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Bolivia, caso Áñez: arriva la risoluzione dell’Europarlamento

In 3 Sorsi L’Europarlamento qualifica l’ex Presidente ad interim boliviana Jeanine Áñezcome “prigioniera politica” e approva una risoluzione che ne richiede il rilascio, in quanto la sua detenzione costituisce una grave violazione dei diritti umani.

1. LA RISOLUZIONE EUROPARLAMENTARE

Il 27 aprile scorso il Parlamento Europeo si è pronunciato in merito alla detenzione dell’ex Presidente ad interim boliviana Jeanine Áñez, approvando con 396 voti a favore, 267 contrari e 28 astenuti, una risoluzione comune che richiede al Governo boliviano in carica l’immediato rilascio della senatrice e di altri suoi due ministri, trattenuti in carcere da marzo. La detenzione di Áñez è stata giudicata nel documento come “arbitraria ed ingiusta” e in evidente violazione dei diritti umani. Áñez e i suoi collaboratori sono stati classificati dall’Europarlamento come “prigionieri politici”, poiché la loro incarcerazione sarebbe motivata da ragioni puramente politiche.
Áñez sta scontando quattro mesi in carcere in pre-detenzione con l’accusa di “terrorismo, sedizione e cospirazione” ai danni dell’ex Presidente Evo Morales, il quale sostiene che l’opposizione politica e i militari abbiano architettato un colpo di Stato per farlo destituire. Se giudicata colpevole, Áñez rischia 24 anni di carcere.

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Fig. 1 – Il Presidente ad interim boliviano Jeanine Añez si pronuncia dopo aver firmato la legge che posticipale elezioni generali del 2020 al Palazzo del Governo il 13 agosto 2020, La Paz, Bolivia

2. LA CRISI POLITICA DEL 2019 E IL NUOVO GOVERNO

Áñez assume l’incarico di Presidente ad interim nel novembre 2019 a seguito della crisi politica scaturita dalla decisione di Morales di concorrere per un terzo mandato, nonostante la Costituzione vieti la rielezione per più di due mandati consecutivi. La rielezione di Morales genera proteste popolari in tutto il Paese, in molti casi con risvolti violenti, a causa di sospetta frode elettorale. Morales è costretto a rinunciare al mandato e lasciare il Paese. Per sedare le rivolte il Governo Áñez approva l’uso della forza attraverso un controverso decreto, sospeso dopo pochi giorni, che autorizza piena libertà alle forze armate, garantendo loro la non perseguibilità per le azioni intraprese nel contesto della crisi. In quei giorni si consuma il massacro di Sacaba e Senkata, in cui i militari uccidono almeno 19 manifestanti pro-Morales. A seguito di ciò, Áñez viene condannata dalla Corte interamericana dei diritti umani (IACHR) per violazione dei diritti umani.
Con la nomina a Presidente di Luis Arce nell’ottobre 2020 si chiude l’esperienza politica di Áñez all’esecutivo. I motivi della detenzione di Áñez, ovvero l’accusa di aver progettato un golpe contro Morales, si riferiscono agli eventi accaduti prima che questi fosse costretto a dimettersi dalla carica. In questo modo la Procura boliviana ha potuto procedere con il fermo di Áñez. Se si fossero presi in considerazioni gli avvenimenti successivi, l’azione penale nei confronti di quest’ultima sarebbe dovuta essere prima autorizzata dall’Assemblea legislativa a Camere riunite, in quanto i fatti sarebbero stati commessi all’interno del mandato presidenziale. Il MAS possiede la maggioranza, ma non i due terzi necessari per far avanzare la procedura, quindi molto probabilmente le accuse sarebbero cadute.

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Fig. 2 – Il Presidente boliviano Luis Arce (D) e l’ex Presidente boliviano Evo Morales (2006-2019) parlano mentre partecipano alle celebrazioni del ventiseiesimo anniversario del Movimiento Al socialismo (MAS), La Paz, Bolivia, 29 marzo 2021

3. L’INEFFICIENZA DELLA GIUSTIZIA BOLIVIANA

Il caso Áñez è un chiaro esempio di come il sistema giudiziario venga utilizzato dal Governo per perseguire i propri scopi politici a discapito delle garanzie di imparzialità e trasparenza. Áñez è stata arrestata arbitrariamente con un’accusa priva di fondamenti, anziché essere perseguita per le evidenti violazioni dei diritti umani accadute durante le proteste del 2019, i cui colpevoli peraltro non sono ancora stati consegnati alla giustizia. Inoltre il nuovo Governo ha di recente approvato il decreto 4461, che concede piena amnistia ai sostenitori del MAS, detenuti per i crimini commessi durante le manifestazioni del 2019. “Ciò costituisce una flagrante e multipla violazione degli obblighi internazionali dello Stato in materia di diritti umani a causa della sua chiara parzialità ideologica”, riferisce Erika Guevara-Rosas, direttore della sezione Americhe di Amnesty.
L’Europarlamento e numerose altre Organizzazioni internazionali richiedono una urgente riforma del sistema giudiziario boliviano che sia in grado di garantire le basi del giusto processo e la tutela dei diritti umani dei cittadini boliviani. Tra i punti principali del suo programma Arce ha inserito la riforma giudiziaria, ma fino ad ora non è cambiato nulla. Ci si auspica che nei prossimi mesi vengano presi seri provvedimenti a riguardo, soprattutto alla luce degli sviluppi del processo contro Áñez.

Sara Ferrari

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Perchè è importante

  • Il Parlamento Europeo approva una risoluzione che richiede la scarcerazione dell’ex Presidente ad interim boliviano Jeanine Áñez.
  • Áñez è accusata di terrorismo, sedizione e cospirazione ai danni dell’ex Presidente boliviano Evo Morales.
  • L’Europarlamento assieme ad altre Organizzazioni internazionali sottolineano l’urgenza di una riforma giudiziaria in Bolivia che risulti imparziale e che possa tutelare a pieno i diritti umani.

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Sara Ferrari
Sara Ferrari

Classe 1997, nata nella colorata Salvador de Bahia, ma cresciuta nella tranquilla Mantova.

Ho conseguito una laurea triennale in Scienze Internazionali e delle Istituzioni Europee presso La Statale di Milano. Attualmente sto frequentando master in International Security presso l’Università di Westminster nel Regno Unito dove mi sono trasferita. I miei interessi riguardano sicurezza internazionale, geopolitica, ambiente e America Latina.

Ho i piedi per terra ma spesso la testa per aria, amo le lunghe passeggiate, i film francesi e il click della mia film camera.

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