Caffè Lungo – Gli ucraini mettono a segno un colpo a Mosca, in una guerra dove sono sulla difensiva. In tutta Europa e oltre si incrociano gli interventi occulti dei due avversari, e in questo caso sono i russi a perdere terreno. Sullo sfondo gli aspetti etici: chi si oppone a queste tattiche grida al terrorismo, mentre Medvedev minaccia la redazione del Times. Questa escalation, definita ibrida con poca fantasia, mette in difficoltà la Federazione dentro e fuori i confini.
DAL GENERALE AL BLOGGER ALL’INCIDENTE AEREO: LA GUERRA SI COMBATTE DIETRO LE LINEE
L’uccisione a Mosca del tenente generale Igor Kirillov, comandante delle unità specializzate in contesti chimici, biologici e nucleari, ha segnato uno dei maggiori successi ucraini in una guerra ombra parallela al campo di battaglia, che prosegue non solo in Russia e Ucraina, ma a livello internazionale. I colpi inferti dal servizio di sicurezza ucraino SBU sono molteplici, alcuni rivendicati e altri volutamente ambigui. Dal tentato omicidio di Alexander Dugin a quello riuscito, ma non attribuito, del blogger Vladlen Tatarsky, oltre a ufficiali di Marina e scienziati missilistici. Senza contare gli attacchi al ponte di Kerč, la (smentita dagli interessati) responsabilità nella distruzione del North Stream 2 e le ventilate attività contro gli interessi russi in Sudan, Mali e Siria.
Una campagna senza interruzioni alla quale Mosca non sembra in grado di mettere fine, rispondendo però in modo speculare. A maggio due ufficiali ucraini sono stati arrestati con l’accusa di aver pianificato l’omicidio di Volodymyr Zelensky, mentre un addetto in una caserma a Zaporizhzhia aveva ricevuto l’incarico di avvelenare la biancheria degli ufficiali in lavanderia. Più in generale in Europa, oltre alle classiche operazioni contro i dissidenti ripetute negli anni, nel 2024 si sono succeduti incidenti quantomeno sospetti. Dall’incendio in una sede della DHL a Birmingham allo schianto di un aereo della stessa compagnia in Lituania. Fino allo sventato omicidio del CEO di Rheinmetall Armin Papperger, tra i più importanti fornitori militari di Kiev.
Fig. 1 – Alexander Dugin conversa con Konstantin Malofeev (proprietario di Tsargrad TV) durante un evento in memoria della figlia Daria Dugina, assassinata a Mosca da una autobomba forse opera dei servizi di sicurezza ucraini
TERRORISMO O GUERRA IBRIDA?
Questo continuum di azioni più o meno letali dimostra come il conflitto si sia esteso oltre la linea del fronte, coinvolgendo le retrovie dei due Paesi e gli interessi globali propri e dei rispettivi alleati. I temi “etici” che ne derivano sono interessanti, specialmente sull’omicidio come strumento bellico. Il britannico The Times ha scritto di legittima azione militare, subito ripreso da Dimitri Medvedev, per il quale allora sono legittimi obiettivi anche ufficiali e vertici politici della NATO (oltre agli stessi giornalisti del Times). La decisione di eliminare un singolo essere umano, all’interno di una guerra costata già centinaia di migliaia di morti e intere città rase al suolo, porta la discussione dalla strategia militare all’accusa di terrorismo di Stato. Definizione, questa, a sua volta aperta a diverse interpretazioni a seconda del contesto.
L’uccisione di Kirillov è un colpo all’immagine del regime di Vladimir Putin, non alla sua macchina militare, ed è stata ripresa come elemento di quella guerra ibrida che ciascuna delle parti accusa l’altra di condurre. Sempre Medvedev ha parlato di funzionari NATO coinvolti nella guerra ibrida contro la Russia, mentre diverse testate hanno ricordato come Kirillov fosse stato protagonista della più che controversa missione sanitaria russa in Italia nel 2020 per l’emergenza Covid-19, definita un trionfo della guerra ibrida russa.
Volendo lasciare da parte la fascinazione per l’ibrido, l’omicidio a Mosca rientrerebbe nella classica teoria clausewitziana per cui la guerra tende con facilità all’escalation. Ogni parte farà quanto è in suo potere per vincere, compreso assassinare un target a mille chilometri dal fronte se serve per diffondere insicurezza. D’altro canto, la colonna di mezzi russi che ha attraversato l’Italia bandiere al vento è stata una riproposizione, adattata alle circostanze, di quelle misure propagandistiche coltivate dai sovietici fin dagli anni Venti del Novecento.
Fig. 2 – Il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l’allora ambasciatore russo in Italia Sergey Razov e il maggior generale Sergey Kikot (numero due di Kirillov) alla cerimonia di saluto della controversa missione sanitaria russa in Italia, 7 maggio 2020
MOSCA AVANZA IN UCRAINA, MA SOFFRE ALTROVE
Oltre alle questioni dottrinali, se si sia trattato di terrorismo, guerra ibrida o altro, la catena di morti di cui Kirillov è l’ultimo tassello mette a nudo l’intrinseca debolezza interna di un regime che, al pari dell’alleato iraniano, sembra incapace di assicurare la sicurezza dei propri funzionari sul suo territorio. La straordinaria sconfitta strategica subita in Siria, forse con il concorso dei servizi ucraini, ha dimostrato questa debolezza anche all’estero. La Marina russa dovrà molto probabilmente rinunciare, dopo mezzo secolo, allo sbocco mediterraneo offerto dal regime degli Assad, o almeno contrattare da una posizione di debolezza con i nuovi padroni di Damasco.
Questa vulnerabilità interna e internazionale, assieme all’allargamento della NATO, causato dal piuttosto che causa del conflitto in Ucraina, rende incredibile la posizione di vantaggio che Mosca sta assumendo sul campo di battaglia, ottenuta al prezzo di pesanti perdite umane e materiali. Di questa strisciante crisi domestica si dovrà tenere conto, per capire quali prossime mosse verranno adottate sotto la pressione dei movimenti di estrema destra, e quale sarà la futura configurazione della Federazione anche in rapporto alle relazioni internazionali.
Lorenzo Lena
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