In 3 sorsi – Il caso di spionaggio politico-militare tra un ufficiale italiano e uno russo solleva un dibattito sulla natura dell’azione. La Russia ritorna ad adottare misure da Guerra Fredda? L’Italia è facilmente infiltrabile o ha un ruolo chiave nello schieramento occidentale?
1. LA VICENDA
Il 30 marzo a Roma un ufficiale della Marina Militare italiana, il capitano di fregata Walter Biot, è stato arrestato dai Carabinieri del ROS in flagranza di reato, insieme ad un ufficiale delle Forze Armate russe di stanza nel nostro Paese, mentre stavano per concludere una vendita di documenti riservati in cambio di denaro. L’ufficiale italiano in servizio presso lo Stato Maggiore della Difesa poteva accedere a documenti classificati sia di rilevanza nazionale che inerenti a missioni NATO. I due si sarebbero accordati per il passaggio dei dossier riservati in cambio della cifra di 5mila euro. Sulla vicenda, da tempo, indagavano sia la Procura della Repubblica sia l’AISI, Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Interna sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dato che secondo le indiscrezioni non sarebbe la prima volta che si verifica una cessione di informazioni riservate tra i due. I rapporti tra gli ufficiali erano già sorvegliati, per questo durante l’ultimo scambio i Carabinieri del ROS sono intervenuti senza alcun dubbio. Il modus operandi del capitano di fregata italiano si sostanziava nel fotografare i documenti militari dal monitor del computer, memorizzandoli su una pen drive che poi consegnava al complice. I capi d’accusa nei confronti del militare italiano sono di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico-militare e divulgazione di notizie riservate. Inutile dire che, nel momento in cui si è resa pubblica, la notizia ha avuto impatto sulle relazioni italo-russe, storicamente amichevoli, ma non prioritarie nella gerarchia delle alleanze del nostro Paese.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – L’incontro di febbraio a Palazzo Madama tra i ministri della Difesa e degli Esteri di Italia e Russia.
2. I PRECEDENTI RUSSI
Che i servizi segreti russi si servano di azioni di spionaggio non è una novità . La struttura dell’intelligence russa, infatti, prevede un dipartimento deputato alla raccolta di informazioni utili alla Difesa militare, il GRU. Proprio al GRU appartiene l’ufficiale russo coinvolto nella vicenda italiana. I russi, fin dalle loro attività in tempo di Guerra Fredda, hanno sperimentato i vantaggi dell’intelligence e tutt’ora l’attività russa di spionaggio in Italia resta molto intensa. Se l’implicazione russa non sorprende, da essa si possono sollevare alcuni interrogativi: casi come questi sono semplici rischi del mestiere, o si sta assistendo a una nuova guerra fredda? Complotti a parte, quest’ultima tesi si basa su due linee di fondo. Primo, dalla constatazione delle attuali difficoltà interne al potere russo nasce l’esigenza di proiettare all’estero un’immagine ferma e intoccabile della Federazione, e per farlo Mosca ricorre anche a una strategia d’acquisizione diretta di informazioni. Secondo, si è notato l’acuirsi dell’attività spionistica: nello specifico, il riferimento è al recente caso di spionaggio russo ai danni della Bulgaria. Una vicenda abbastanza simile a quella italiana.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un pacchetto di sigarette di una spia russa con telecamera digitale nascosta presso la collezione del Museo dello spionaggio del KGB.
3. L’IMPATTO SULLA NATO E SULLA REPUTAZIONE DELL’ITALIA
Se le considerazioni sulla Russia non stupiscono affatto, in Italia la vicenda ha decisamente un altro peso, tant’è che il Governo ha adottato una linea dura. Se da un lato l’operato del militare italiano risulta esser spinto da motivazioni economiche, dall’altro le sue azioni hanno sollevato un dibattito sul ruolo internazionale dell’Italia. La nostra nazione viene vista come un Paese debole nel quale infiltrarsi facilmente, o di rilevanza strategica per gli affari occidentali e dunque un obiettivo da spiare? Attribuire l’appellativo “debole” all’intero apparato istituzionale italiano, basandosi soltanto sull’operato di un singolo, non ci appare corretto. Difatti l’Italia, quale alleato occidentale, è un bersaglio appetibile in cui potersi infiltrare per rubare dossier riservati internazionali. Ricordiamo, per esempio, che la vicenda interessa l’Alleanza Atlantica. Dal Segretario Generale NATO, Jens Stoltenberg, e dal Responsabile europeo per la Sicurezza Internazionale, Josep Borrell, sono arrivate parole di condanna a Mosca. Mentre all’interno della NATO si discutono le misure da prendere, in sede europea si confermano le accuse di violazione del diritto internazionale e la posizione russa, giĂ complicata dal caso Navalny, si aggrava agli occhi dei vicini.
Alessandra Fiorani
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