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Siria, le reazioni dell’America Latina alla caduta di Assad

Ristretto Con la presa del potere da parte dei ribelli di Hay’at Tahrir al-Sham, il mondo ha rivolto l’attenzione verso la Siria e non mancano le preoccupazioni da parte dei Paesi latinoamericani.

Lo scorso 8 dicembre è stato portato a termine il rovesciamento del regime siriano al potere da circa mezzo secolo, con la fuga dell’ormai ex Presidente Bashar al-Assad e della sua famiglia a Mosca e la presa del potere da parte dei ribelli. In attesa di capire cosa ne sarĂ  della Siria e quale sarĂ  il suo posizionamento internazionale, non sono mancate le reazioni a dir poco preoccupate da parte della comunitĂ  internazionale, fra cui anche quelle dei Paesi latinoamericani. Dal Brasile il Presidente Lula ha assunto una posizione neutra, non esprimendo nĂ© soddisfazione per la caduta del regime, nĂ© piena condanna per la vittoria dei ribelli. Nello specifico il leader socialdemocratico ha mostrato il proprio appoggio per gli sforzi volti alla ricerca di una soluzione diplomatica del conflitto, nel rispetto della sovranitĂ  e dell’unitĂ  territoriale siriana e del diritto internazionale. Esattamente il giorno prima, lo stesso Lula si era detto preoccupato per la violenza nel Paese mediorientale, sollecitando misure per proteggere la popolazione e le infrastrutture civili. Tono simile quello dell’omologo argentino Javier Milei, che per mezzo di un comunicato del Ministero degli Esteri ha esortato i concittadini ad abbandonare il prima possibile la Siria. PiĂą diretto il commento del Presidente colombiano Gustavo Petro, il quale ha affermato che “il regime di Bashar al-Assad è stato abbandonato dalla Russia” e che la Siria “stava scivolando verso il fondamentalismo, come Afghanistan, Iraq e Libia”. Inoltre Petro ha aggiunto che il vero vincitore in questa situazione sarebbe stato Israele, con l’acquisizione di nuove terre, mentre i curdi e i palestinesi sarebbero rimasti ancora piĂą soli. Parole di solidarietĂ  verso il Governo di Assad da parte del Venezuela, storico alleato della Russia e della Siria, che tramite il Ministero degli Esteri ha auspicato che i siriani possano risolvere pacificamente il conflitto “senza l’intervento di agenti esterni”, chiedendo il rispetto dell’integritĂ  e della sovranitĂ  territoriale. Abbastanza chiara anche la posizione di Cuba: il Ministro degli Esteri, Bruno Rodriguez Parrilla, ha rivelato di aver avuto una conversazione telefonica con il proprio omologo siriano, Bassam al-Sabbagh, ribadendo la vicinanza al Governo e al popolo siriano per gli attacchi terroristici subiti e la necessitĂ  che venga rispettata la sovranitĂ  della Siria. L’Avana ha inoltre condannato l’invasione israeliana della frangia demilitarizzata nel Golan siriano occupato, come da accordo del 1974, definendola una violazione del diritto internazionale. Per quanto il futuro della Siria sia tutto scoprire, è evidente come anche in America Latina, seppur tra posizioni diverse, non ci sia entusiasmo per la fine del Governo di Assad, ma solo preoccupazione per una regione che rischia di diventare ancora piĂą instabile.

Marco Pantaloni

against the massacres of civilians in Syria” by Jeanne Menjoulet is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • Dopo 50 anni di regime, in Siria è finita l’epoca della famiglia Assad, con la presa del potere da parte dei ribelli di Hay’at Tahrir al-Sham.
  • I Paesi dell’America Latina mostrano preoccupazione per come potrebbe evolversi la situazione a Damasco e auspicano una soluzione diplomatica del conflitto.

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Marco Pantaloni
Marco Pantaloni

Sono Marco, classe 1997, marchigiano di San Benedetto del Tronto. Il mio percorso accademico si è svolto interamente a Forlì, dove mi sono laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Tra il 2022 e il 2023 ho conseguito un master presso la SocietĂ  Italiana per l’Organizzazione Internazionale di Roma in Protezione Strategica del Sistema Paese. Fra le mie grandi passioni vi sono ovviamente la Storia e la Geopolitica.

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