L’attentato a Gerusalemme non è, molto probabilmente, opera dell’ISIS come indicato dal Premier Israeliano Benjamin Netanyahu. E notare la matrice differente non è errato, né complicità . E’ semplicemente l’analisi di fenomeni diversi, con origine diversa, che comunque sfociano in un atto terrorista, per il quale non c’è comunque giustificazione.
Netanyahu però prova ad accusare l’ISIS perché altrimenti dovrebbe ammettere il fallimento della sua politica di sicurezza nei confronti della questione palestinese, che continua a ribollire anche se non è più sulle prime pagine dei giornali. Quando le situazioni non vengono risolte, non migliorano da sole: di solito peggiorano. E nel caso della questione palestinese il continuo fallimento dei negoziati e il sentimento di “essere ignorati” sta portando sempre più giovani palestinesi verso la radicalizzazione violenta – perché loro lo percepiscono come l’unico modo per ottenere giustizia. Non importa che sia sbagliato, per loro così è.
Un atto terroristico, come quello a Gerusalemme, è sempre da condannare. Sempre. Chi fa queste scelte sbaglia sempre. Ma è anche necessario ricordarsi che non era inevitabile. C’è però chi ha voluto chiudere gli occhi. E, invocando l’ISIS, prova a chiuderli ancora.
Lorenzo Nannetti
Foto di copertina di xiquinhosilva rilasciata con licenza Attribution License