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SADC 2016: piccoli passi verso l’integrazione economica

Durante il 36° vertice della SADC si è discusso di pace, sicurezza, sviluppo economico della Regione, ruolo delle istituzioni della Comunità e stato di attuazione dei programmi di sviluppo socio-economico.  

IL RUOLO DELLA SADC – Durante la cerimonia d’apertura del 36° vertice dei Capi di Stato e di Governo della SADC (Comunità di Sviluppo dell’Africa meridionale) svoltosi a Mbabane, capitale dello Swaziland, il 30 e 31 agosto il re dello Swaziland Mswati III ha assunto ufficialmente la carica di Presidente dell’organizzazione, ribadendo il proprio impegno affinchè gli obiettivi vengano soddisfatti. Il vice presidente Jacob Zuma ha preso atto delle sfide affrontate dalla Comunità nell’ultimo anno, come l’ondata di siccità provocata da El Niño, che ha gettato 40 milioni di persone in uno stato di insicurezza alimentare e ha sottolineato l’importanza dell’aiuto di attori regionali e internazionali a supporto delle popolazioni colpite.

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Fig. 1 – Il Presidente del Botswana Ian Khama alla 35sima SADC

La SADC è un’organizzazione intergovernativa che opera dal 1992, con l’obiettivo di perseguire la cooperazione e l’integrazione socio-economica, politica e in tema di sicurezza tramite il miglioramento della qualità di vita degli abitanti, la libertà, la giustizia sociale, l’aumento di competitività della regione. Gli attuali Paesi membri sono quindici: Angola, Sudafrica, Botswana, Repubblica Democratica del Congo, Lesotho, Madagascar, Malawi, Mauritius, Mozambico, Namibia, Swaziland, Tanzania, Zambia, Zimbabwe e Seychelles.
La Sadc ha fissato negli anni obiettivi commerciali ed economici ambiziosi, come la creazione del mercato unico e dell’unione monetaria, e ha visto la nascita dell’unione commerciale nel 2009. Ha assunto un ruolo di primo piano in ambito di sicurezza regionale con la creazione di una propria missione di peacekeeping che opera a stretto contatto con le Nazioni Unite e l’Unione Africana. A livello istituzionale, è composta da otto organi: il Vertice dei capi di stato e di governo dei Paesi membri, che ha funzioni di direzione politica e di controllo; l’Organo di sicurezza, difesa e politica (Opds) che coordina le attività del Vertice; il Consiglio dei ministri degli esteri che garantisce l’attuazione delle decisioni prese nei Paesi membri; il Tribunale che si occupa dell’ambito giurisdizionale; i Comitati nazionali responsabili dei progetti da presentare e il Segretariato con funzioni esecutive. Infine la Troika, composta dal Presidente attuale, quello uscente e quello futuro, assicura una leadership a rotazione.
Diversi sono stati i documenti adottati nel corso degli anni dalla Comunità: oltre il trattato di fondazione, diversi protocolli (sulla corruzione, sulle armi da fuoco, sulla salute e sull’educazione),  il Regional Indicative Strategic Development Plan  (RISDP) e lo Strategic Indicative Plan of the Organ  (SIPO) nei quali vengono indicate le disposizioni di politica economica e sociale di lungo periodo, e dichiarazioni come quelle su HIV, AIDS e sicurezza alimentare.

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Fig. 2 – Un’immagine dalla 33sima SADC

PICCOLI PASSI VERSO L’INTEGRAZIONE ECONOMICA – Il tema del summit è stato la mobilitazione di risorse per lo sviluppo delle infrastrutture legate all’energia sostenibile, come fonte di crescita inclusiva e prosperità nella regione. Uno degli elementi più importanti all’ordine del giorno è stata l’implementazione del piano regionale di sviluppo. A riguardo, la strategia si basa su tre pilastri: industrializzazione, aumento della competitività e incremento dell’integrazione regionale. Gli obiettivi sono aumentare i volumi di investimento del settore pubblico e privato, creare catene di valore regionali, produrre valore aggiunto coordinando le politiche nazionali nel settore. Inoltre, gli Stati dovranno sviluppare un protocollo di intesa a riguardo e definire una strategia di modernizzazione entro il 2018 e attuarla nei due anni successivi, migliorando le capacità di produzione esistenti, ammodernando gli impianti produttivi, rafforzando le infrastrutture e le capacità di ricerca e innovazione. Al Sudafrica, il Paese più industrializzato della Regione, è stato chiesto di guidare la cooperazione in ambito commerciale e non trasformare l’abbattimento delle barriere doganali in un’occasione per favorire i prodotti nazionali.
Il Sudafrica è stato inoltre nominato alla guida del Comitato sulle politiche di cooperazione, sicurezza e difesa dell’organizzazione. Infine, è stata approvata un Strategia regionale per garantire la sicurezza alimentare nel periodo 2015 – 2025, che prevede nuovi investimenti in agricoltura (ancora da definire) e dovrebbe garantire un maggiore accesso alla terra da parte delle popolazioni. I ministri degli esteri hanno già discusso il bilancio che verrà finalizzato in un vertice straordinario a partire da febbraio o marzo 2017.

LE TENSIONI POLITICHE E SOCIALI NELLA REGIONE – Altro tema caldo all’ordine del giorno è stato la situazione sociale e politica di alcuni Stati membri che desta preoccupazione in un’ottica di sicurezza nazionale. Il Vertice si è congratulato con Tanzania, Zambia e Seychelles per lo svolgimento democratico delle elezioni, mentre ha sottolineato come la delicata situazione nella Repubblica democratica del Congo, soprattutto gli scontri nella parte orientale e la presenza di gruppi terroristici, possano destabilizzare anche i Paesi vicini.

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Fig. 3 – Il Presidente del Sudafrica Jacob Zuma

Il Lesotho ha una situazione interna delicata: dopo il tentato colpo di stato nel 2014 da parte dell’esercito, i rapporti tra le forze armate, partiti e il re Letsie III sono fragili. Tuttavia, è stato apprezzato lo sforzo, tramite riforme interne, di andare avanti con l’attuazione delle decisioni della Sadc. Gli scontri e le manifestazioni contro il regime di Robert Mugabe, al potere da 36 anni, rendono delicata anche la situazione interna dello Zimbabwe: un Paese in pieno tracollo economico e sociale. Il Mozambico si trova ad affrontare tensioni tra le forze fedeli al Presidente Filipe Nyus e il principale partito di opposizione Renamo, la Resistenza nazionale mozambicana; gli scontri hanno portato migliaia di persone a rifugiarsi in Malawi e Zimbabwe. Il Madagascar è sprofondato in una crisi politica dopo che i partiti dell’opposizione hanno chiesto pubblicamente (ma non ottenuto) la destituzione del presidente Hery Rajaonarimampianina per alto tradimento, inadeguatezza, violazione della Costituzione.

LE CONCLUSIONI DEL VERTICE – Secondo il comunicato finale del vertice, sono stati approvati diversi strumenti giuridici, come l’accordo che modifica il protocollo SADC sulla corruzione, il protocollo sulla cooperazione nei settori della politica, la difesa e la sicurezza e l’accordo sulla finanza e gli investimenti. È stato  approvato l’allegato 13 relativo alla cooperazione nel settore dei mercati finanziari, la modifica del protocollo sullo scambio commerciale nel SADC, l’accordo sulla realizzazione del Fondo di sviluppo regionale. Inoltre, Mswati III ha dichiarato l’intenzione di istituire un’università della Sadc con 200 borse di studio, 20 per ognuno dei Paesi membri, per favorire la nascita di una cooperazione anche in campo culturale.
Fino ad oggi la Comunità si è dimostrata molto debole rispetto al raggiungimento degli obiettivi che si è posta: ha scarsi mezzi a propria disposizione e i Paesi non sono propensi ad attribuirle troppi poteri. Inoltre, la maggior parte di essi fa parte anche di altre organizzazioni di cooperazione economica e politica che possono entrare in conflitto con la Sadc e minare i suoi scopi. Per esempio, il Sudafrica e il Botswana appartengono entrambi all’Unione doganale dell’Africa meridionale; lo Zambia partecipa al Mercato comune dell’Africa orientale e meridionale. Il ruolo della Comunità dovrebbe essere complementare a quello dell’Unione Africana, ma di fatto ha ancora un potere politico debole a causa dell’eterogeneità economica, politica e sociale degli Stati membri.

                           Irene Dell’Omo

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Il documento finale del summit di Mbabane riporta le decisioni finali e i punti all’ordine del giorno discussi. [/box]

Foto di copertina di GovernmentZA Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-NoDerivs License

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Irene Dell'Omo
Irene Dell'Omo

Sono laureata in Scienze Politiche, indirizzo Cooperazione internazionale, con una tesi sulla cooperazione tra Unione europea e Paesi del Maghreb per le risorse energetiche rinnovabili. Vivo a Roma, dove lavoro in un’organizzazione umanitaria nell’area marketing e comunicazione. Le mie passioni: scoprire posti e cose nuove, viaggiare, leggere (soprattutto romanzi a sfondo storico e di attualità) e scrivere.

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