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Da Salta – Diritto di voto a 16 anni? È la proposta fatta da un senatore argentino filogovernativo. La riforma elettorale consentirebbe ai ragazzi (oltre che agli immigrati residenti nel Paese da almeno due anni) di partecipare alle elezioni. Tra il progressismo sociale portato avanti dal Governo di Cristina Kirchner e i più pragmatici calcoli elettorali di una Presidenta che ha bisogno di voti in vista delle elezioni Parlamentari del prossimo anno, ecco la nostra analisi

 

LA PROPOSTA – Sono giorni ormai che le trasmissioni televisive, i giornali e le conversazioni quotidiane si animano intorno al dibattito aperto dalle due proposte di legge avanzate in Parlamento dal Senatore Aníbal Fernandez (foto sotto) del Frente para la Victoria. Si tratta di una riforma elettorale che andrebbe a modificare l’articolo 7 del Codice Elettorale argentino dando la possibilità agli stranieri residenti regolarmente da almeno due anni e ai giovani di 16 anni, di partecipare alla vita politica del paese in qualità di elettorato attivo attraverso il voto facoltativo. L’abitudine storica di un paese che per oltre un secolo è stato il crocevia di immigranti provenienti da tutto il mondo, sembra aver attutito completamente qualsiasi tipo di polemica legata alla prima proposta. Comunque una novità sudamericana rilevante, considerando i 15 anni  dell’Uruguay e i 5 del Cile necessari ad uno straniero per poter votare. Un successo giuridico importante che dimostrerebbe la possibile riuscita di un modello sociale d’integrazione, rimettendo in discussione le parole del premier britannico Cameron che nel 2011 aveva ribadito il fallimento  della società multiculturale annunciato da Tony Blair qualche anno prima. Ma non è questo ciò che sta caratterizzando maggiormente  il dibattito. Ciò che infatti preoccupa maggiormente è la questione giovanile.

 

UN PO’DI STORIA – La misura evidentemente progressista avrebbe una portata epocale nel sistema giuridico argentino. A partire dal 1912, anno in cui l’Argentina divenne il primo paese sudamericano a concedere il suffragio universale maschile con la Ley Saenz Peña, solo Eva Duarte riuscì nel 1947 a smuovere le fondamenta della partecipazione politica ottenendo l’estensione del diritto di voto alle donne durante i primi anni della presidenza di Domingo Perón. Un breve excursus storico che non implica alcun parallelismo tra Evita e l’attuale Presidenta Cristina Fernández de Kirchner, utile però a capire il perché di tanto fermento. Una delle principali ragioni della polemica fomentata dall’opposizione sembra essere un supposto “opportunismo” politico del kirchnerismo in vista della proposta di legge per la rielezione presidenziale. L’aspetto  più complesso da decifrare della politica argentina sembra essere l’ambigua confluenza degli “ismi” storici, che con le dovute differenze rimandano in un modo o nell’altro al grande contenitore ideologico del peronismo. Dopo l’interim 2002 del Presidente Duhalde a seguito della crisi finanziaria che colpì il paese nel 2001, a partire dal 2003 il Presidente patagonico Néstor Kirchner generò nella vita politica del paese un nuovo “ismo”, la cui principale virtù programmatica è da sempre stata l’apertura al dialogo con i giovani. Un aspetto portato avanti dalla Kirchner sin dall’inizio della sua Presidenza nel 2007, accentuato con fervore dopo la scomparsa del marito nell’ottobre 2010, e che adesso, con la nuova proposta di legge viene accusato di degenerazione clientelista per allargare la base del proprio consenso e ottenere così una nuova maggioranza per una riforma costituzionale che le permetterebbe di ricandidarsi alle prossime elezioni.

 

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UN’IDEA INTERESSANTE… – Ciò che i senatori della Comisión de Asuntos Constitucionales discuteranno, sarà la possibilità di coinvolgere circa 1,4 milioni di giovani argentini compresi tra i 16 e i 18 anni e circa mezzo milione di stranieri nei processi elettorali del paese. Quasi 2 milioni di voti facoltativi e volontari che comporrebbero una percentuale non determinante, stando agli studi condotti da Alicia Dickenstein, docente di matematica presso la Facoltà di Scienze Esatte e Naturali dell’Università di Buenos Aires. Aldilà delle opinioni partitiche che oscillano tra il “ragionevole” e l’”opportunista”, la valutazione più interessante è sembrata quella dell’attivista Estela de Carlotto, presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo, la quale intervenuta sull’argomento ha considerato la riforma una proposta “interessante” purché non generi un “equivoco elettorale”. L’interessante risiede nel fatto che se la proposta venisse approvata, l’Argentina diventerebbe un’avanguardia sociale sul tema dei diritti civili e dell’inclusione giovanile, soprattutto in relazione ai pochi paesi nel mondo che vantano un sistema elettorale simile. In America solo il Brasile e l’Ecuador prevedono infatti il voto a 16 anni, con Cuba che lo riserva solo nel caso di votazioni a candidati ufficiali, mentre in Uruguay, Bolivia e Cile si pensa ad una proposta simile. Ci sarebbero poi da ricordare i casi di Indonesia e Angola, anche se il voto nel paese asiatico è posticipato ai 17 anni. Per quel che riguarda l’Europa, sebbene il dibattito sia stato accennato timidamente in Gran Bretagna e Spagna, a partire dal 2007 solo Austria, Svizzera e Germania hanno effettivamente concretizzato la riforma. Ci sarebbero ancora i casi di Slovenia, Cipro e Ungheria che però presentano alcune limitazioni. In ogni caso è indubbia l’innovazione presentata al Congresso.

 

… MA EQUIVOCA – Parlando invece di “equivoco elettorale”, a un’avanguardia sociale non necessariamente corrisponde un’avanguardia democratica, soprattutto se non corrisponde un piano economico adeguato volto a potenziare il settore dell’educazione. Tuttavia il contesto sociopolitico argentino al contrario sembra ormai maturo per un ampliamento del consenso elettorale, proprio perché è in atto ormai da anni un dialogo innovatore in cui ai giovani si cerca di lasciare l’oggi, e non il domani. Da La Campora alla Juventud Pro, dalla Juventud Radical al Partido Obrero, i maggiori movimenti giovanili si sono espressi con grande entusiasmo circa la possibilità di partecipare che verrebbe data a molti dei rispettivi membri. Una traiettoria legislativa che unisce giovani radicali, oficialisti, oppositori e socialisti, che vedono nel riconoscimento civile un’ulteriore legittimità del potere democratico ma soprattutto la possibilità di un riscatto storico, dal momento che spesso proprio i giovani sono state le vittime sacrificali di alcune delle pagina più tragiche della storia del paese, vedi la noche de los lapices. Una riforma che dal punto di vista sociale sarebbe compatibile anche con la Dichiarazione dei Diritti del Bambino, la quale prevede appunto una progressiva inclusione nella società civile dell’adolescente a partire dai 16 anni. E il voto infatti sarebbe facoltativo, non obbligatorio. Inoltre, senza perdere di vista le disparità sociali che affliggono tanto l’Argentina, quanto il pioniere Brasile, la possibilità di partecipazione e la forte presenza di movimenti già organizzati potrebbero rappresentare una forza trainante in grado di attivare nuove energie latenti e generare un’inevitabile cambio positivo nei giochi di potere al fine di garantire un voto più democratico.

 

CONCLUSIONI – Volendo invece chiudere con un’osservazione sulle accuse rivolte al kirchnerismo, l’unica cosa che forse si può criticare alla veemente audacia della Presidenta Cristina è proprio la tempestività, data la vicinanza della riforma con il prossimo voto elettorale, unita a quella stessa mancanza di tatto diplomatico che ha portato alla repentina privatizzazione della YPF, continuando a fornire argomenti all’opposizione per vivacizzare la propria protesta. Volendo però mettere da parte per un momento le speculazioni politiche, risulta indubbia l’originalità del progetto legislativo, soprattutto se contestualizzato alla situazione internazionale attuale. Se infatti gli indignados spagnoli, les indesirables francesi, gli studenti cileni e quelli canadesi, fino ad arrivare ai più rivoluzionari arabi hanno dimostrato al mondo intero l’esistenza di un disagio generalizzato delle nuove generazioni sempre più estromessi da una società che fatica a riconoscere i cambiamenti, in Argentina si prova a generare un processo d’inclusione importante, nel quale proprio i giovani diventerebbero i primi protagonisti. Più che chiedersi quindi se questa misura rappresenti o meno la nuova trovata del kirchnerismo, sarebbe più interessante chiedersi se sono le leggi a cambiare la società, o se al contrario le leggi cambiano seguendo le evoluzioni sociali, provando a trovare una risposta all’iniziativa argentina.

 

da Salta (Argentina)

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Mario Paciolla
Mario Paciolla

Laureato nel 2011 presso L’Orientale di Napoli, negli ultimi anni ha vissuto per i più svariati motivi tra Valencia, Parigi, Jodhpur e Salta. Ha partecipato alla realizzazione di alcuni progetti in Asia e in Sudamerica. Prima con la ONG indiana Sambhali Trust per un lavoro di Women Empowerment destinato a ragazze dalit, poi con la Organización Argentina de los Jóvenes para las Naciones Unidas sui temi della cittadinanza e la partecipazione democratica dei giovani. Scrive anche per altre organizzazioni e da diversi anni porta avanti collaborazioni giornalistiche preparando nuovi viaggi. Da grande vorrebbe diventare la sintesi perfetta tra McMurphy, Zorba e Fitzcarraldo.

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