Gli accordi di libero scambio (Free Trade Agreements – FTA) rappresentano le condizioni di scambio concordate tra due o più Paesi. Queste condizioni determinano, tra l’altro, l’ammontare di tariffe e dazi applicabili alle importazioni ed alle esportazioni tra i Paesi coinvolti nel FTA.
Il 2007 ha segnato un passo significativo per il Vietnam, che ha aderito all’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization – WTO) e che, successivamente, ha stipulato numerosi accordi di libero scambio ritagliandosi una posizione di rilievo nello scacchiere del commercio internazionale. Specialmente negli ultimi anni, il Vietnam ha stipulato accordi commerciali bilaterali con Paesi di tutto il mondo. Inoltre, in qualità di Paese membro dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), il Vietnam ha partecipato a diversi accordi di libero scambio che il blocco commerciale regionale ha sottoscritto e ratificato.
I benefici degli accordi di libero scambio
La sottoscrizione e ratifica dei numerosi accordi di libero scambio favorirà la crescita economica del Vietnam, che progressivamente si sposta dall’esportazione di prodotti manifatturieri a basso valore aggiunto e beni primari verso beni ad alta tecnologia più complessi come elettronica, macchinari, veicoli e dispositivi medici. Questa transizione può realizzarsi attraverso diverse modalità. In primo luogo, la diversificazione degli approvvigionamenti lungo reti commerciali più ampie nonché importazioni di beni intermedi più economiche (in ragione di tariffe e dazi ridotte) dovrebbero aumentare la competitività delle esportazioni vietnamite.
In seconda battuta, la collaborazione con aziende straniere in grado di trasferire competenze e tecnologia necessarie favorirà il “salto” verso produzioni ad alto valore aggiunto. Un esempio è la produzione del telefono Vsmart, prodotto lanciato sul mercato di recente dalla conglomerata locale Vingroup. Il Vietnam è famoso per essere un Paese caratterizzato da un basso costo del lavoro, con diverse società multinazionali come Samsung e Nokia che hanno costituito società per produrre in Vietnam ed esportare all’estero. Ciò dimostra che l’industria locale può sviluppare prodotti complessi ad alto valore aggiunto grazie al trasferimento tecnologico e di competenze in atto. Il progressivo trasferimento di competenze e tecnologia ha favorito – e continuerà a supportare – l’incremento della produttività della forza lavoro locale e le esportazioni del Paese. Tali sofisticate pratiche commerciali e tecnologie aiuteranno a incrementare la produttività del lavoro vietnamita e ad espandere la capacità di esportazione del paese. Con i recenti accordi commerciali come l’Accordo Globale e Progressivo per il Partenariato Trans-Pacifico (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership – CPTPP), l’accordo di libero scambio tra UE e Vietnam (EVFTA), l’accordo di libero scambio tra Regno Unito e Vietnam (UKVFTA) in vigore, nonché il Partenariato Economico Globale Regionale (Regional Comprehensive Economic Partnership – RCEP), il Vietnam sembra dare priorità all’integrazione del commercio internazionale al di fuori dell’ASEAN. Tali accordi consentiranno al Vietnam di trarre vantaggio dalle tariffe ridotte, sia all’interno della Comunità economica dell’ASEAN (AEC) sia nel commercio con UE e Stati Uniti, e di attirare gli investimenti stranieri per produrre in Vietnam ed esportare verso partner al di fuori dell’ASEAN.
Il Rapporto EVFTA 2018 redatto dalla Camera di Commercio Europea (EuroCham) in Vietnam ha rivelato che il 72% dei membri di EuroCham crede che l’EVFTA renderà il Vietnam più competitivo e lo trasformerà in un hub produttivo per le imprese europee. La partecipazione del Vietnam a questi accordi commerciali garantirà, tra l’altro, l’allineamento della normativa locale con gli standard internazionali, dai diritti dei lavoratori alla protezione ambientale. In questo scenario, sia il CPTPP che l’EVFTA prevedono che il Vietnam si conformi agli standard dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Chan Lee, direttore dell’ILO in Vietnam, osserva che gli accordi di libero scambio costituiscono un’opportunità per modernizzare la normativa locale in tema di lavoro nonché il sistema di relazioni industriali in Vietnam.
Le sfide poste dagli accordi di libero scambio
Oltre a numerosi benefici ed opportunità, gli accordi di libero scambio presentano anche delle sfide per i Paesi firmatari. Infatti é probabile che tali accordi inneschino una concorrenza aggressiva sulle imprese vietnamite da parte dei rivali stranieri, in particolare nel settore agricolo, inclusi carne e prodotti lattiero-caseari provenienti da UE, Australia e Canada. Le imprese locali dovranno adattarsi, sfruttare le nuove opportunità di mercato ed esplorare potenziali collaborazioni con aziende straniere, altrimenti potrebbero perdere la loro competitività nel mercato locale e nelle esportazioni. Altresì, il governo vietnamita dovrebbe continuare il percorso di riforme normative, in particolare rafforzando il settore bancario, eliminando la corruzione, migliorando il sistema legale e fiscale e aumentando gli incentivi al commercio.
Il Ministero della Pianificazione e degli Investimenti del Vietnam prevede che il CPTPP potrebbe aumentare il PIL del Vietnam di 1,3 punti percentuali entro il 2035, mentre l’EVFTA potrebbe aumentare il PIL di ben 15 punti percentuali. È probabile che questi accordi commerciali, unitamente agli accordi di libero scambio già firmati e imminenti, garantiscano la competitività del Vietnam nel breve e medio periodo.
a cura di Jacopo Genovese
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta da Vietnam Briefing, edito da Dezan Shira & Associates, Partner del Caffè Geopolitico per l’Asia. Lo studio assiste gli investitori stranieri in tutta l’Asia e ha uffici in Cina, Hong Kong, Vietnam, Singapore, Indonesia, Thailandia, Malesia, Filippine, Russia e India. Si prega di contattare [email protected] o di visitare il sito web all’indirizzo www.dezshira.com.
Photo by Markus Winkler is licensed under CC0