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Le solite questioni

Niente di fatto a Ginevra, dove USA e Iran si sono incontrati per affrontare la questione del nucleare. Le reciproche posizioni sono rimaste invariate e la strada della diplomazia sembra in via di esaurimento. Teheran sarà disposta a collaborare con l’Agenzia dell’Energia Atomica?

 

NEGOZIATI – Si sono chiusi da poche ore i negoziati di Ginevra tra il gruppo dei “5+1” e l’Iran sulla questione nucleare. Per la prima volta dopo anni i negoziatori statunitensi e quelli iraniani si sono incontrati in forma ufficiale per discutere di uno dei temi piĂą controversi a livello internazionale. Nelle stesse ore, a Washington, il Ministro degli Esteri iraniano, in visita ufficiale, avrebbe consegnato alle autoritĂ  statunitensi alcune proposte volte a favorire la riapertura dei negoziati e delle discussioni ufficiali, riguardanti la possibilitĂ  di proseguire i programmi di arricchimento dell’uranio. La sensazione che resta dopo la pubblicazione delle dichiarazioni ufficiali è che poco sia cambiato rispetto ai mesi scorsi. Le posizioni sono rimaste praticamente invariate e la politica dei piccoli passi non sembra aver prodotto risultati apprezzabili. Da quanto si è appreso nelle ultime ore, gli ispettori internazionali avranno accesso al sito nucleare di Qom: resta da verificare se eventuali ispezioni serviranno a convincere il gruppo dei “5+1”, ma soprattutto Gerusalemme, delle reali intenzioni di Teheran. La leadership iraniana si è spesso mostrata reticente nell’informare l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) delle nuove installazioni o dei progressi nello sviluppo del nucleare, eventuali ritardi nelle ispezioni potrebbero rivelarsi un ostacolo sulla via di nuovi negoziati.

 

POSIZIONI FERME – La ripresa dei negoziati alla fine di ottobre sarĂ  infatti preceduta da un incontro preparatorio e Javier Solana, Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione Europea, si è mostrato attendista, confermando che il clima dei prossimi negoziati dipenderĂ  da quanto l’Iran farĂ  nel prossimo mese. Il Parlamento di Teheran ha approvato a larga maggioranza una dichiarazione in cui si chiede alla comunitĂ  internazionale di non ripetere gli errori del passato: sarebbe quindi pronto ad adottare nuove decisioni nel caso in cui non si riuscisse ad uscire dall’attuale situazione di impasse. La situazione appare quindi ingessata da richieste perentorie e dalla poca volontĂ  di cercare posizioni utili per far procedere negoziati che sembrano destinati a concludersi senza portare novitĂ  di qualche interesse.

 

OPZIONE MILITARE? – La strada delle sanzioni economiche, giĂ  ampiamente battuta negli ultimi mesi, non ha portato i risultati sperati e anzi sembra aver alimentato tensioni ed attriti crescenti. Il possibile allineamento delle maggiori potenze mondiali rispetto alla questione iraniana, come giĂ  accaduto nel corso delle votazioni per l’approvazione della risoluzione sul disarmo nucleare, potrebbe portare infine al tanto discusso intervento militare contro il paese degli ayatollah. Washington, che è stata finora per Gerusalemme un ostacolo insormontabile sulla via della soluzione militare, potrebbe decidere di assecondare tacitamente i piani israeliani contro l’Iran. La situazione appare quindi essere vicina ad un bivio pericoloso e Teheran dovrĂ  decidere come affrontare una minaccia che sembra farsi sempre piĂą reale. Davanti ad una scelta che non prevede come opzione il ritorno alla diplomazia la leadership iraniana potrebbe quindi fare un passo indietro e tentare di allentare la tensione collaborando attivamente con l’AIEA. Resta da verificare come la comunitĂ  internazionale accoglierĂ  eventuali richieste riguardo allo sviluppo di un eventuale programma nucleare per scopi civili. Anche se al momento paiono farsi sempre piĂą improbabili eventuali aperture in tal senso, non sarebbe da escludersi la possibilitĂ  che i negoziatori internazionali decidano di assumere posizioni piĂą flessibili, in grado di ricreare nella regione una situazione di equilibrio, seppur precario, in cui riescano a convivere gli interessi iraniani e le paure israeliane. 

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