Miscela Strategica – Al salone Eurosatory abbiamo intervistato l’Ing. Roberto Cortesi, Managing Director della Divisione Sistemi di Difesa di Leonardo-Finmeccanica. Tra i temi discussi difesa europea, innovazione e competitività
Ing. Cortesi, perché è importante Eurosatory per Leonardo-Finmeccanica?
Eurosatory è il salone più importante al mondo per i sistemi di difesa terrestre, non solo per estensione, ma anche in termini di presenze, di conseguenza è fondamentale esserci. Noi partecipiamo da sempre: riteniamo di essere i campioni italiani per questo tipo di tecnologie e i nostri sistemi hanno una valenza tecnica molto significativa. Lo confermano i numerosi Paesi che hanno scelto i nostri prodotti, sia terrestri che navali.
Parliamo di Europa, un tema a noi caro. Crede che sia possibile avere una base industriale europea coordinata? Ci sarebbe da guadagnare o sarebbe una minaccia (mercato più liberale)?
L’Europa è ancora oggi divisa a livello politico, lo viviamo quotidianamente. Ciascun Paese applica le proprie strategie perseguendo obiettivi che, pur non essendo completamente diversi, non sono del tutto coincidenti. Personalmente credo molto nell’Europa e in una base industriale coordinata perché, a mio avviso, in questo mondo globalizzato la massa critica è fondamentale, e il piccolo è destinato a soccombere. Ritengo che la forza dell’Europa potrebbe essere decisamente superiore se ci fossero maggior coesione e un’unica linea politica e di difesa, per quanto difficile possa essere.
Quest’anno ha visto un’inversione di trend nelle spese per la difesa in Europa. L’Italia fa eccezione. Quali sono le conseguenze per voi?
Sicuramente avere risorse limitate a livello nazionale non aiuta. Questo è un mondo estremamente complesso, nel quale sviluppare un nuovo sistema d’arma richiede molto tempo e considerevoli disponibilità di fondi. Inoltre, se una volta sviluppato il sistema non viene adottato dal Paese di riferimento, manca della credibilità necessaria per affermarsi anche all’estero.
L’Italia ha dichiarato di voler far crescere nuovamente il bilancio della difesa, compatibilmente con la crescita del PIL. È senza dubbio un segnale positivo. Il nostro settore esporta in tutto il mondo ed eccelle nella qualità dei suoi prodotti. Abbiamo un numero di dipendenti molto importante per il Paese ed estremamente qualificato, che ci consente di realizzare sistemi in alcuni casi unici al mondo. Ma non si tratta solo di un problema economico. Noi lavoriamo a stretto contatto con il Ministero della difesa, non solo per quanto riguarda i fondi – la loro assegnazione e gestione – ma anche nella condivisione di un percorso comune.
Qui [ci troviamo nel padiglione del CIO, Consorzio Iveco Oto-melara – ndr] abbiamo un esempio di questa comunanza di intenti e di un eccellente lavoro di squadra: la blindo Centauro II, presentata ufficialmente proprio a Eurosatory 2016. Esercito Italiano e industria hanno a lungo collaborato per la realizzazione di un sistema d’arma allo stato dell’arte, anche in questo caso a livello mondiale. Le nostre capacità sono notevoli, ma senza l’assistenza della Forza Armata il risultato sarebbe stato inferiore. Quindi i fondi sono importanti, ma solo nel quadro di una collaborazione più ampia.
L’AIAD ha sottoscritto un accordo con la federazione AFDA, il suo omologo finlandese. Molte aziende finlandesi hanno avuto colloqui con Leonardo e parlando con loro ne sono rimasti soddisfatti. È una soddisfazione reciproca? Perché sono così soddisfatti, a suo parere?
Mi occupo di sistemi di difesa da oltre 30 anni e posso dire che abbiamo da sempre cercato di curare le relazioni sia con i clienti che con i possibili partner. Il mondo della difesa è una comunità relativamente limitata di attori, quindi ci si conosce a livello internazionale. Costruire collaborazioni efficaci e guadagnarsi la fiducia dei partner sono elementi vincenti per il successo del business. Riteniamo questi dei valori fondamentali, che trasmettiamo anche ai giovani che entrano a far parte della nostra azienda. Quindi non si tratta di una strategia che vale solo per i partner finlandesi, anche noi la applichiamo sempre.
In che misura la necessità di provvedere delle compensazioni industriali nei Paesi in cui esportate erode il vostro know-how? Riuscite ad essere competitivi nonostante le compensazioni?
L’obbligo delle compensazioni è oggi imprescindibile, un dato di fatto nella compravendita di sistemi d’arma. Se si vuole vendere in certi Paesi si deve sottostare a determinate regole, perciò quando facciamo delle offerte il tema dell’offset è presente. Certo, ci può essere il timore che parte della tecnologia venga acquisita da altri: per gestire questa problematica cerchiamo di non far rientrare nei trasferimenti di tecnologia le componenti che consideriamo “core”. D’altra parte, quando questo avviene, significa che stiamo già studiando soluzioni più avanzate.
Va infine detto che l’offset può anche diventare un fattore positivo, interpretando le regole previste in maniera adeguata. Per esempio, se nel Paese a cui si sta vendendo si individuano dei subfornitori capaci di rispettare i nostri standard di qualità a condizioni più convenienti, possiamo trarre un beneficio concreto nell’assegnare loro una parte della produzione. L’essenziale è trovare fornitori che soddisfino le nostre esigenze in termini di qualità e affidabilità, e per fare questo lavoriamo con grande scrupolo e attenzione.
Come vedete i vostri prodotti sul campo di battaglia del futuro? In che scenari verranno impiegati?
In linea di principio i nostri sistemi vengono concepiti per un utilizzo multiruolo. La maggior parte delle Forze Armate tende ad essere equipaggiata con sistemi d’arma il più possibile flessibili, per poter operare nei teatri operativi più diversi. Alcuni Paesi con maggiori disponibilità economiche possono permettersi scelte diverse, ma la maggior parte degli Stati deve disporre di un numero limitato di linee di prodotto in grado di svolgere tutti i tipi di missione. Ad esempio, in contesti urbani i veicoli ruotati sono indispensabili e presentano numerosi vantaggi rispetto ai cingolati. In altre situazioni, invece, il cingolo offre prestazioni ineguagliabili. Peraltro i ruotati dotati di tecnologia avanzata possono svolgere quasi tutte le missioni richieste in Afghanistan, Libano, Iraq, in futuro forse Libia, con ottimi risultati.
Altra caratteristica molto utile nei contesti urbani è la possibilità di colpire obiettivi situati in postazioni elevate – cecchini o postazioni controcarro su edifici, torri, infrastrutture, ecc. –, mentre in ambiente desertico ciò non è richiesto. In questo caso non servono due torrette diverse, ma una sola che consenta un’idonea elevazione dell’arma. Nel deserto non verrebbe utilizzata, ma non sarebbe una caratteristica penalizzante in fase di progettazione della torretta. Da parte nostra, cerchiamo di realizzare sistemi in grado di soddisfare il maggior numero di requisiti, affinché i nostri prodotti risultino di interesse per quanti più Paesi possibile.
La nostra intervista si conclude qui. Rivolgiamo un caloroso ringraziamento a Roberto Cortesi, Flavia Negretti e Silvia Del Prete per la disponibilità!
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più
Leonardo è leader mondiale nella progettazione e produzione di cannoni navali di piccolo e medio calibro e di sistemi subacquei, con capacità di ricerca e sviluppo che includono dalle artiglierie navali, ai siluri fino ai sonar e alle munizioni convenzionali e guidate; dai veicoli cingolati e ruotati, fino alle torrette; dai lanciatori fino ai sistemi d’arma aero portati. Leonardo può dotare le Forze Armate di sistemi d’arma avanzati e affidabili e garantisce servizi di supporto e assistenza continua in tutto il mondo per tutta la vita operativa dei propri prodotti.
Questa intervista è parte dello Speciale Eurosatory 2016. Vi suggeriamo di consultarlo per approfondire i temi del salone e leggere le interviste già pubblicate. [/box]
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