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Turchia e Russia: non solo Siria

Le relazioni tra Mosca e Ankara non sono mai state semplici: diffidenza e competizione hanno sempre caratterizzato i rapporti fra i due “grandi Imperi”. A definire l’assetto geopolitico del Caucaso meridionale due assi contrapposti, uno russo-armeno e uno turco-azero. A questa competizione si aggiunge la questione siriana, che vede Ankara e Mosca su fronti contrapposti. Come se non bastasse, Mosca ha annunciato di recente la costruzione di una nuova base navale sulle coste siriane. Un’altra  tappa della “marcia” di Putin verso il Mediterraneo. Un’altra spina nel fianco per la Turchia.

MOTIVI DI ATTRITO NEL CAUCASO – Le relazioni tra Mosca e Ankara non sono mai state di buon vicinato. L’Impero zarista ha avuto una grande parte nella sconfitta e disgregazione dell’Impero ottomano durante la Grande Guerra, e le rivendicazioni territoriali dell’Unione Sovietica all’indomani della Seconda Guerra Mondiale sono state determinanti per l’ingresso della Turchia nella Alleanza Atlantica. La centralitĂ  del Caucaso è riemersa con la dissoluzione dell’Impero sovietico, quando, nel  1991, molti analisti hanno pensato che la Turchia avrebbe rapidamente colmato il vuoto strategico lasciato da Mosca nelle ex Repubbliche sovietiche del Caucaso meridionale e dell’Asia centrale. Così non è stato. L’atteggiamento di Ankara è stato invece improntato alla cautela, attenta a non interferire troppo in quello che i russi considerano ancora la “periferia di casa loro”.
Mosca, dal canto suo, ha sempre temuto una maggiore presenza turca nel Caucaso. La Turchia possiede sia l’influenza necessaria a diventare potenza leader nella regione piĂą volatile dell’ex impero sovietico, sia l’armamentario ideologico – l’idea pan-turca di unire, in una condivisa visione politica, gli Stati turcofoni. Idea, questa, che ha esercitato per lungo tempo un certo appeal in Azerbaijan e in parte della Georgia (precisamente in Agiaria, repubblica autonoma della Georgia del sud confinante con la Turchia), alimentato dai finanziamenti che le fondazioni turche irrorano a sostegno di progetti culturali per le etnie turcofone del Caucaso del Nord.  Presenza che, naturalmente, infastidisce Mosca. Ankara non può permettersi lo scontro. La Turchia è un Paese strutturalmente dipendente dalle importazioni di idrocarburi, e il corridoio caucasico è lo snodo da cui transitano le risorse energetiche che dal Caspio arrivano in Europa. Dall’implosione dell’URSS l’obiettivo prioritario di Ankara è diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, assicurandosi di conseguenza un “piede” sul
Attraverso investimenti, commercio e infrastrutture logistiche di collegamento tra il Mar Caspio e il resto del mondo (attraverso la Georgia con l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan), la Turchia è diventata il principale attore regionale. Ankara ha inoltre legami molto stretti con Azerbaijan, Georgia, Armenia, e le entità indipendenti di Abkhazia, Ossezia del Sud e Nagorno-Karabakh.

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Fig. 1 – Incontro tra Putin e Erdogan a San Pietroburgo nel novembre 2013

GEORGIA E AZERBAIJAN – Con la Georgia, principale hub di transito per gli idrocarburi dal Mar Caspio, le relazioni sono principalmente di tipo economico, astenendosi Ankara dall’interferire nelle difficili relazioni tra Mosca e Tbilisi. Il terreno su cui si misurano i rapporti di forza tra Mosca e Ankara sono l’Azerbaijan, l’Armenia e le loro relazioni reciproche.
Tra Turchia e Azerbaijan esiste un vero e proprio partenariato privilegiato. Gli azeri, di etnia turca, sono molto vicini ai turchi dell’Anatolia linguisticamente ed etnicamente, malgrado le differenze religiose – sciiti i primi, sunniti i secondi. La diaspora degli azeri in Turchia rafforza i legami fra i due Paesi. La Turchia considera Baku suo naturale partner strategico nella regione. La costruzione del gasdotto BIT (2006) che collega Baku alla Turchia  (Ceyhan ed Erzurum) ha diversificato le sue rotte di approvvigionamento energetiche.
Tuttavia, il ruolo della Turchia nel regione del Caucaso del sud non può essere disgiunto dalle sue relazioni con la Federazione Russa. A fortiori dopo il fallimento della iniziativa diplomatica regionale di Erdogan (Piattaforma caucasica per la stabilitĂ  e la cooperazione tra Turchia e le repubbliche turcofone della regione proposta nel 2008) e del tentativo di normalizzare i rapporti con l’Armenia (protocolli di Zurigo del 2009) – che, se fosse riuscito, avrebbe depotenziato il sostegno che Mosca dĂ  a Erevan (con tanto di basi militari russe al confine della Turchia) nella disputa territoriale con gli azeri sul Nagorno-Karabakh.

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Fig. 2 – Cittadini turchi originari del Caucaso protestano contro la visita di Putin a Istanbul del dicembre 2014

LA CRISI SIRIANA – Le posizioni di Mosca e di Ankara nei confronti delle “Primavere arabe” non potevano essere piĂą distanti. E non solo per quanto riguarda la Siria, dove la divergenza di interessi geopolitici, e quindi di finalitĂ  e strategia, è evidentissima. La Russia ha di recente rafforzato il suo sostegno militare ad Assad, mentre Erdogan sostiene dall’inizio della guerra  le milizie jihadiste anti-Assad, ottenendo come unico risultato l’isolamento della Turchia nella regione. Per quanto disappunto la Turchia possa provare nei confronti di Putin e della sua ultima mossa in Siria (volta rafforzare la resistenza del regime di Assad), Ankara reagisce con cautela, attenta a non spingere troppo in lĂ  le sue reazioni e ad evitare che il gelo con Mosca possa pregiudicare i suoi enormi interessi economici ed energetici con il suo vicino settentrionale.

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Fig. 3 – La nave da guerra russa BSF Saratov 150 attraversa il Bosforo in direzione del Mediterraneo orientale, settembre 2015

COOPERAZIONE ENERGETICA – Da quando Erdogan è salito al potere nel 2001, le relazioni con la Federazione russa saranno basate non sulla competizione, ma sulla cooperazione. A favorirla anche l’affinitĂ  tra “lo zar e il sultano”. Entrambi autoritari, conservatori e nostalgici dei rispettivi imperi. Erdogan come Putin (anche se in maniera meno spregiudicata) si sente investito della difesa dell’identitĂ  nazionale e religiosa del suo popolo contro la globalizzazione dei valori occidentali. A unire Russia e Turchia, poi, un anti-europeismo di fondo – che nel contempo, però, sposta il baricentro della diplomazia turca a sud- est, e quindi riaccende la competizione nel Caucaso meridionale.
Sono tuttavia motivazioni di carattere economico a guidare la politica di Ankara verso al Russia. La Turchia importa il 60% del suo fabbisogno di gas dalla Russia. Mosca e Ankara hanno trovato una causa comune nella costruzione dell’oleodotto Blue Stream, che attraversa il Mar Nero e sbocca nel porto turco di Samsun. Gazprom è di conseguenza diventato il principale fornitore di gas della Turchia, che ha iniziato a mostrare un maggior rispetto nei confronti degli interessi strategici russi nella regione.
Questo atteggiamento ha coinciso con l’ascesa al potere dell’AKP e ne è stato in parte conseguenza. Oltre alla dipendenza energetica, la Turchia ha legami economici molto importanti con la Russia anche in altri settori – edilizia  e turismo in testa. La Russia è anche un importante mercato per le esportazioni agricole della Turchia. A conferma di come nelle relazioni russo-turche il piatto della bilancia penda a favore della cooperazione economico-commerciale, nel 2014  è stato stipulato un accordo per la costruzione del gasdotto Turkish Stream, che dalla Russia attraverso il Mar Nero fornirĂ  risorse energetiche alla Turchia. A cementare quest’asse privilegiato tra Mosca e Ankara l’irrigidimento delle relazioni di entrambi i Paesi con l’Unione Europea.
Se restano quindi aperti (e irrisolti) i grandi capitoli del passato (Caucaso e Mar Nero) e del presente (Siria) è molto improbabile che assisteremo, nel medio periodo, a un’involuzione nelle relazioni tra Turchia e Russia.

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Fig. 4 – Una mappa dei gasdotti e oleodotti che dovrebbero attraversare la Turchia nel prossimo futuro| Fonte: US Energy Information Administration (EIA)

Mariangela Matonte

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Un chicco in piĂą

Sull’annessione della Crimea Erdogan si è limitato a esternare ufficialmente le sue preoccupazioni per la minoranza tatara (popolazione di origine turca) presente in Crimea invocando l’integritĂ  territoriale dell’Ucraina. Al di lĂ  di queste condanne verbali, Erdogan non si è spinto e gli effetti della questione ucraina sulle relazioni russo-turche sono stati pressochĂ© nulli, anche se il controllo di Sebastopoli da parte della Marina russa inquieta, e tanto, Ankara che vede Mosca avvicinarsi alla costa turca del Mar Nero. [/box]

Foto: social.extremely

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Mariangela Matonte
Mariangela Matonte

Laurea in scienze politiche internazionali, scuola diplomatica MAE, analista politico, appassionata da sempre di relazioni internazionali e di politica. Molti viaggi, tante esperienze lavorative. Il tutto sempre con vocazione internazionale. Relazioni transatlantiche, Mediterraneo e Medio Oriente principali focus di interesse.

Curatrice del blog Geomovies, che si occupa del rapporto tra cinema e politica internazionale.

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