In 3 sorsi – Tra le reciproche minacce di Washington e Pyongyang, accompagnate da imponenti esercitazioni militari nella regione, la Corea del Sud si appresta a eleggere il suo prossimo presidente dopo il drammatico impeachment di Park Geun-hye
1. L’IMPEACHMENT DI PARK GEUN-HYE – La Corea del Sud è una Repubblica presidenziale il cui presidente è eletto ogni cinque anni, mentre il parlamento (Assemblea Nazionale) ha una legislatura di quattro anni, che è stata rinnovata ad aprile 2016. La scadenza naturale del mandato della (ormai ex) presidente conservatrice Park Geun-hye era prevista per dicembre 2017 ma la prima donna capo di Stato della giovane repubblica ha subito, nei mesi scorsi, una procedura di impeachment e la sua presidenza ha avuto quindi una brusca fine.
Fig. 1 – L’ex-Presidente Park fa le sue prime dichiarazioni sullo scandalo Choi, novembre 2016
I capi d’imputazione che hanno causato il procedimento nei suoi confronti riguardano il suo rapporto con Choi Soon-sil, figlia di Choi Tae-min, capo di una setta sciamanica a cui la presidente Park era particolarmente legata da quando sua madre fu assassinata negli anni ’70. La leader conservatrice avrebbe permesso a Choi di conoscere i dettagli del proprio lavoro e di influenzare le sue scelte politiche, nonostante essa non avesse alcun ruolo ufficiale all’interno del Governo. Inoltre Choi Soon-sil avrebbe sfruttato la posizione di potere della Presidente per incontrare i dirigenti di grossi conglomerati industriali (detti “chaebol”, legati ad importanti famiglie e caratteristici della struttura economica sudcoreana) tra cui Samsung e Hyundai e ottenere da essi donazioni a favore di fondazioni sotto il suo controllo. A causa dello scandalo la percentuale di gradimento dell’ex-Presidente ha toccato il 4% e dopo forti proteste, con un voto di 234 su 300, l’Assemblea Nazionale ha votato a favore dell’impeachment. La Corte Costituzionale ha confermato la condanna all’unanimità e ha convocato le elezioni per il 9 maggio. Il ruolo di Presidente è temporaneamente coperto dal Primo Ministro Hwang Kyo-ahn.
Fig. 2 – Incontro tra il Premier giapponese Shinzo Abe e Trump per discutere della questione nordcoreana, febbraio 2017
2. LE TENSIONI CON LA COREA DEL NORD – Un altro motivo di agitazione politica in Corea del Sud è il clima di conflitto crescente tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord. Da quando è diventato Presidente a fine gennaio, Trump ha seguito un approccio muscolare: dopo aver fatto pressioni sulla Cina affinché gestisse la questione nordcoreana è passato all’azione diretta minacciando interventi in prima persona se Pechino non convincerà Pyongyang ad abbandonare i suoi programmi missilistici e nucleari. A tale scopo parte della flotta militare americana, tra cui la portaerei Carl Vinson e il sommergibile USS Michigan, è stata riposizionata nei pressi della penisola coreana e il presidente Trump ha continuato ad alzare i toni dello scontro con Pyongyang. Dal canto loro i diplomatici del regime comunista hanno annunciato che sono pronti a rispondere con ogni mezzo a un eventuale attacco americano e che le armi nucleari sono uno dei mezzi della loro strategia di difesa nazionale. Da tempo il regime guidato da Kim Jong-un è impegnato nello sviluppo di ordigni nucleari ma non si hanno notizie precise sull’arsenale a sua disposizione, anche se appare certo che i nordcoreani posseggano sistemi missilistici a medio raggio capaci di raggiungere non solo Seul ma anche il Giappone. Numerosi sono i test, spesso fallimentari, di missili balistici effettuati da Pyongyang negli ultimi anni: l’ultimo è avvenuto sabato 29 aprile, alla vigilia delle massicce esercitazioni navali della portaerei Carl Vinson e della Marina sudcoreana al largo delle coste nordcoreane. La situazione sembra dunque procedere con una progressiva escalation della tensione tra gli USA e il regime nord coreano ma, per ora, uno scontro militare appare piuttosto improbabile.
3. I CANDIDATI – È in questo difficile contesto che la Corea del Sud si appresta a eleggere il suo nuovo presidente. La campagna elettorale è ormai entrata nel vivo: l’impeachment di Park, la politica economica e la questione sicurezza dividono lo scenario politico. I candidati principali sono cinque ed esprimono posizioni fortemente divergenti sul futuro del Paese.
Fig. 3 – I candidati alla Presidenza sudcoreana prima di un dibattito televisivo, aprile 2017. Da sinistra a destra: Yoo Seong-min, Ahn Cheol-soo, Hong Joon-pyo, Moon Jae-in e l’unica candidata femminile Sim Sang-jung
Moon Jae-in è il capo del principale partito di opposizione, il Partito Democratico di centro-sinistra, ed è il favorito grazie anche al grosso calo dei conservatori dovuto allo scandalo nel campo avversario. Moon sostiene una politica economica espansiva, fatta di investimenti pubblici e tassazione progressiva, ma la sua posizione riguardo le questioni di difesa nazionale è più moderata: preferisce sanzioni e dialogo a mosse militari, e si dice contrario allo schieramento di armi nucleari nel Paese. Il suo principale avversario è Hong Joon-pyo del Partito della Libertà (centro-destra), il partito dell’ex-Presidente Park. Liberista in economia, la sua posizione è la più aggressiva di tutto l’arco politico sul versante nordcoreano, in quanto supporta non solo l’imposizione di sanzioni ancora più forti e l’installazione di nuovi sistemi anti-missile, ma è anche a favore dello schieramento di armi nucleari strategiche contro Pyongyang. Gli altri tre sfidanti sono Ahn Choel-soo del Partito del Popolo (centrista), che si dice favorevole alla ripresa dei “Six Party Talks” (Cina, USA, due Coree, Russia, Giappone) sulla questione nordcoreana, Yoo Seong-min del Partito della Destra (partito costituito dalla fazione anti-Park del Partito della Libertà fuoriuscita dopo l’impeachment) e l’unica rilevante candidata donna Sim Sang-jung: appartenente al Partito della Giustizia, di orientamento progressista in economia, favorevole a maggiore trasparenza nelle “chaebol” e con un atteggiamento più diplomatico e conciliatorio riguardo la questione nordcoreana. Nonostante l’esito delle elezioni sia tutt’altro che scontato, anche per via dell’approccio muscolare di Trump sulla questione nord coreana, sembra comunque che gli equilibri politici della Corea del Sud conosceranno un mutamento significativo.
Giovanni Tagliani
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Il Presidente americano Trump non sembra avere un atteggiamento particolarmente amichevole verso la Corea del Sud. Anzitutto, ha proposto al Governo sudcoreano di rinegoziare il trattato di libero scambio tra i due Paesi, minacciando di eliminarlo in caso contrario. Poi, nell’ambito della crisi nordcoreana, ha indicato che dovrà essere Seul a pagare per l’installazione del sistema anti-missile THAAD sul proprio territorio nazionale. Il costo complessivo dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo di dollari. [/box]
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