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Madame Courage: la “Primavera araba” dei giovani algerini

Le recensioni del Caffè – La Primavera araba dei giovani algerini si chiama Madame Courage, alias compresse di Artane, cioè droga. Ne circolano molte, probabilmente, tra gli oltre otto milioni di giovani algerini a cui lo “spirito paternalistico” del Presidente Abdelaziz Bouteflika (al potere da diciassette anni) ha tolto ciò che nemmeno il destino piĂą avverso riesce a sottrarre ai giovani: la speranza

UN FILM AMARO – Omar è il protagonista di Madame Courage, ultima opera di Merzak Allouache, famoso cineasta algerino. Il film, presentato alla 72a Mostra del Cinema di Venezia  per  la  Rassegna Orizzonti (corto e lungometraggi ) è stato tra i piĂą accreditati al premio finale. Omar, con il suo silenzio assordante (non parla quasi mai), ci trascina in un’Algeria immota, apparentemente senz’anima.
Ma gli occhi di Omar, immensi e disperati, un’anima ce l’hanno, eccome. Dolcezza, miseria, sensibilitĂ , rassegnazione si alternano fra loro. Omar fa lo scippatore per drogarsi. Come molti altri ragazzi in altre parti del mondo. Se non fosse che qui siamo in Algeria, Allahu Akbar, un Paese dove, non diversamente che nel resto del mondo islamico, incombe la minaccia dell’’Islam radicale.

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Fig. 1 – Merzak Allouache, regista di Madame Courage, partecipa alla prima del film al Festival di Venezia, settembre 2015

A volte Omar riesce anche a comprare cibo da portare a casa, una baracca dove vive la sorella prostituta (si, anche nel mondo islamico i ragazzi si drogano e le donne si prostituiscono) e la madre incollata al televisore, ipnotizzata dalle voci dei muezzin da cui si distoglie solo per inveire contro il figlio.  Si contano centinaia di canali islamici, in Algeria. Al-Jazeera è stata chiusa più di dieci anni fa e il resto del mondo televisivo è sotto lo stretto controllo del Presidente Bouteflika.
Non c’è molto altro da vedere. Delle intricatissime trame in atto per la successione di Bouteflika (degne della sceneggiatura di House of Cards) e dell’ennesima prova di forza tra potere politico e apparato militare, gli algerini sono all’oscuro. La quotidianità di Omar si consuma tra scippi, strada, droga, sguardi furtivi e innocui inseguimenti a Selma (una ragazza a cui ha scippato la mano di Fatima e di cui si innamora).

GENERAZIONE SENZA CAUSA E SENZA FUTUROMadame Courage mette in scena la disperazione di un’intera generazione, quella di Omar, che ha perso il controllo sulla propria vita. Ma la quotidianitĂ  di Omar è fatta anche di coraggio (come quando spara fuochi d’artificio davanti all’abitazione di Selma); quel coraggio che gli algerini, “apatici alla rivoluzione”, non hanno avuto a differenza dei loro coetanei tunisini, egiziani, siriani e libici. I giovani algerini no, preferiscono Allahu Akbar, passeggiare per il lungomare di Mostaganem (dove è ambientato il film), aspettando che petrolio e gas pompino un’altra tornata di sussidi.
I giovani algerini sono come narcotizzati. Dalle pasticche di Artane? O dall’assenza di una (mai acquisita) identitĂ  personale e collettiva? Non quella forgiata dalla lotta alla occupazione coloniale che si tramanda in nome di un passato cristallizzato. Quella di una generazione. Dei giovani.

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Fig. 2 – Un gruppo di ragazzi passeggia per le strade di Algeri. Droga e disoccupazione sono alcuni dei principali problemi che i giovani algerini devono affrontare

I giovani algerini non hanno fatto la guerra alla Francia. Ne hanno sentito parlare a casa o a scuola. Come di un totem, un simulacro che giustificherebbe la singolaritĂ  (nazionalismo autoritario) algerina nel mondo arabo.
A cinque anni  dall’inizio delle Primavere arabe, il più grande Paese d’Africa, l’Algeria, si rivela immune al girone dantesco in cui ad uno ad uno sono caduti tutti i Paesi del mondo arabo mediterraneo e medio orientale. L’Algeria si regge sui trami. La sua stabilità è il “pouvoir”, la fitta quanto impenetrabile rete clanica (servizi segreti, esercito, mondo affaristico) tessuta intorno a Bouteflika (rieletto per la quarta volta nel 2014) che mantiene congelata l’Algeria, sospesa tra un passato orgoglioso (la guerra d’indipendenza) e sanguinario (il decennio nero) e un futuro che non si può immaginare (o non vuole?) diverso dal presente.
I giovani algerini sono fortunati (?). Bouteflika è riuscito ad evitare loro lutti, carceri e torture, ad assicurargli una vita “normale”. Diversamente che dai loro coetanei della regione.
I giovani algerini forse non possono apprezzare. I loro padri sì. Quelli che hanno vissuto il dramma dell’’estremismo islamico, gli orribili anni Novanta, la sporca guerra con oltre 200mila  morti e migliaia di desaparecidos.
Un’ecatombe (anticipatrice dei giorni nostri) necessaria a stroncare manu militari la jihadizzazione del Paese, assai temuta dopo la vittoria elettorale del FIS, il Fronte di Salvezza Islamico, alle elezioni del 1992. Le prime elezioni davvero libere dopo l’indipendenza dalla Francia. Un precedente per il mondo arabo, l’Algeria. Ecco cosa può succedere ad ammettere i partiti islamisti alle elezioni. Peccato sia sfuggito agli egiziani.

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Fig. 3 – La baraccopoli di el-Wiam, sita nei dintorni della capitale Algeri. L’area è uno dei simboli del grave malessere economico e sociale sotto il Presidente Bouteflika

Un precedente anche perché le formazioni jihadiste algerine, dopo “l’anteprima in casa”, si sono riversate nelle regioni vicine saldandosi con altre formazioni terroriste fino a costruire la centrale di Al Qaeda per il Maghreb islamico. Il “decennio nero” ha traumatizzato il Paese. Fino a renderlo asfittico. Gli algerini temono le derive islamiste dei sommovimenti popolari. Nel dubbio, preferiscono sacrificare i secondi. Diffidano, e molto, di un imprecisato “Islam moderato”.

IL REGIME ASFISSIANTE DI BOUTEFLIKA – Dalla guerra contro la Francia gli algerini hanno ereditato il pouvoir, ma cosa dal Decennio nero? Bouteflika e la sua Normarly. Qualcosa di cui (apparentemente) gli algerini sono molto orgogliosi. Normarly in Algeria è apatia rivoluzionaria, depoliticizzazione della societĂ , immobilismo, torpore, paura, corruzione, paralisi politica e economica. GiĂ , perchĂ© il petrolio è in caduta libera e sarĂ  sempre piĂą difficile “calmierare” le istanze sociali. E tenerle fuori dalla vita politica. L’Algeria di oggi vive una situazione di vero e proprio dramma sociale. Un caos calmo, tenuto sotto controllo e pertanto meno inquietante di quello libico o siriano. Ma pur sempre caos. Aggravato dalla “faccenda” Bouteflika, ovvero il fittissimo mistero che circonda la sua imminente e improcrastinabile successione.

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Fig. 4 – Il cast di Madame Courage alla prima veneziana del film, settembre 2015

«Il flagello dell’islamismo radicale e la corruzione hanno afflitto la societĂ  algerina per decenni – ha affermato il regista –  Madame Courage vuole accendere un campanello d’allarme sul futuro di un Paese a rischio di una rivolta politica e sociale di cui nessuno può prevedere la portata».

Omar ha occhi stupendi. Assopiti.  Allahu Akbar . Comodo credere che sia tutta colpa di Madame Courage.

Mariangela Matonte

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Cineasta franco-algerino di fama internazionale, Merzak  Allouache torna con Madame Courage a parlare del suo Paese di origine, l’Algeria, e delle sue esplosive tensioni. Dopo Les Terrasses (in concorso a Venezia un paio di anni fa) la triste e alienante storia di Omar rappresenta infatti un ulteriore viaggio del regista nei temi scomodi dell’Islam radicale, della droga e dell’emarginazione giovanile. Tra l’altro, si tratta di temi giĂ  toccati in altre opere di successo come Un amour a Paris, Chouchou e Harrogas.
Madame Courage è stato presentato anche al Haifa International Film Festival del 2015. Purtroppo in Italia il film non sembra avere trovato alcuna distribuzione commerciale dopo la presentazione a Venezia. Di recente è stato proiettato a Milano all’interno dell’annuale Festival del cinema africano, dell’Asia e dell’America Latina.[/box]

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Mariangela Matonte
Mariangela Matonte

Laurea in scienze politiche internazionali, scuola diplomatica MAE, analista politico, appassionata da sempre di relazioni internazionali e di politica. Molti viaggi, tante esperienze lavorative. Il tutto sempre con vocazione internazionale. Relazioni transatlantiche, Mediterraneo e Medio Oriente principali focus di interesse.

Curatrice del blog Geomovies, che si occupa del rapporto tra cinema e politica internazionale.

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