AstroCaffè – L’agenzia spaziale europea ha compiuto un passo ulteriore verso Marte. Ieri mattina ha preso il via la prima missione del programma ExoMars, in collaborazione con l’agenzia spaziale russa. L’atterraggio è previsto per il prossimo ottobre
IL LANCIO – Il boato dell’accensione dei motori del razzo Proton è avvenuto con precisione alle 10.31 ora italiana di ieri. Dallo storico cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, il vettore si è sollevato dalla rampa dando il via alla prima delle due missioni che compongono in programma ExoMars dell’Agenzia spaziale europea (European Space Agency – ESA). Dopo poco piĂą di otto minuti, l’ultimo stato del razzo, al quale era agganciata la sonda, ha raggiunto l’orbita terrestre. Le fasi successive sono state tre accensioni del motore dello stadio che hanno messo la sonda in rotta verso Marte.
Fig. 1 – Il lancio del Proton con a bordo il Trace Gas Orbiter e lo Schiapparelli
LA MISSIONE – La sonda è composta di due parti: un veicolo orbitale e uno per l’atterraggio. Il primo è stato chiamato Trace Gas Orbiter. AvrĂ il compito di studiare l’atmosfera del pianeta rosso per contribuire agli studi che cercano di scoprirne i mutamenti che l’hanno portata allo stato attuale. Inoltre, gli scienziati sperano di capire come il metano sia finito nella miscela di gas che la compongono. Questo elemento, spesso, è un residuo di attivitĂ organiche anche a livello di microorganismi. Se fosse così si avrebbe un indizio in piĂą sull’attuale presenza di forme di vita semplici (batteri, per capirci) sul pianeta.
Il secondo componente della sonda è il modulo d’atterraggio, chiamato Schiapparelli in onore dell’astronomo italiano che ipotizzò, sbagliando, l’esistenza di canali su Marte, ma che ha dato un grande contributo allo studio del pianeta. Poco prima dell’entrata in orbita marziana, Trace Gas Orbiter rilascerĂ Schiapparelli, che entrerĂ nell’atmosfera e atterrerĂ – si spera – frenato da paracadute e retrorazzi. Dopo l’attivazione degli strumenti, il modulo inizierĂ a compiere esperimenti sulla superficie.
Fig. 2 – Una rappresentazione del momento dell’apertura dei pannelli di protezione della sonda durante il lancio
COOPERAZIONE ESA-ROSCOSMOS – Il programma ExoMars è stato uno dei piĂą difficili della storia dell’ESA. All’inizio (2005) si era pensato a un rover di grandi dimensioni da lanciare nel 2011 con un razzo russo Soyuz. Nel 2009 l’agenzia ha cambiato idea, firmando con la NASA un accordo che prevedeva il lancio con un Atlas-V. Questo avrebbe portato a una riprogettazione del rover, che avrebbe dovuto avere una grandezza minore per essere agganciato a una sonda che sarebbe stata costruita dagli Stati Uniti. Per non correre rischi, l’ESA ha tenuto aperta la porta con la Russia grazie alla conclusione di un accordo per la fornitura di un vettore Proton come riserva dell’Atlas-V. In cambio, gli europei avrebbero collaborato allo sviluppo di un veicolo spaziale russo diretto verso uno dei satelliti naturali di Marte. Tutto è cambiato quando i tagli dell’amministrazione Obama hanno portato l’agenzia spaziale statunitense a ritirarsi dal programma ExoMars. L’ipotesi della cancellazione era concreta. Nel 2013 ESA e Roscosmos hanno salvato il progetto che è diventato a due fasi. La prima è quella che è stata descritta in precedenza. La seconda, prevede l’atterraggio su Marte, previsto per il 2018, di un rover. Il veicolo avrĂ una trivella che raggiungerĂ la profonditĂ di due metri per cercare acqua e tracce di vita micro organica. I finanziamenti però non sono ancora completi.  I russi forniscono i vettori per le due missioni, piĂą strumenti per il Trace Gas Orbiter e il modulo d’atterraggio che trasporterĂ il rover tra due anni.
ExoMars dimostra ancora una volta come la cooperazione spaziale prosegue nonostante le crisi internazionali. Molti dei Paesi membri dell’ESA lo sono anche dell’Unione Europea e partecipano al regime di sanzioni comminate alla Russia dopo l’invasione della Crimea. Eppure questo non ha impedito di tenere in vita l’accordo che ha salvato il programma europeo per l’esplorazione di Marte. Questo vede una fondamentale partecipazione italiana, tramite diverse aziende. Roma si è spesa molto in seno all’agenzia spaziale europea per portare avanti ExoMars e si è ritagliata il ruolo di guida. In caso di successo dell’atterraggio del modulo Schiapparelli, previsto per il prossimo ottobre, l’ESA si affiancherebbe a Stati Uniti e Russia (allora Unione Sovietica) nel ristretto club di chi è riuscito a far arrivare e funzionare una propria sonda sul pianeta rosso.
Video 1 – Simulazione dell’arrivo su Marte del Trace Gas Orbiter e dello SchiapparelliÂ
Emiliano Battisti
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in piĂą
Rotta per Marte – Ogni due anni, si apre una finestra per lanciare qualcosa verso Marte con il minimo utilizzo di energia e per fare il tragitto piĂą breve. L’opportunità è data dalle relative orbite della Terra e del pianeta rosso attorno al Sole. La prossima si avrĂ nel 2018 e sono previste due missioni: InSight della NASA e ExoMars parte seconda dell’ESA.
Atterraggi riusciti – Finora ci sono stati otto atterraggi riusciti su Marte: Mars-3 (URSS, 1971); Viking-1 (USA, 1976); Viking-2 (USA, 1976); Sojourner (USA, 1997); Spirit (USA, 2004); Opportunity (USA, 2004), Phoenix (USA, 2008), Curiosity (USA, 2012). Nella lista non è compreso il rover europeo Beagle-2 che nel 2003 è riuscito ad atterrare, ma non si è mai messo in contatto con le stazioni a Terra. [/box]
Foto: DLR_de