Le elezioni bielorusse si terranno l’11 ottobre. Nonostante le difficoltà economiche del Paese, Lukashenko resterà al suo posto. Come sempre.
ALLA VIGILIA DEL VOTO – Alexander Lukashenko, 61 anni, è sereno. Niente dovrebbe impedirgli di vincere le prossime elezioni presidenziali, in programma per l’11 ottobre, e di restare al vertice di un Paese che guida dal 1994. Gli sfidanti non mancano: Sergei Gaidukevich, Tatiana Korotkevich e Nikolai Ulakhovich hanno raccolto le 100mila firme necessarie per presentare la propria candidatura. Salvo sorprese, però, l’epilogo delle votazioni sarà identico a quello delle ultime elezioni. Nel 2010 – il Presidente bielorusso viene eletto ogni cinque anni – Lukashenko ha vinto, conquistando il 79,6% delle preferenze. Percentuali “bulgare” che scatenarono le proteste dell’opposizione, poi represse immediatamente. Diversi membri e sostenitori delle forze contrarie a Lukashenko furono arrestati e condannati. Mikola Statkevich, candidato alla presidenza nel 2010, era tra questi. Incarcerato nel 2011 per aver organizzato le proteste contro la rielezione di Lukashenko, Statkevich è stato liberato (insieme ad altri cinque oppositori politici) soltanto il 22 agosto scorso. Il piglio autoritario di Lukashenko – «l’ultimo dittatore in Europa», secondo l’ex Segretario di Stato americano Condoleezza Rice – non sembra turbare troppo i cittadini bielorussi. Secondo il World Happiness Report 2015 – uno studio che considera l’aspettativa di vita, il prodotto interno lordo pro-capite, il livello di corruzione, la percezione della libertà e l’accesso ai servizi sociali – la Bielorussia occupa la 59a posizione su 158 nella classifica dei Paesi con i cittadini più soddisfatti della propria vita.
Fig. 1 – Alexander Lukashenko e tra il russo Vladimir Putin e l’ucraino Petro Poroshenko
COME VA L’ECONOMIA – Tuttavia per Lukashenko il futuro potrebbe essere meno sereno del presente. Sul fronte interno, innanzitutto. Le fortune dell’economia bielorussa dipendono in larga parte dall’andamento della Russia, che – complici le sanzioni dei Paesi occidentali, imposte in risposta all’annessione della Crimea e al coinvolgimento nella crisi ucraina – vive un periodo particolarmente delicato. Venerdì 11 settembre, ad esempio, la Banca centrale della Federazione russa ha abbassato le stime sul Pil per il 2015 e il 2016. Il Cremlino non ha fatto mancare comunque il suo sostegno, concedendo a Minsk un credito di 110 milioni di dollari e un contratto sulla fornitura di gas molto vantaggioso.
Mosca è il principale partner economico della Bielorussia – il 40% delle esportazioni è diretto verso la Russia, – ma non l’unico. Minsk può contare sulla Cina e sugli investimenti dai Paesi esteri. Tutto questo non ha consentito all’economia bielorussa di rimanere immune alle conseguenze del deterioramento dei rapporti tra la Russia e i Paesi occidentali. Le esportazioni sono crollate e la crisi valutaria del rublo russo, avvenuta alla fine del 2014, ha avuto ripercussioni anche sul vicino. Minsk ha svalutato così del 30% la propria moneta, che in un anno ha perso circa la metà del suo valore iniziale rispetto al dollaro statunitense.
Fig. 2 – Un’immagine dal vertice di Minsk dell’11 febbraio 2015
CONTRO GLI “ACCATTONI” – A luglio, secondo l’Istituto nazionale di statistica bielorusso, il tasso di disoccupazione – ovvero il rapporto tra chi è alla ricerca di un impiego e la corrispondente forza lavoro – era all’1%: in aumento dello 0,5% rispetto a giugno. Tuttavia alcuni analisti internazionali diffidano delle stime ufficiali: in realtĂ il tasso di disoccupazione è piĂą alto, sostengono. Chi ha ragione? Difficile dirlo. Nei mesi scorsi, comunque, il presidente Lukashenko ha firmato un decreto che introduce una multa per quanti – cittadini bielorussi, stranieri residenti nell’ex Repubblica sovietica e apolidi – non hanno un lavoro e quindi non pagano le tasse. Secondo il decreto, dovranno versare allo Stato venti mensilitĂ di minimo sindacale, pari a 3,6 milioni di rubli bielorussi: 220 euro circa. Chi non rispetta la legge, rischia una multa e l’arresto con l’obbligo di svolgere lavori socialmente utili. Il decreto esenta alcune categorie, tra cui studenti, genitori che si occupano di tre o piĂą figli, minori e le persone in etĂ pensionabile.
TRA KIEV E MOSCA – La crisi ucraina ha avuto effetti negativi sulla situazione economica russa e conseguentemente sulla Bielorussia. Non tutti i mali sono venuti per nuocere, però. Infatti Lukashenko ha saputo approfittare della situazione. Per fare cosa? Ritagliarsi uno spazio nell’arena politica internazionale: i vertici sulla crisi ucraina si sono tenuti a Minsk, con il Presidente bielorusso nell’inedito ruolo di mediatore. Almeno in apparenza Lukashenko ha cercato di mantenersi equidistante tra le parti coinvolte. Vediamo come: ha commentato ambiguamente l’annessione della Crimea, ha partecipato all’insediamento del Presidente ucraino Petro Poroshenko e non ha aderito all’embargo russo contro i prodotti occidentali. Scelte piuttosto singolari, se si considerano i rapporti con il Cremlino. Rapporti militari (la Russia ha diverse basi militari sul suolo bielorusso) ed economici: Minsk fa parte dell’Uee, l’Unione economica euroasiatica voluta da Mosca e che comprende anche l’Armenia, il Kazakistan e il Kirghizistan.
Mirko Spadoni
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Un chicco in piĂą
I crediti concessi recentemente dalla Russia (110 milioni di dollari a marzo e 760 milioni di dollari a luglio) saranno utilizzati da Minsk per ripagare parte del debito giĂ esistente con Mosca e con il Fondo euroasiatico per la Stabilizzazione e lo Sviluppo.[/box]
Foto: muratdilmanov