martedì, 26 Settembre 2023

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Una decisa svolta anti-russa per il Canada

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Dopo la vittoria di Trump, il Primo Ministro canadese Trudeau ha apportato alcuni cambiamenti all’interno del suo governo. Tra questi rientra la promozione di Chrystia Freeland a Ministro degli esteri. Il suo background e le sue prese di posizioni economiche e sulla Russia meritano di essere prese in considerazione

BACKGROUND – In seguito all’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti, il Governo canadese di Justin Trudeau si è visto costretto a un reshuffle, cioè alla sostituzione di alcuni Ministri per affrontare al meglio le nuove circostanze. Tra questi, spicca la nomina di Chrystia Freeland a Ministro degli affari esteri, che sostituisce il veterano Stéphane Dion. La nuova responsabile degli affari esteri canadesi ha un curriculum notevole: ha lavorato per giornali come il Financial Times, il New York Times, il Washington Post e l’Economist, oltre ad essere stata la direttrice manageriale di Thompson Reuters. Prima di entrare in politica, Freeland era conosciuta per le sue posizioni sulla globalizzazione e sul rischio di un’eccessiva stratificazione della società e la sua conseguente polarizzazione. In seguito alla vittoria del Partito Liberale alla fine del 2015, Freeland era stata nominata Ministro del commercio internazionale. In questa capacità, ha gestito il CETA, l’accordo di libero commercio tra Unione Europea e Canada.

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Fig. 1 – Freeland firma l’accordo di libero commercio con l’Ucraina. 

IMPLICAZIONI DIPLOMATICHE – Rispetto all’approccio considerato troppo “accademico” di Dion (in contrasto con la visione di Trudeau), il rapporto del nuovo Ministro con Mosca è destinato a far discutere. A Freeland è stato infatti vietato l’accesso in Russia fin dal 2014, in una ritorsione contro il governo canadese e contro lei stessa per le sue dichiarazioni contrarie all’annessione della Crimea. In quell’occasione, Freeland dichiarò che era “un onore essere sulla lista dei sanzionati di Putin”. Aver scelto Freeland risulta fondamentale a livello simbolico, insieme al dichiarato continuo sostegno di Trudeau all’Ucraina. Oltre alle ovvie conseguenze per il rapporto tra Russia e Canada, la scelta di Freeland si farà sentire anche nei rapporti con gli Stati Uniti, considerando le posizioni di Trump e di Tillerson sulla questione. Ciononostante, lei stessa si è dimostrata più conciliante sulla questione, ribadendo il suo rispetto nei confronti della cultura russa e la necessità di dialogo con tutti nella comunità internazionale. Secondo altri osservatori, infatti, la vicinanza (seppur differente) di Tillerson e Freeland (che intervistò il presidente russo nel 2000) potrebbe portare a una nuova ed efficace strategia per contenere e replicare all’aggressione russa in Ucraina e altrove.

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Fig. 2 – Freeland a un incontro bilaterale con l’Austria per discutere del CETA. 

IMPLICAZIONI ECONOMICHE – La “promozione” di Freeland è arrivata anche grazie alla sua ottima gestione del CETA, l’accordo di libero scambio tra Canada ed Unione Europea. L’accordo, che stava per naufragare in seguito all’opposizione della Vallonia, fu infatti abilmente riportato in superficie dal neo-ministro degli esteri. Oltre al CETA, nel corso del suo mandato come ministro del commercio internazionale, Freeland ha anche firmato il trattato di libero commercio con l’Ucraina. Non a caso, a Freeland verrà affidata anche la gestione del NAFTA, l’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti che normalmente non rientra nelle mansioni del ministro degli esteri. I motivi del cambio nel governo non si fermano però qui: nonostante il suo evidente progressismo politico, Freeland è ben connessa con coloro che lei stessa ha definito “i super ricchi”, alcuni dei quali lavoreranno per l’amministrazione Trump. Trudeau avrà infatti bisogno di nuovi contatti a Washington ora che il mandato di Obama è scaduto.  Ciononostante, in un periodo in cui i nazionalismi sembrano risorgere e le posizioni politiche pro-russe acquisiscono forza in tutto l’occidente, la scelta di Trudeau potrebbe rivelarsi controproducente, nonostante vada ammirata la forte volontà di proseguire su principi condivisibili.

Michele Boaretto

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più 

  • L’esclusione dell’ormai ex-ministro Dion acquisisce ancora più peso considerando che, in passato, era stato il leader dello stesso Partito Liberale.
  • La nomina di Rex Tillerson a Segretatio di Stato Usa, protagonista nelle future relazioni con il Canada e la cui conferma era stata messa in dubbio considerando i suoi legami con Putin, è stata infine approvata dal Comitato per gli Affari Esteri del Senato statunitense. [/box]

Foto di copertina di Joseph.Morris rilasciata con licenza Attribution-NoDerivs License

Michele Boaretto
Michele Boaretto

Nato a Padova nel 1994. Studio Relazioni Internazionali all’Università di Manchester, in precedenza ho studiato per un semestre in Spagna (Universidad Complutense) oltre ad aver studiato inglese per un anno in Canada. Particolarmente interessato alla politica statunitense ed europea, per il Caffè Geopolitico mi occupo principalmente di economia politica e di politica nordamericana.

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