un embargo durato più di cinquant’anni, hanno partecipato Confindustria, Associazione Bancaria Italiana (ABI), UnionCamere, Alleanza delle cooperative italiane e la Conferenza delle regioni e provincie autonome, sotto il patronato del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Scopriamo che cosa ha da offrire Cuba all’Italia, e viceversa.

CUBA: UN SORSO DI STORIA – Quando si pensa a Cuba viene subito in mente la Rivoluzione degli anni Cinquanta, lo spirito combattente delle milizie popolari dell’isola ed i protagonisti dell’epoca, diventati per molti miti senza tempo. Ma dopo la Rivoluzione, Cuba è piombata di diritto tra i principali attori della Guerra Fredda, in veste antiamericana e anticapitalista, abbracciando l’ideologia marxista e la politica estera filo-sovietica. Questa presa di posizione, dettata dalla dittatura di Fidel Castro, ha portato l’isola verso un crescente isolazionismo, una drastica riduzione del potenziale dell’economia locale e una quasi totale assenza di imprenditoria e di libero mercato. Cuba è stata quindi il cuore dei Caraibi, che per cinquant’anni ha smesso di pulsare. Ora però qualcosa sta cambiando, e – come avvenuto con le riforme cinesi che hanno portato ad un’apertura dei mercati moltiplicando in maniera esponenziale il benessere del Paese e le opportunità di investimento – così a Cuba si aprono nuove aspettative. Ma com’era Cuba prima della Rivoluzione, e come sarà dopo? Scoperta da Colombo nel 1492 durante il suo viaggio (inconsapevole) verso le Americhe, Cuba diventa terra di conquista e colonizzazione da parte degli spagnoli e palcoscenico di numerose guerre tra potenze europee prima, e civili poi. Dopo due guerre d’indipendenza, raggiunta con la Pace di Parigi nel 1898, Cuba diviene completamente dipendente e assoggettata agli Stati Uniti d’America, nuova grande potenza in ascesa, che ne detteranno le dinamiche economiche, doganali, e anche politiche, al punto da appoggiare e favorire la dittatura di Fulgencio Batista. La dittatura, che garantiva all’isola produzioni agricole di proprietari terrieri e l’accesso privilegiato – laddove spesso non unico – delle industrie americane, termina la notte di capodanno del 1959, quando i rivoluzionari del movimento del 26 luglio, guidato da Fidel Castro, liberano L’Avana. Batista e i suoi seguaci fuggono a Santo Domingo. Un mese dopo Castro viene nominato Primo ministro: è la vittoria della rivoluzione cubana. Nel dicembre del 1961 Cuba si dichiara Repubblica democratica socialista. Il 17 aprile 1.500 mercenari anticastristi, armati dagli Stati Uniti, sbarcano sulla Baia dei Porci per raggiungere l’Avana e rovesciare il regime castrista, ma l’azione fallisce. Dal crollo dell’URSS, Cuba è rimasta sempre più sola e ha iniziato lenti ma consistenti passi verso un ritorno alle relazioni diplomatiche con l’estero e con i Paesi non socialisti, non ultime quelle con il Vaticano, che hanno senza dubbio giocato un ruolo cruciale negli anni Novanta prima, e nei mesi recenti per la risoluzione della situazione cubana. Cuba ora si appresta ad aprire le proprie porte e diventare un player cruciale dell’area caraibica e latino-americana.

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Fig. 1 – Fidel Castro con Nikita Kruscev: immagini da un passato che sembra preistoria

I NUMERI DELL’ECONOMIA –  Il regime di Raúl Castro sta cercando di modernizzare un sistema economico ancora molto arretrato, e basato principalmente sulle attività agricole. Lo Stato si ritrae in economia, lasciando spazio a crescenti (seppur sempre limitati) margini di mercato. I dipendenti pubblici sono stati ridotti ed è stata aumentata la quota di proprietà delle cooperative, autorizzate ora a rivendere sul mercato libero una minima parte della produzione eccedente la quota ceduta obbligatoriamente allo stato. La proprietà statale dei terreni è infatti scesa a circa il 30%, garantendo l’iniziativa e la proprietà individuale dei terreni agricoli, a oggi ancora principale fonte di sostentamento sull’isola. Nonostante gli effetti di questi cambiamenti risultino ancora poco palpabili, Cuba ha registrato una crescita del 3% del PIL nel 2013 e presenta un tasso di disoccupazione (prevalentemente femminile) intorno al 4%, fattori che hanno inoltre favorito un embrionale incoraggiamento, da parte del Governo, allo sviluppo della piccola iniziativa commerciale privata e misure volte a facilitare l’afflusso di capitali stranieri per investimenti, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente, ma ancora insufficienti a garantire una vera e propria modernizzazione dell’industria del Paese. Ulteriore riforma voluta dal regime per facilitare l’attrattività di capitali ed investimenti è l’avvio dell’unificazione tra il peso nacional, usato nel pagamento di pensioni e stipendi, e il peso convertibile, equiparato al dollaro e usato nelle importazioni e dal mercato turistico.
Il settore primario, come si è detto, risulta ancora il maggiore motore economico dell’isola. Le principali colture sono il tabacco (L’Avana e Pinar del Río sono importanti centri per la manifattura), la canna da zucchero, il caffè, la frutticoltura, gli ortaggi, il mais e il riso e, per il consumo locale, patate, patate dolci e manioca. Ecco perché tra i settori trattati nel corso della missione italiana erano presenti la meccanica agricola e trasformazione alimentare, ambiente ed energie rinnovabili, infrastrutture e costruzioni (con riferimento anche alla filiera del restauro). A questi si sono poi aggiunti biomedicale (si rileva a tal fine un centro di ricerca sulle biotecnologie presso L’Avana) e turismo, in forte crescita data la grande attrattività della meta (il settore occupa circa 200.000 dipendenti e assicura il 40% delle entrate del Paese. Ai primi posti nelle presenze si segnalano i turisti canadesi, inglesi, spagnoli e italiani).
L’isola è anche ben fornita in termini di materie prime, con infrastrutture e indotti ancora arretrati ma con potenzialità interessanti, soprattutto per gli investitori stranieri. È infatti considerevolmente cresciuta l’estrazione del nichel, del cobalto e della cromite, mentre in parallelo iniziano a consolidarsi l’industria metallurgica, le raffinerie di petrolio il comparto del cemento.
In sintesi, prospettive interessanti per le imprese italiane, che giustamente devono guardare con favore alle nuove misure intraprese dal regime cubano, cercando di essere in prima linea nei settori in cui la nostra imprenditoria è leader e iniziare a guardare ai prodotti ad alta attrattività per i mercati europei che possano essere importati e venduti nell’Unione (si pensi ad esempio ai sigari cubani, al rum o al caffè).

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Fig. 2 – Una piantagione di tabacco a Cuba

2015-2016, IL MOMENTO È ADESSO – Cuba, come si è visto, ha le potenzialità per diventare un mercato estremamente attrattivo nel corso dei prossimi anni. Favorita da un clima decisamente piacevole e da una posizione geografica che la pone nel perfetto centro tra i due continenti americani, l’isola più grande dei Caraibi potrebbe avere un grande futuro economico di fronte a sé, e sembra già muovere i primi passi in questa direzione. Dopo più di cinquant’anni di embargo, infatti, il Governo americano e la dittatura cubana hanno deciso di riprendere le relazioni diplomatiche ed economiche riaprendo reciprocamente un interessante panorama commerciale. Ad aggiungersi alle riforme agricole e alla fine dell’embargo statunitense vi è un’interessante novità. Il Porto di Mariel, il più vicino agli Stati Uniti, finanziato quasi completamente da capitali brasiliani, punta a diventare una business area di forte attrattività, anche in virtù del fatto di essere Zona Especial de Desarrollo (zona speciale di sviluppo). Si tratta di un progetto volto a promuovere lo sviluppo economico sostenibile di Cuba, attraverso gli investimenti esteri, l’innovazione tecnologica e la concentrazione industriale, garantendo nel contempo la tutela dell’ambiente e la promozione di imprese, progetti industriali, agricoltura, lavorazione dei metalli, turismo e tutti i tipi di attività consentiti dalla legge cubana, utilizzando tecnologie pulite e servizi a valore aggiunto basati sulla conoscenza e sull’innovazione. La Isla de Cuba ha quindi molto da offrire e la missione imprenditoriale italiana pare aver compreso le potenzialità che potrebbero svilupparsi già a partire dai prossimi mesi. Essa infatti si inserisce e, in un certo senso, anticipa “l’Anno dell’Italia in America Latina” e mostra una strategia degli esteri finalmente coordinata tra settore pubblico e privato. Speriamo di assaggiare presto, dunque, un buon Café Cubano!

Fabrizio Spaolonzi

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Fig. 3 – Matteo Renzi incontra a Roma Raúl Castro

Foto: Jekurantodistaja

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Fabrizio Spaolonzi
Fabrizio Spaolonzi

25 anni, nato a Torino, dopo una Laurea triennale in Economia – Commercio Estero nella mia città, devio per la specialistica su Scienze di Governo indirizzo amministrativo presso la LUISS Guido Carli, dove completo il mio percorso di studi. Intermezzo universitario di studio in Olanda, dove ho frequentato per un semestre la Radboud University di Nijmegen.
Dopo diverse esperienze di formazione e stage tra Italia ed estero approdo in FEBAF, dove mi occupo di dossier economici e regulation. Amante del caffè e appassionato di esteri, ho trovato qui la mia casa ideale.

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