Il Giro del Mondo il 30 Caffè 2017 – Il 2017 sarà un anno cruciale per la Cina da vari punti di vista, sia in materia di politica interna che di politica estera, ma soprattutto sarà l’anno in cui si terrà il 19mo Congresso del Partito Comunista. Da sempre questo evento politico è oggetto di forte attenzione perché è volto a gettare le basi sulle quali il Paese si muoverà nei successivi cinque anni
VERSO IL CONGRESSO DEL PCC – Il Congresso rappresenterà il momento in cui alcuni elementi politici verranno rinnovati: si sceglieranno, infatti, i nuovi rappresentanti del Comitato permanente, organo che opera all’interno del Politburo del Comitato Centrale del Partito e che raggruppa le personalità politiche più importanti. Attualmente il Comitato è composto da sette persone ma molti prevedono delle riduzioni a cinque membri. Durante il Congresso si riuscirà a capire se il Presidente Xi Jinping sarà stato in grado di far nominare persone fidate all’interno del Comitato e questo la potrà dire lunga sulla futura leadership del paese. Due dei nomi favoriti secondo molti sono il capo del partito nel Guangdong, Hu Chunhua, e quello di Chongqing, Sun Zhengcai.
Fig. 1- L’attuale Comitato permanente del PCC.
UN PRESIDENTE ACCENTRATORE – Il Presidente Xi entrò nel Comitato permanente nel 2007 e, in virtù della regola sul limite massimo di 67 anni per la riconferma, era già risaputo che solo lui e Li Keqiang sarebbero stati anagraficamente adatti a divenire i nuovi leader del Paese per il prossimo decennio a partire dal 2012. Inizialmente Xi Jinping era stato favorito proprio per l’apparenza da leader moderato e mediatore tra le fazioni dei leader precedenti Jiang Zemin e Hu Jintao. Tuttavia, come si è già potuto evincere da alcune strategie politiche messe in atto sinora dal Presidente, nel suo modus operandi si legge la chiara iniziativa di accentrare molto potere nelle sue mani, anche nell’ambito economico, da sempre gestito principalmente dal Premier. A questo si sono aggiunte numerose campagne anticorruzione per eliminare gli elementi scomodi in seno al partito e, di contro, sono state promosse le ascese di membri fedeli al Presidente. Un altro elemento da non sottovalutare è che, proprio in virtù di quest’accentramento di poteri, non si è ancora defilato il profilo del papabile successore di Xi, che potrebbe portare a segno l’ennesimo colpo superando il tradizionale mandato decennale (2012-2022) di presidenza del Paese. Se così non dovesse essere, è comunque chiaro il tentativo del Presidente di fare tutto ciò che è in suo potere per riuscire a designare egli stesso il suo successore. Oltre a queste sfide interne in materia di politica, un’altra fondamentale che il leader cinese non potrà fare a meno di affrontare è quella economica. Visti i tempi più recenti dello slowdown è fondamentale la continuazione di riforme volte a ristrutturare l’economia del Paese che ora dimostra le pecche di un sistema basatosi troppo sulle esportazioni e gli investimenti esteri e poco sul consumo interno.
L’INCOGNITA TRUMP – Non saranno, però, solo le sfide domestiche quelle di cui Xi Jinping dovrà occuparsi poiché anche il fronte internazionale si presenta come un terreno tortuoso. L’elezione di Donald Trump, infatti, non potrà non sortire delle conseguenze rilevanti sul rapporto fra i due Stati. Già durante la campagna elettorale Trump era stato molto critico nei confronti della RPC, atteggiamento rafforzatosi una volta eletto. Trump è stato l’unico presidente USA a parlare in maniera diretta con la Presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, ponendo forti dubbi sul riconoscimento della One China Policy, politica che aveva fatto riavvicinare RPC e USA negli anni Settanta. Si è espresso anche nettamente a sfavore dei legami commerciali con il Paese, parlando dell’imposizione di tariffe esorbitanti sulle importazioni di vari prodotti. Un altro fattore interessante sarà vedere come cambieranno i rapporti fra la Cina e i Paesi del Sud-est asiatico con i quali il Paese è nel pieno di diverse dispute territoriali. Anche qui l’elezione di Trump giocherà un ruolo fondamentale, questa volta forse a favore di Xi Jinping. Il Presidente americano, infatti, ha annunciato la cancellazione del TPP (Trans-Pacific Partenrship) che ha portato ad un avvicinamento da parte di alcuni Paesi asiatici alla Cina, Filippine e Malesia tra i primi.
Fig.2- Donald Trump sulla copertina di un magazine cinese
Sarà dunque molto interessante vedere come il Presidente Xi deciderà di muoversi sia internamente, per assicurare un’evoluzione in seno al partito che possa riflettere le sue aspettative future, sia esternamente, dove non sarà facile scongiurare una crisi con gli USA che potrebbe portare a ripercussioni in molti altri ambiti.
Giulia Quarta
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
A febbraio Xi Jinpin è stato insignito del titolo di hexin lingdao (核心领导), traducibile come “cuore della leadership”. È un titolo che sinora era appartenuto solo a Mao Zedong, Deng Xiaoping e Jiang Zemin. Fu proprio Deng a coniare questa parola che stava a rappresentare una persona che aveva accentrato nelle sue mani enormi poteri. Ovviamente questa dicitura nei giorni di Xi non potrà mai essere la stessa dei suoi più antichi predecessori in quanto la politica odierna, e quindi la sua leadership, devono adattarsi alla nuova realtà sia politica che sociale del Paese. [/box]
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