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La crisi greca nei Balcani occidentali

In 3 sorsi – L‘allontanamento di Bruxelles dai problemi economici di questa regione rischia di aprire un canale preferenziale per Mosca e Pechino

1. LA CRISI GRECA E I BALCANI – Il salvagente lanciato dall’Europa verso Atene avrà sicuramente delle conseguenze positive per le fragili economie dei Paesi balcanici. La Grecia è tra i primi tre investitori nei Balcani occidentali, risulta tra i principali partner stranieri.  Le banche elleniche (NGB-National Bank of Greece, Alpha Bank, Piraeus Bank) sono tra gli operatori più importanti in Macedonia, Albania, Kosovo e Serbia. Nel campo delle telecomunicazioni l’azienda statale greca OTE e il suo operatore mobile KosmOTE o Vodafone Grecia sono stati tra gli attori più influenti fino a quando la tedesca Deutsche Telecom non ha acquistato la stessa OTE. Sebbene da un punto di vista internazionale le società greche risultano di medie dimensioni, esse acquisiscono un carattere rilevante per gli investimenti miliardari che hanno effettuato nei Balcani. Inoltre la crisi di Atene non colpisce solo i flussi commerciali, perché un fattore importante rimane l’emigrazione, che coinvolge tutti Paesi confinanti, soprattutto Albania, Bulgaria e Romania. Secondo le stime effettuate dal Fondo Monetario Internazionale le rimesse degli emigranti dalla Grecia in Albania nel decennio trascorso risultano intorno ai 600 milioni di euro l’anno, un ammontare significativo per l’economia di Tirana.

2. MOSCA E PECHINO – Il viaggio del Premier greco Alexis Tsipras a Mosca per incontrare Vladimir Putin ha aperto un nuovo scenario nello scacchiere geopolitico dei Balcani occidentali. Non è stata una visita di cortesia o di carattere religioso-culturale, ma nemmeno solo per mettere pressione su Bruxelles: a Mosca si è parlato e discusso in particolare di economia ed energia. Non a caso il Premier greco ha dichiarato che Atene «è contraria alle sanzioni imposte dalla UE a Mosca, una forma di ‘guerra economica’ che non condivide affatto. Spero – ha affermato – che sorga una nuova primavera nelle relazioni tra i nostri due Paesi».  Inoltre, Tsipras rivendica anche il ruolo geopolitico greco nei Balcani e nel Mediterraneo. La Grecia, nonostante le difficoltà economiche, rimane uno dei principali investitori europei per tutta l’area balcanica, e se la Grecia si rimette in piedi a beneficiarne saranno tutti gli Stati balcanici. Mosca ha sempre dimostrato di essere interessata all’area, soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai porti nell’Adriatico e nello Ionio. La Cina si è rivelata pronta a investire soprattutto nel settore dei trasporti. Dopo aver riversato capitali nel Pireo, adesso Pechino intende collegare questo porto con una ferrovia ad alta velocita verso Budapest via Belgrado. Le merci cinesi non avranno più barriere per arrivare nelle capitali europee, trasformando i Balcani in un vera e propria porta d’ingresso verso l’Unione europea.

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Fig.1 – I Primi ministri di Italia e Albania, Matteo Renzi ed Edi Rama, durante una conferenza stampa a Tirana

3. L’UE E I BALCANI OCCIDENTALI – Il cammino europeo dei Balcani occidentali ha subito un rallentamento dall’inizio della crisi economica del Sud europeo. I Paesi che spingevano ed erano tra i più grandi sostenitori per l’allargamento dell’UE (Italia e Grecia in prima fila) hanno dovuto affrontare, e tuttora affrontano, problematiche interne. L’integrazione europea non passa solamente per la capacità della regione di raggiungere gli standard imposti da Bruxelles, diventati sempre più complessi, ma serve anche una coesione politica sul tema da parte degli Stati membri dell’Unione. Il momento non è sicuramente dei più favorevoli. L’onda dell’euroscetticismo che ha coinvolto quasi tutti i Paesi e la crisi economica a livello regionale hanno di fatto rallentato il processo di allargamento. A 12 anni dalla Conferenza di Salonicco, quando tutti i membri UE concordavano nel vedere i Balcani con Bruxelles in tempi non lontanissimi, il tema è diventato difficile da affrontare. L’unico leader europeo che si può concedere il lusso di affrontare la questione allargamento senza avere ripercussioni è Angela Merkel. Berlino ha sempre dimostrato di interessarsi all’area e di poter gestire la situazione anche in un momento delicato per l’UE, facendo in modo da non allontanare gli Stati balcanici dal sogno europeo pur restando intransigente sugli standard europei. Il recente viaggio della Cancelliera tedesca a Tirana, Belgrado e Sarajevo dimostra chiaramente che Berlino è diventato l’interlocutore principale della regione, lasciando indietro Atene e Roma. Non bisogna dimenticare poi che il vuoto lasciato nello scacchiere balcanico dalla Grecia dovrà essere colmato: Mosca e Pechino sono sicuramente interessate e, pur non esponendosi in prima persona, cercheranno un partner locale per provarci.

Juljan Papaproko

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Un chicco in più

Qui una serie di approfondimenti sul quadro normativo dell’allargamento europeo veso i Balcani occidentali. [/box]

Foto: social.extremely

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Juljan Papaproko

Juljan Papaproko è nato a Tirana. Laureato in Scienze Politiche a Torino con una tesi sulla Guerra del Kosovo. Collabora con diverse testate giornalistiche in Italia e in Albania. Il suo centro di interesse è l’Europa e i Balcani, binomio difficile ma affascinante. Diverse esperienze di vita a Torino, Firenze, Parigi, Bruxelles e Berlino. Condivide con il Caffè la stessa passione per la geopolitica.

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