venerdì, 15 Novembre 2024

APS | Rivista di politica internazionale

venerdì, 15 Novembre 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

Lo status strategico di Kaliningrad

Miscela Strategica – Stretta tra Polonia e Lituania, l’enclave russa di Kaliningrad offre opportunità ma mette anche in difficoltà la Russia. Zona faticosa da difendere in caso di attacco, l’enclave registra oggi un consistente aumento della presenza e dell’attività militare russa

UNA DIFFICILE POSIZIONE – Annesso all’Unione Sovietica a scapito della Germania al termine della Seconda Guerra Mondiale, dopo il collasso dell’URSS e l’indipendenza delle repubbliche baltiche il territorio di Kaliningrad si è ritrovato isolato dal resto del territorio della Federazione Russa. Le difficoltà poste dall’isolamento di questo possedimento russo sono aumentate nel 2004, a seguito dell’allargamento dell’Unione europea e della NATO verso Est, con la conseguente inclusione delle repubbliche baltiche. Questo ha immerso l’enclave russa non solo nel mezzo di un progetto di integrazione economica al quale non partecipa (con effetti importanti sullo sviluppo delle aree da una parte all’altra del confine), ma soprattutto all’interno del territorio dell’Alleanza Atlantica. Il contesto nel quale questo territorio russo è inserito crea condizioni particolarmente difficili per la sua difesa, con la Bielorussia come territorio alleato più prossimo. Non a caso la Russia ha sempre avvertito la propria vulnerabilità nell’area, sfruttando e soffrendo allo stesso tempo le situazioni che l’esistenza di Kaliningrad crea. Se da un lato, quindi, l’enclave si presta a essere il luogo in cui posizionare uno dei nodi della propria rete per l’early warning e su cui minacciare lo schieramento del proprio arsenale in risposta alle “provocazioni” e minacce occidentali, dall’altro essa continua a rappresentare per i russi un territorio difficilmente difendibile sul piano convenzionale in virtù dello svantaggio nei confronti della NATO – tant’è che diverse volte, nel corso di esercitazioni come le Zapad, si è previsto l’utilizzo dell’arsenale nucleare per contenere la pressione sulle forze in difesa di Kaliningrad.

Embed from Getty Images

Fig.1 – Unità anfibia classe Zubr, parte della Flotta del Baltico, impegnato in operazioni di sbarco

[box type=”shadow” align=”alignright” class=”” width=””] LA FLOTTA DEL BALTICO

  • 2 basi navali, una a Baltiysk ed un’altra a Kronstadt
  • 1 divisione di navi di superficie (8 unità di prima linea)
  • 1 brigata di sottomarini (2-3 unità)

In aggiunta alle navi ausiliarie (una dozzina di unità) la Flotta è dotata poi di aviazione navale e unità di fanteria navale

[/box]

LA SITUAZIONE CORRENTE – Le tensioni tra la Federazione Russa e l’Alleanza Atlantica hanno portato a una militarizzazione dell’enclave di Kaliningrad. Già sede della base della Flotta del Baltico (per la precisione a Baltiysk), Kaliningrad ha visto aumentare notevolmente il numero di truppe qui stanziate, per quanto non siano disponibili cifre esatte. A ciò si aggiungano i timori per il potenziale stanziamento (che sarebbe già avvenuto) di missili Iskander sul territorio. Non è però soltanto il semplice aumento della presenza militare russa nella regione, così come delle attività effettivamente condotte, a destare timori. Nel 2014 Mosca ha deciso di sospendere un accordo bilaterale con la Lituania che garantiva a quest’ultima un certo grado di supervisione sugli schieramenti russi a Kaliningrad. In aggiunta si deve poi considerare il definitivo fallimento del Trattato sulle Forze Convenzionali in Europa, dal quale la Russia ha ritirato la propria partecipazione quest’anno. Per quanto la sua adesione fosse sospesa già dal 2007 per via dell’insoddisfazione circa l’implementazione del Trattato da parte occidentale, le recenti decisioni della NATO di schierare truppe sul territorio degli alleati a oriente hanno convinto la Russia a compiere quest’ulteriore passo. Tutte queste misure che Mosca porta avanti non fanno altro che aumentare l’opacità della situazione e delle intenzioni russe. Se provando ad adottare il punto di vista del Cremlino è ipotizzabile che tutto – dall’aumento delle truppe stanziate al blocco della cooperazione con le controparti occidentali – sia intrapreso in ottica difensiva e preventiva di una invasione della NATO, dal punto di vista dei Paesi membri dell’Alleanza Atlantica e confinanti con l’enclave aumentano i rischi di possibili azioni lampo russe, specie in supporto a eventuali agitazioni tra le numerose minoranze russe presenti nell’area. Le azioni sinora intraprese, dunque, gettano le perfette fondamenta per l’avvio di uno schema rispondente al dilemma della sicurezza.

Embed from Getty Images

Fig.2 – Flotta del Baltico in rassegna nel maggio 2015

LE CONSEGUENZE REGIONALI – Lo scenario che si delinea ha già dimostrato quali possano essere gli effetti a livello regionale. Come già detto, l’aumento della presenza russa si accompagna all’incremento dell’attività militare. Un ottimo esempio può essere l’episodio registratosi nel 2014 al largo della Svezia: per diversi giorni unità svedesi sono state impegnate dalla presenza di un presunto sottomarino russo; parimenti possono riportarsi le continue intercettazioni di aerei russi a ridosso dello spazio aereo NATO. Oltre che semplici provocazioni, queste azioni russe possono anche risultare utili al fine di saggiare le capacità occidentali, così pure rientrare nel proposito di disorientare la controparte circa le proprie intenzioni. Quest’ultimo effetto risulta acuito dalla diminuita trasparenza russa rispetto alla propria presenza nell’area e, in definitiva, crea condizioni che possono portare a incidenti. In ultima istanza, ciò che può facilmente costituirsi è un dilemma della sicurezza, con una continua escalation di provocazioni e presenza. È difficile affermare che una qualsiasi parte esca rafforzata da una simile dinamica; piuttosto il vero risultato comune a tutti gli attori è la diversione di risorse che sarebbero potute essere altrimenti impiegate in altri settori della propria sfera di sicurezza.

Embed from Getty Images

Fig.3 – Operazioni anfibie sulle spiagge dell’enclave

LE POSSIBILI EVOLUZIONI – L’evoluzione degli eventi a Kaliningrad e nelle sue prossimità dipenderanno interamente dall’andamento delle relazioni tra la Russia e l’Alleanza Atlantica.

[one_half]DILEMMA DELLA SICUREZZA – Qualora le relazioni tra Mosca e le altre capitali occidentali dovessero rimanere allo stato attuale o peggiorare ulteriormente, sarà opportuno ipotizzare il pieno concretizzarsi degli effetti del dilemma della sicurezza. In tale scenario gli attori saranno incentivati a rafforzare la propria presenza nell’area, creando così allo stesso tempo incentivi perché anche gli altri seguano le loro azioni. Se questo scenario dovesse verificarsi si incrementerebbe anche la probabilità di incidenti.[/one_half][one_half_last]DE-ESCALATION – L’alternativa è che le relazioni tra le parti coinvolte migliorino, permettendo così un rilassamento delle tensioni attualmente esistenti. In tal caso sarebbe verosimile una diminuzione della consistenza dell’impegno russo nell’area, sebbene questo dipenderebbe, seppur in parte, dal futuro delle truppe NATO ormai dislocate sul territorio dei partner orientali. Se ciò dovesse avvenire, diminuirebbero gli episodi di provocazione e le probabilità di incidenti.[/one_half_last]

http://gty.im/83567379

Fig.4 – Missile balistico Iskander-M in display. E’ possibile che batterie di Iskander prendano/abbiano preso posizione nel territorio di Kaliningrad

[one_half][box type=”warning” align=”” class=”” width=””]

RISCHI

  • Dilemma della sicurezza
  • Incidenti
  • Diversione di eccessive risorse

[/box][/one_half]

[one_half_last][box type=”note” align=”” class=”” width=””]

VARIABILI

  • Andamento delle relazioni tra Russia ed Occidente
  • Riconsiderazione/apparizione di priorità che disincentivino il proseguimento dell’impegno nel settore

[/box][/one_half_last]

Matteo Zerini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]

Un chicco in più

Agli eventi che hanno coinvolto e coinvolgono le truppe russe negli ultimi tempi – dalla Crimea alla Siria, passando per il Donbass – si è spesso accompagnata la narrazione della volontà di ricostruire la propria presenza militare all’estero. Questo è certamente vero, e anche il coinvolgimento russo in Siria risponde anche all’esigenza di tutelare le proprie posizioni nell’area, specie ora che la nuova dottrina marittima russa richiede la costante presenza del Paese nel Mediterraneo. Si può riportare un’ulteriore notizia, datata 18 settembre, che conferma questo trend russo: l’apertura di una base aerea in Bielorussia. Se questo progetto dovesse concludersi con successo, la Russia aumenterebbe ulteriormente la propria presenza in prossimità di Kaliningrad, creando anche un ulteriore punto d’appoggio per la difesa dell’enclave russa. [/box]

Foto: :: ru-moto images | pure passion…

Dove si trova

Perchè è importante

Vuoi di più? Iscriviti!

Scopri che cosa puoi avere in più iscrivendoti

Matteo Zerini
Matteo Zerini

Laureato magistrale in Relazioni Internazionali presso la Statale di Milano, frequento ora il master Science & Security presso il King’s College di Londra. Mi interesso soprattutto di quanto avviene in Europa orientale, Russia in particolare, e di disarmo e proliferazione, specie delle armi di distruzione di massa.

Ti potrebbe interessare