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Super Saturday: Trump e Clinton avanti, ma Sanders e Cruz tengono

Caffè Americano – La tornata elettorale del 5 e del 6 marzo (il cosiddetto Super Saturday) si è conclusa. Questi i risultati: per i repubblicani, il miliardario newyorkese Donald Trump conquista Louisiana e Kentucky; il senatore texano Ted Cruz si aggiudica Kansas e Maine. Resta a bocca asciutta Marco Rubio, sinora impostosi soltanto in Minnesota e Puerto Rico. Per i democratici, Hillary Clinton ottiene la Louisiana, mentre il rivale Bernie Sanders vince in Nebraska, Kansas e Maine.

CRUZ NON DEMORDE – Nonostante un divario ancora relativamente ampio in termini di delegati, il senatore Ted Cruz appare al momento l’unico repubblicano in corsa capace di tenere testa a Donald Trump. Sepppure non sia riuscito a vincere in uno Stato storicamente vicino alla destra religiosa come la Louisiana (nel 2008 vi vinse Mike Huckabee, mentre nel 2012 Rick Santorum), Cruz conferma la sua abilità nel conquistare caucus (sinora ha vinto quelli di Iowa, Alaska, Maine e Kansas, mentre in Kentucky ha comunque ottenuto un ottimo piazzamento). Trump, di contro, appare sempre più a suo agio nei contesti in cui vige il sistema delle primarie e il suo trionfo in Louisiana lo dimostra ulteriormente. Senza però dimenticare come nel Pelican State alla fine i due rivali abbiano avuto diritto al medesimo numero di delegati (18 a testa).
Quasi eclissatosi Rubio, bisognerà adesso capire se veramente Cruz sarà in grado di rappresentare quell’argine che l’establishment repubblicano sta da tempo cercando per fermare l’ascesa del fulvo magnate. Le incognite, tuttavia, al momento restano. Innanzitutto perché il senatore texano risulta molto schiacciato sulle posizioni della destra evangelica. Elemento che, se lo sta parzialmente rafforzando in sede di primarie, potrebbe poi azzopparlo in sede di general election: per quanto cospicua, la quota degli evangelici non solo è minoritaria nell’elettorato americano, ma anche frastagliata e malvista dal centro moderato, che potrebbe allora far mancare il proprio appoggio al GOP nella corsa per la Casa Bianca. In secondo luogo, poi, non dobbiamo dimenticare come la figura di Cruz non sia in fondo così gradita all’establishment repubblicano: nel corso della sua attività senatoriale, Ted è sempre stato ai ferri corti con i leader di partito, accusandoli costantemente di inciucio con il nemico democratico. Ragion per cui appare onestamente difficile che il GOP possa decidere di compattarsi dietro di lui. E, per questa ragione, l’ipotesi di un ritorno di Mitt Romney si fa sempre più consistente.

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Fig. 1 – Ted Cruz appare in rimonta: riuscirĂ  ad insidiare Trump?

Ciononostante, il rafforzamento di Cruz è incontestabile. E lo stesso Trump se ne sta rendendo conto. Tanto che, vedendo sempre più l’ultradestra legarsi al senatore texano, ha avviato, nelle ultime settimane, una decisa virata al centro su diverse questioni. Nell’ultimo dibattito repubblicano, tenutosi a Detroit (in Michigan), ha per esempio ammorbidito non poco la sua posizione in tema di immigrazione, arrivando a sostenere la necessità di un incremento dei visti per i lavoratori stranieri specializzati, quando fino a un mese fa affermava l’esatto contrario.

SANDERS TIENE DURO – Hillary Clinton stravince in Louisiana, confermando la propria leadership in seno agli Stati meridionali e – in particolare – all’elettorato afroamericano. Una vittoria importante, soprattutto per l’alto numero di delegati che il cosiddetto Pelican State garantisce. Sennonché, l’ex first lady non può permettersi di dormire sonni proprio tranquilli. Eh sì, perché il rivale, Bernie Sanders, riesce a conquistare Nebraska, Kansas e Maine. Tre Stati non fondamentali, ma che consentono comunque al candidato socialista di restare in corsa, rimanendo alle calcagna dell’ex segretario di Stato.
E adesso occhi puntati sul Michigan: qui i democratici mettono in palio 148 delegati. Hillary al momento è data in testa nei sondaggi e giĂ  nel 2008 vi vinse, conquistandone il voto moderato. Ma Sanders non sembra arrendersi. E – secondo il Washington Post – avrebbe avviato una strategia precisa: partendo dalla dura crisi economica che ha colpito il Michigan, il candidato socialista punterebbe a criticare la politica di libero scambio internazionale storicamente sostenuta da Hillary: dal NAFTA alla TPP. E Sanders adesso spera nel colpaccio.

Stefano Graziosi

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Occhi puntati sul Michigan, dove si voterĂ  l’8 marzo. [/box]

Foto: marcn

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Stefano Graziosi
Stefano Graziosi

Nato a Roma nel 1990, mi sono laureato in Filosofia politica con una tesi sul pensiero di Leo Strauss. Collaboro con varie testate, occupandomi prevalentemente di politica americana. In particolare, studio le articolazioni ideologiche in seno al Partito Repubblicano statunitense.

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