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Dopo Nizza: l’importanza di una scelta

L’attentato terrorista a Nizza ha riportato per l’ennesima volta all’attenzione sul radicalismo islamico e delle sue sfaccettature. La questione non ha una soluzione unica, nĂ© semplice. 

Oggi c’è chi si chiede se sia possibile trovare una soluzione definitiva a questi attacchi. Al di là delle provocazioni di alcuni, è una domanda tutto sommato legittima, ma che porta a una risposta non banale. Non illudiamoci: una soluzione definitiva non esiste. Nel senso che così come non esiste una soluzione realistica alla guerra nella storia umana, non esiste una soluzione definitiva a tutti i problemi umani che portano oggi un uomo/donna (giovane o meno) a scegliere la via della lotta armata tramite azione terroristica. Si può ridurre il problema il più possibile, e a questo si punta, ma azzerare per sempre non è possibile.
Inoltre è bene capire che non dipende solo da noi Occidentali, nel senso che oggi nell’Islam è in corso (da secoli a dire il vero, ma oggi più che mai) uno scontro tra diverse interpretazioni del Corano e della Legge Islamica. Questo perché, contrariamente a quanto molti pensano, in realtà il Corano si interpreta, e questo non perché ci piace dirlo ma perché è affermato nel Corano stesso (e qui si vede la differenza tra chi ha approfondito la cosa e chi no, ad esempio).

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Fig. 1 – Conferenza stampa del Presidente francese Hollande a Nizza

I gruppi terroristi spesso professano (piĂą o meno sinceramente) ideologie salafite, spesso aderenti a quella wahhabita, che è in realtĂ  piuttosto moderna (è del 1700) mentre la legittimitĂ  di lotta armata contro governi e istituzioni è ritornato in auge soprattutto in seguito ad interpretazioni relativamente recenti (fine XIX e XX secolo) in seguito alla diffusione di alcuni autori molto noti, come Sayyid Qutb (ma non solo) per i quali (perdonateci, semplifichiamo tantissimo perchĂ© in realtĂ  le cose sono ben piĂą complesse) la soluzione ai mali del mondo, in particolare del mondo islamico e della societĂ  araba, è un ritorno alle regole delle origini anche a livello politico – anche se poi spesso le stesse regole non vengono applicate come allora. E’ una visione anti-utopica (la speranza nel passato idealizzato, invece che in un diverso futuro ideale) e che in fondo spesso abbiamo anche noi quando magari diciamo “eh, si stava meglio una volta, mica come ora che va tutto male, ecc..ecc…” e che è sempre basata sull’illusione che il passato fosse così roseo come ce lo immaginiamo (in realtĂ  non è così). L’estremizzazione di tali posizioni porta poi all’abbracciare il terrorismo come arma per rendere reale tale ideale.
Altri, la maggior parte oggi, seguono invece dettami differenti basati su interpretazioni differenti, fondati (di nuovo semplifichiamo) sul fatto di comprendere il contesto nel quale certi principi sono stati scritti e certi termini sono stati scelti, e dunque comprendere il significato profondo del concetto e applicarlo nella modernitĂ . Ci sono innumerevoli sfumature su cosa questo significhi all’atto pratico ed è impossibile per noi poter offrire una visione accurata.

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Fig. 2 – La polizia francese perquisisce il camion usato per l’attentato

Il punto è che ad oggi, pur essendoci molte interpretazioni su vari aspetti della Legge Islamica, non esiste una discussione approfondita su quali siano le interpretazioni più corrette, o meglio in mancanza di autorità supreme (tipo il Papa per i Cristiani Cattolici) ovviamente ciascuno può considerare legittimo ciò che vuole e aderire a ciò che considera più appropriato. E la discussione tra le parti spesso è tra sordi, perché ciascuno condanna l’altro e questo rende impossibile trovare terreni comuni di discussione per concordare sul meglio da fare. Eppure per l’Islam una parte della “partita” sarà proprio affrontare in maniera più storicistica ed ermeneutica (cioè interpretando il significato delle parole al di là della lettera del testo – ta’wil) la lettura del Corano invece che consentire che alcuni si limitino a una interpretazione solo secondo tradizione (tafsir) che può (non necessariamente, ma spesso succede) essere strumentalizzata in ottica estremista. Entrambi i concetti sono ammessi dal Corano – ma la sfida è su quale sia primario e su come evitare le strumentalizzazioni.
A questo aggiungiamo che i terroristi poi modificano ulteriormente la lettura secondo tradizione per i propri fini, ammettendo ciò che fa loro comodo anche quando sarebbe proibito e viceversa. Perché alla fine il potere e il denaro anche per loro prevalgono su tutto, anche se per la propaganda dicono altrimenti.
Ora questo significa una cosa: chiedersi quale sia il “vero Islam” per noi è inutile. E’ come chiedere quale sia il vero cristianesimo: quello Cattolico o quello Protestante o quello Ortodosso? Ciascuno darĂ  un’interpretazione diversa, anche se oggi, per fortuna, non lottiamo piĂą tra noi. Nell’Islam, allo stesso modo, ciascuno crede che il vero Islam sia il proprio. Quindi il punto è: quello dei terroristi è una forte distorsione dell’Islam, ne siamo tutti consapevoli. Loro stessi lo usano spesso solo come “facciata”. PerchĂ© però oggi ci sono giovani che lo scelgono, o meglio che credono che tale visione sia la risposta alle proprie domande? Qui si va sui processi di radicalizzazione che spesso non dipendono da questioni religiose.

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Fig. 3 – La gente rende omaggio alle vittime dell’attentato a Nizza

L’estremismo è la risposta che un reclutatore dà a un giovane, per esempio, che vive il classico disagio giovanile – può essere economico, può essere professionale, sentimentale, conflitto con i genitori, esclusione sociale, perfino noia e moda in alcuni ambiti, può derivare da persecuzioni e conflitti nelle zone di origine. Ogni caso è a sé e può differire molto. Ma in tutti i casi l’estremismo dona a una persona la risposta ad alcuni dei suoi bisogni primari, soprattutto quando si chiede “chi sono? Cosa devo fare? Che senso ha la mia vita?”: dà un’identità (mi dice chi sono). Dà un gruppo nel quale si è accettati al di là di altri aspetti (inclusione sociale e approvazione dei simili). Fornisce delle regole precise (che aiutano chi cerca di mettere ordine nella propria vita) e dà uno scopo alla stessa. Fornisce un facile capro espiatorio per la propria rabbia e/o frustrazione (i ragazzi di Dhaka) e se diventa terrorismo mi dà anche i mezzi per sfogare tale rabbia, convincendomi che è giusto, e corretto e che tra l’altro la mia vita, in Paradiso, sarà migliore (soprattutto per gli attentatori suicidi). Sono le stesse cose che chiedono i nostri giovani, di qualunque provenienza: identità, accettazione tra simili, scopo nella vita, gestione dell’insuccesso e delle difficoltà.

A noi sta il fare in modo di poter offrire alternative a tutto questo perché facciano scelte diverse. Questa è la “soluzione”. Che ovviamente va combinata a mezzi e strumenti per ridurre i danni di chi ha già fatto questa scelta. Perché è bene ricordarci che chi fa quel percorso scritto sopra poi difficilmente torna indietro. De-radicalizzare è complesso e richiede tempo e non sempre è possibile. La vera sfida è evitare che altri facciano lo stesso percorso.

Lorenzo Nannetti

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Chicco in piĂą

Nelle librerie esistono molti libri sull’Islam e il suo rapporto con la politica, purtroppo non sempre i piĂą pubblicizzati sono anche quelli piĂą affidabili o accademicamente accurati. Vi citiamo quindi alcuni testi che per noi sono base, per quanto la lista non sia per nulla esaustiva:

Massimo Campanini, Il Corano e la sua interpretazione (Laterza)

Riccardo Redaelli, Islamismo e democrazia (Vita e Pensiero)

Massimo Campanini, Islam e Politica (Mulino)

Alessandro Bausani, L’Islam (Garzanti)

Andrea Plebani, Jihadismo globale. Strategie del terrore tra Oriente e Occidente (Giunti)

Gilles Kepel, Fitna (Laterza)

Arturo Varvelli (a cura di) Jihadist Hotbeds. Understanding Local Radicalization Processes (ISPI)

Lorenzo Vidino (a cura di) L’Italia e il terrorismo in casa: che fare? (ISPI)

 

Importante è anche conoscere la storia dei popoli arabi e dell’Islam:

Albert Hourani, Storia dei popoli arabi (Oscar Mondadori)

Philip K. Hitti, Storia degli Arabi. Dall’antichità al Novecento (Udoya) [/box]

 

Foto di copertina di Abode of Chaos pubblicata con licenza Attribution License

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Lorenzo Nannetti
Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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