Nella Repubblica Democratica del Congo, il Presidente Kabila riesce nel suo intento di posticipare le elezioni e di rimanere al potere per almeno altri 16 mesi. Dopo proteste da parte dell’opposizione e scontri tra manifestanti e polizia, il Paese ora rischia di entrare in una spirale di violenze
RINVIO DELLE ELEZIONI − Il Presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, alla scadenza del suo secondo e ultimo mandato, ha dichiarato nel corso di una recente visita in Tanzania, che la data delle elezioni presidenziali, legislative e provinciali, inizialmente previste per il 27 novembre di quest’anno, sarà posticipata ad aprile 2018. La conferma del rinvio è avvenuta questa settimana, in seguito a una serie di incontri tra il partito al potere, il PPRD (Parti du peuple pour la reconstruction et la démocratie) le organizzazioni della società civile e alcuni partiti minoritari all’opposizione. Il dialogo tra le parti, iniziato il primo settembre, si è concluso con una dichiarazione del leader del PPRD, Ramazani Shadari, il quale ha annunciato che le elezioni si terranno tra 16 mesi.
Fig.1 − Manifestazione di protesta a Goma, Repubblica democratica del Congo, del 19 settembre 2016 per chiedere le dimissioni di Joseph Kabila
Il governo aveva più volte ventilato la possibilità di un rinvio della consultazione democratica, affermando che il Paese non era ancora pronto a recarsi alle urne, causa ritardi nella registrazione degli elettori e mancanza di fondi nell’allestire i seggi. Kabila ha recentemente ribadito che per questi problemi, circa 10 milioni di persone non avrebbero avuto la facoltà di esercitare il proprio diritto di voto. Anche la Corte Costituzionale congolese ha approvato il rinvio delle elezioni, accogliendo una petizione della commissione elettorale che si dichiarava impossibilitata ad organizzarle efficacemente per la data prestabilita, confermando la presenza di problemi tecnici nella preparazione al voto e avvallando ciò che il suo Presidente, Benoit Lwamba Bindu, ha descritto come una “ragionevole proroga”.
LE OPPOSIZIONI − I principali partiti all’opposizione − che già da tempo si oppongono alla dilatazione dei tempi elettorali, considerandolo come un trucco di Kabila e del suo partito per restare al potere − si sono riuniti in una coalizione, “Rassemblement”, e sin dall’inizio hanno respinto la partecipazione ai colloqui con il PPRD, dichiarando che questi erano impostati in modo tale da rappresentare solo gli interessi del partito di governo.
Fig.2 − Il Presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila
Tuttavia, l’opposizione non ha chiuso del tutto le porte al dialogo e si è dichiarata disponibile ad aprire un secondo forum molto più ampio, nel quale venissero inclusi anche rappresentanti delle Nazioni Unite e dell’Unione africana. Il Rassemblement ha anche chiamato tutto il Paese ad uno sciopero generale per il 19 ottobre, con lo scopo di ammonire il Presidente sulla sua condotta.
TENSIONI SOCIALI – Scioperi e dimostrazioni si sono già verificati nelle principali città del Paese, molti dei quali sfociati in scontri tra manifestanti e polizia. I più violenti di questi sono avvenuti tra il 19 e il 20 settembre a Kinshasa, dove 44 persone hanno perso la vita e altre 20 sono rimaste uccise, quando le forze di sicurezza hanno bruciato la sede del principale partito di opposizione, l’Union pour la Démocratie et le Progrès Social (UDPS), e edifici di altri partiti all’opposizione. Inoltre, secondo il portavoce per la salvaguardia dei diritti umani Rupert Colville delle Nazioni Unite, quasi 200 persone sono state arrestate dalle autorità congolesi, affermando anche di aver ricevuto segnalazioni di un uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza.
LE REAZIONI INTERNAZIONALI – Il Palazzo di Vetro, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e l’Unione Africana hanno criticato pesantemente la decisione di posticipare le elezioni e hanno invitato il Presidente Joseph Kabila a rispettare la Costituzione e indire le elezioni entro la fine dell’anno.
Fig.3 − Il Presidente Kabila ha partecipato alla cerimonia di apertura dell’evento organizzato dalle Nazioni Unite per festeggiare la firma del Trattato di Parigi, aprile 2016. Gli ultimi avvenimento potrebbero compromettere il ruolo del Paese a livello internazionale
Per spingere il capo di stato africano a cambiare idea, l’Unione Europea sta considerando la possibilità di imporre sanzioni al Paese. Dall’altra parte dell’Atlantico, gli Stati Uniti hanno già bloccato le attività finanziarie di due alti funzionari della Repubblica Democratica del Congo, Maj Gen Gabriel Amisi Kumba e John Numbi, entrambi membri della cerchia ristretta di Kabila, ritenuti responsabili di aver incoraggiato il Presidente ad adottare una linea dura contro i manifestanti.
Matteo Nardacci
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
La Repubblica Democratica del Congo ha ottenuto la sua indipendenza dal Belgio nel 1960 e in quasi 60 anni di esistenza non ha mai conosciuto un cambio di potere pacifico. Nel 1960 si tenne la prima elezione democratica del Paese, vinta da Patrice Lumumba, il quale divenne Primo Ministro nel giugno dello stesso anno. Restò in carica solo per pochi mesi e venne ucciso da un gruppo di indipendentisti del Katanga nel gennaio 1961. Joseph Kabila ha assunto la carica di Presidente nel 2001, succedendo al padre Laurent-Désiré Kabila. È stato rieletto nel 2006 e nel 2011.[/box]
Foto di copertina di MONUSCO Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License